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Tajani al Sociale: “Se l’Italia in Europa non conta, la colpa è nostra”

Per i 25 anni della Cassa di Risparmio Caritro, Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, è stato invitato a dialogare con Pierangelo Giovanetti, direttore del quotidiano L’Adige, sul tema “A che serve l’Europa?”. L’evento si è svolto al Teatro Sociale, per l’occasione gremito di curiosi e interessati, alle 21 del 10 novembre.
L’ospite illustre è stato introdotto dal Presidente della Fondazione Cassa Risparmio di Trento e Rovereto Michele Iori, che ha sottolineato come “Oggi i giovani si sentono molto distanti dall’Europa, [quando in realtà] loro sono pienamente europei”. Ha chiesto in merito: “Perché non siamo ancora riusciti ad avere una politica estera e difesa comune, o un fisco omogeneo?”
È intervenuto anche il Presidente della Provincia Autonoma di Trento Ugo Rossi, che ha dato il benvenuto in Trentino al Presidente e ha dichiarato: “Lei oggi è ospite in una terra che si sente pienamente dentro i valori dell’Unione Europea: coniugare i valori della sussidiarietà con le risposte per i grandi problemi. La risposta è più Europa e più valore a territori e regioni, come cinghie di trasmissione della politica e dell’amministrazione rispetto ai cittadini, contro le spinte separatistiche ed indipendentistiche”.
Dunque è iniziato il dibattito.
Giovanetti ha esordito ricordando che “Il Presidente è diventato tale in un momento difficile: dopo la crisi dell’euro è iniziata quella dei migranti, della Brexit, del terrorismo”.  Si è poi domandato cosa pensino i cittadini italiani ed europei dell’Europa: dunque ha mostrato un video nel quale si evidenzia come, secondo i sondaggi di gradimento dell’UE, nel settembre 2017 la fiducia nei valori comuni europei sia aumentata, sebbene con qualche riserva. I cittadini hanno più fiducia nelle istituzioni ma pareri discordanti riguardo ai migranti.
Tanti sono i critici” ha commentato il direttore. “Si contesta la mancanza di un governo unitario (governano gli Stati), ma anche altre cose. Come si può arrivare ad un’unità politica più stretta?”
Tajani: “Secondo me il problema fondamentale dell’Europa è avere una guida politica, che faccia prevalere le scelte politiche per dare risposte concrete ai cittadini. Ora queste risposte sono parziali, per tutelare interessi privati, o generali, attraverso leggi non sempre nuove”.
“Settant’anni di pace sono un risultato straordinario” ha ricordato Tajani, “senza pena di morte, infibulazione, con l’uguaglianza tra uomo e donna e la pace. La prima riforma necessaria è però avere dei leader che uniscano (fin dagli Stati membri)”.
Ha poi ricordato cosa serve per l’unità: “La Brexit è stata uno scossone che costretto tutti a riflettere su cosa significa ‘euro’. Ormai anche le forze populiste si rendono conto che uscire dall’euro sarebbe un grave problema (anche il Front National ha ritratto la cosa). I cittadini hanno tre richieste: protezione dal terrorismo, difesa dall’immigrazione dilagante (dato che se non si interviene in Africa diverrà esplosivo), e risoluzione della crescita economica e della disoccupazione giovanile.”
“I decisori sono gli Stati membri, il Parlamento Europeo e la Commissione Europea. I tre interlocutori assieme devono fare un bilancio, ma non solo ripartire i soldi: bisogna investire in ricerca, in Africa per farla crescere (e bloccare l’immigrazione). Serve intervenire prima”.
Giovanetti ha dunque rilanciato: “Ma gli Stati membri rispondono alle spinte nazionali, gli altri due organi pensano all’Europa”.
