Il 21 febbraio nuovi aerei russi sono giunti nella base aerea di Hmeimim, situata nel nord della Siria, nei pressi della città costiera di Jableh, la quale costituisce la principale installazione delle forze armate russe presenti nel paese. Questo implemento delle forze offensive rientra nel messaggio lanciato dal Presidente Putin il 11 dicembre 2017 in occasione della visita a sorpresa ai reparti schierati: “L’Isis è stato sconfitto ma questo non ci farà arrendere o arretrare. La minaccia è ancora molto alta. Se i terroristi alzeranno di nuovo la testa li colpiremo come non hanno mai visto prima”. L’abbattimento dell’aereo del Maggiore Roman Filipov, costretto a sacrificarsi per non cadere in mano nemica e l’Operazione “Ramoscello d’Ulivo” che vede i turchi faccia a faccia con le truppe regolari dell’Esercito siriano nel Distretto di Afrin hanno costretto Putin a sospendere il ritiro delle truppe dal paese, anzi a rafforzarle. Una scelta molto pericolosa in vista delle elezioni di quest’anno, in un paese timoroso di questa avventura di politica estera, in cui i fantasmi della sanguinosa Guerra in Afghanistan sono ancora molto presenti nell’opinione pubblica.
La mossa del Cremlino è un vero e proprio show of force, sono stati inviati, infatti, i più moderni apparati tecnologici del Paese. Bella mostra di sé ha fatto l’aereo da controllo radar Beriev A 50U, entrato in servizio nel novembre 2017, grazie al suo potente sistema di rilevamnento Vega Shmel-M, questo velivolo è in grado di rilevare minacce aeree e missilistiche ad un raggio di 650km e minacce terrestri fino a 300km. L’aereo grazie alla sua ampia autonomia costituisce un supporto fondamentale alle forze di terra ed aria per identificare e distruggere le eventuali minacce. Assieme a questo imponente aereo sono giunti quattro aerei da attacco al suolo e appoggio ravvicinato Sukhoi Su 25SM e 4 velivoli multiruolo Sukhoi Su 35S in grado di garantire la sicurezza dello spazio aereo siriano oltre che a svolgere missioni con armi guidate ad alta precisione.
Molto scalpore ha fatto la notizia, rafforzata da video in rete, dell’arrivo a Hmeimim del moderno caccia di quinta generazione Sukhoi Su 57, il quale è effettivamente entrato in servizio nei primi mesi del 2018 presso le Forze Aeree della Federazione Russa. Molto probabilmente si tratta di una trovata promozionale del prodotto, in grado di attrarre nazioni desiderose di traghettare le proprie forze aeree alla quinta generazione. Come riportato su “The Diplomat” da Franz-Stefan Gady, secondo l’ex Comandante delle Forze Aerospaziali della Federazione Russa, Colonnello Generale Viktor Nikolaevich Bondarev: “il Su-57 potrebbe sotto certi aspetti anticipare la sesta generazione di caccia che si prevede destinata ad entrare in servizio nel prossimo decennio ed essere particolarmente resiliente sotto il profilo della complessità dei sistemi elettronici, della resistenza agli attacchi cybernetici e della capacità di implementazione di efficaci missioni di anti-access/area denial”.
Questo rappresenta un forte messaggio a tutti coloro che hanno interessi a mettere le mani sulla Siria, a cui si aggiunge Israele, il quale, pur non prendendo parte direttamente alla guerra, dall’inizio delle ostilità ha condotto più di 100 attacchi aerei in territorio siriano, l’ultimo conclusosi con l’abbattimento di un loro vettore F 16I. Una mossa di Mosca per sottolineare la sua vicinanza a Damasco e a sottolineare gli interessi nell’area.
Stefano Peverati