Tajani ha replicato: “Ma adesso la questione interessa tutti, perché i migranti si spostano. Anche in Italia bisogna modificare molte cose: già nell’ambito della difesa si sta cercando una collaborazione maggiore tra Stati ed istituzioni. E in merito alla difesa, penso che dovrebbero prendere le redini quattro paesi rappresentativi: Germania (paese più ricco e forte), Francia (seconda economia dell’Unione) Italia (terza economia) e Spagna. Il mostro Paese deve essere di nuovo protagonista, e non è una questione di partiti. Tutta l’Europa deve avere ambizioni, in modo equilibrato”.
Giovanetti: “Una delle accuse all’Europa è la scarsa democraticità, perché il Parlamento è eletto, ma le scelte sono delle burocrazie (Consiglio dei Ministri, Consiglio Europeo) che non hanno scelta democratica. Come si può rendere democratica l’Unione?”
Tajani ha dunque affermato: “Il problema è il ruolo del Parlamento, che non ha potere di iniziativa legislativa, per colpa dei trattati degli Stati membri. Ma il Consiglio è rappresentativo degli Stati, quindi democratico – solo la Commissione non è eletta. Si ha una figura di rappresentante del Consiglio (che sarebbe bello fosse anche della Commissione, per spirito comunitario). Ma lo scontro non è tra questi tre: è necessario un equilibrio, una sintesi dei tre. Ma il vero problema oggi è l’iniziativa politica”.
Giovanetti ha continuato: “Macron alla Sorbona ha parlato di un esercito europeo. Assieme alla Merkel forma una sorta di diarchia: gli interessi italiani sembrano in secondo piano”.
Un tema che sta a cuore a Tajani, che ha ribadito: “Le proposte di Macron non sono le uniche – ci sono anche quelle del Parlamento, quelle di Junker etc. Noi italiani abbiamo bisogno di un leaderse non contiamo, la colpa è nostra. Servirebbe togliere le preferenze per l’elezione europea, visto che i candidati non sono mai a Bruxelles ma cercano consensi in Italia. Non c’è un coordinamento europeo: i tedeschi comandano perché sono organizzati”.
Giovanetti ha poi ricordato i dati sulla difesa. “La difesa europea è quella che costa più al mondo dopo quella americana, abbiamo 28 armate. Come si può pensare ad un’unità?”
Tajani ha ricordato che, all’inizio, era stata posta l’ipotesi. “Nel ‘54 i francesi hanno cambiato idea. Ora ci sono i primi investimenti per arrivare all’unità ed alla standardizzazione, ma manca il coordinamento industriale. Rafforziamo il coordinamento e lasciamo parte gli egoismi. In Italia siamo all’avanguardia per Intelligence: il controllo del territorio è perfetto. Sulla base di questa avevo proposto un’FBI europea, vedremo se la proposta avanzerà. Il pericolo è ancora alto. Bisogna coinvolgere altri Paesi che lottano contro il terrorismo (Israele, Russia). Serve una procura anti-terrorismo”.
Giovanetti ha incalzato: “La libertà delle frontiere tocca da vicino il Trentino: si è ripropostala questione dell’esercito al Brennero. Il valico è questione economica ma anche culturale. Questo è un rischio concreto?”
Indispensabile per Tajani precisare che “mandare l’esercito austriaco al Brennero mi pare una sciocchezza che danneggia l’economia per prendere i voti. Bastano le colonne di tir in autostrada che si creerebbero. Il problema dell’immigrazione clandestina si risolve in Africa, non al Brennero”.
In merito all’immigrazione, Giovanetti: “L’Europa voleva ricollocare 160mila migranti in Italia e Grecia: ma nella ridistribuzione alcuni Paesi non ne hanno presi molto, altri troppi”.
Tajani ha subito precisato: “Innanzitutto, sono rifugiatiPolonia, Repubblica Ceca e Ungheria hanno scelto l’infrazione della regola: se non faranno ciò che è stato richiesto, avranno una sanzione economica di milioni di euro. Il grande impegno comunque deve essere rivolto verso sud. La rotta libica non è chiusa”.
Giovanetti ha espresso la sua perplessità. “Non teme che i Paesi dell’Est portino un elemento di spaccatura in Europa? Ricevono i fondi, ma poi fanno marcia indietro negli oneri”.
Volenti o nolenti” ha replicato Tajani “la loro libertà dopo la dittatura sovietica è arrivata con la solidarietà europeaOra devono ricambiareAnche il Regno Unito, finché non esce, deve rispettare le regole (anche perché ora si è reso conto dell’errore)”.
Ma per la questione catalana l’Unione Europea ha balbettato, è stata zitta” ha lanciato la provocazione il direttore.
Tajani è subito intervenuto. “Va detto che la Spagna è uno Stato, e noi trattiamo con uno Stato. Il referendum illegittimo è un problema interno della Spagna. Se la Catalogna dovesse uscire con il consenso spagnolo, allora dovrebbe ricominciare l’iter per ri-entrare nell’Unione Europea. L’indipendenza va contro la legge. Sono stati calpestati i diritti delle minoranze: il parlamento catalano si è insediato senza avere i numeri. Gli errori della polizia spagnola sono un altro discorso. L’Europa non è stata inerte”.
Rimanendo sul tema dell’identità delle autonomie, Giovanetti: “Come si concilia l’Europa delle regioni, che spazio hanno le autonomie?”
Tajani ha detto: “Ha già risposto Ugo Rossi: l’autonomia è applicazione del principio di sussidiarietà. La Spagna è la realtà delle autonomie – e l’autonomia è positiva. Ma non è secessione. Sono favorevole alle Euroregioni, per far collaborare i territori tra loro; c’è già il Comitato delle Regioni. Ma ricordiamo che le leggi non sono solo carta scritta: dove vanno metà dei Catalani fuori dall’Europa? Noi europei abbiamo determinati valori; noi italiani siamo fieri della nostra unità regionale: le Patrie rafforzano l’unità europea”.
Dunque Giovanetti ha domandato: “Il Regno Unito uscirà o no dall’Unione Europea? E in caso affermativo, l’Europa gliela farà pagare cara?”
Tajani ha confermato le voci: “Stanno pensando alla ritrattazione dell’art. 50: non sanno come affrontare il problema. Noi chiediamo la tutela dei 3 milioni di europei (dei quali 600mila italiani) che sono oggi nel Regno Unito; il controllo del confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, perché una frontiera-groviera porterebbe prodotti americani, russi, orientali sul mercato, prodotti che non rispettano le norme europee; infine, chiediamo il rispetto degli impegni finanziari che scadono nel 2020, che paghino gli impegni presi. Icittadini europei non pagheranno i 40miliardi britannici”.
Volgendo alla conclusione, il direttore ha cambiato argomento: “L’Italia non riesce a portare avanti una politica forte nel Mediterraneo: sembra che conti più l’Europa del nord. Che fare per questo?”
“Italia e Spagna si devono imporre con la forza economica di convincimento” ha detto il Presidente. “L’Italia dovrebbe trovare alleati per guardare con maggior attenzione al sud. Non dobbiamo accontentarci: l’Italia deve essere protagonista, deve contare di più a Bruxelles, perché buona parte delle leggi votate dal Parlamento Italiano vengono da quello Europeo. Basta politiche introflesse. Facciamo pesare al tavolo la nostra importanza. La flessibilità deve sanare i conti pubblici, non far aumentare il debito pubblico: è inutile invocare la flessibilità se poi non si risolvono i desideri”.
E infine, Giovanetti ha domandato: “Secondo lei, come finirà la vicenda Alitalia?”
E Tajani: “Spero che si trovi un acquirente, che però non renda l’Italia marginale. Si ha interesse che faccia lunghe tratte per portare turisti nel nostro Paese. Credo che si salverà.”
Silvia Vazzana