Il “Non Governo” è finito prima di cominciare. “A bocciarlo le agenzie di rating (noto intermediario politico delle istituzioni italiane ascritto alla Costituzione), la borsa economica dei mercati (un interesse primario dei cittadini votanti e indefesso utilissimo servizio per la comunità) nonché una selezione di politici over 75 (in piena età di rally, bunjee jumping e motocross). Lo chiameremo “Fattore R” Saggezza dixit: “nein”! Oh perbacco!”
Prima chiedono di salire sul carro dei vincitori al Governo, poi i carri sono due, tra cavalli e buoi, tutto pronto, tutti mangiano, ma i carri non partono.
“Mai servi” dice Salvini, “Non mollare” dice la gente. “Impeachment” dicono FDI e Di Maio rincara la dose “Impedito di fare il Governo”. “Rischio il Ministro che appoggia fuoriuscita dall’euro”. “M5S irresponsabili” dice Berlusconi.
E chiaramente il problema italiano è lampante: il carro è pieno ma è fermo immobile. E’ la mancanza di coraggio. Tutto è lecito, fino a che le spalle sono parzialmente coperte dal precedente amministrativo? Quanto pagheremo tutto questo? Da sottolineare a voce alta: non esiste nel contratto la voce “fuoriuscita dall’euro” si tratta di posizioni di Savona prese in precedenza, ma sarebbe come dire allora che il politico inizia ad esserlo o per nascita o per rango o per cosa? Quale sarebbe dunque questo fantomatico momento “X” o fattore “X” che si accompagna al fattore “R” che determina l’inizio di una carriera politica!
Fermi per ii fattori “R” “X”. Fino ad oggi ero convinta che la carriera di un politico avesse un preciso inizio e che si trattasse del momento di incarico e di insediamento di un Governo .. inizio a pensare che invece si parta da “altro”. E di grazia, da quando? C’è un rito specifico pre elettorale? Una affiliazione? Un clan specifico di protezione?
Il coraggio è quella carta che si gioca nella indecisione. Al passo del gambero stiamo dunque andando, lentamente, verso una nuova possibile tornata elettorale. Che sarà una batosta per il Centro Sinistra. E’ evidente pertanto che il Centrodestra berlusconiano avrebbe comunque il massimo interesse alle urne ad ottobre, non per se stesso, ma per tutta la coalizione. Diverso per il MoVimento 5 Stelle, che invece ha in mano comunque un “contratto di Governo” e non è pensabile buttare al vento “lo sforzo profuso” come dichiarato dallo stesso Conte prima di rimettere il mandato a Mattarella.
Manca il coraggio, non di andare contro la Merkel – che c’entra la Merkel – non di andare contro Bruxelles – che c’entra Bruxelles – ma peggiore fatto: paura di andare contro la borsa, contro il mercato, contro le agenzie di rating, che alla fine manipolano il mondo a piacimento, affossando chi è scomodo, come l’Italia.
Menzogne e deterioramento del clima politico attivo e profittevole, che aveva portato alla formazione di un gruppo di Governo che rispettava quasi in tutto il voto dei cittadini. Ebbene se il Governo del Cambiamento ancora non è, non saranno le urne a dare risposte alternative, se non più determinanti ancora.
Duro accettare che la fine della Seconda Repubblica comporti fatica. Abbiamo due carri, dicevamo, pieni di nuovi politici, che scusate se è poco, sono a disposizione della nazione e hanno appoggio dall’elettorato.
Eppure la fatica sembra dare frutti: quello che si sta mettendo alla berlina ed offendendo non è il “populismo” ma il “popolo” attenzione perché il popolo sono le persone, le stesse che – come ha giustamente dichiarato Giorgia Meloni pochi giorni fa – hanno subito anche troppo dalle politiche internazionali.
Il nuovo Governo che verrà non potrà essere come i precedenti, l’epoca dei grandi incentivi è finita. La Unione Europea è servita certamente per allargare la speranza commerciale e di mercato entro l’area Shengen, è servita per fare da controcanto al dollaro, senza dubbio non ci sono molte monete che possono dichiararsi da sé. Manca però il coraggio. Il coraggio manca per mancanza di fiducia. “Che il bue non inizi a dare del cornuto all’asino” o siamo perduti.
Mattarella non si fida di un Governo che ha delle rimostranze contro la UE. La UE non si fida di chi appoggia un Governo che ha rimostranze contro di lei. Finisce che i cittadini che hanno votato perdono la fiducia nelle istituzioni, che sono quelle italiane, per un’utopia. In questa vicenda l’incredibile baratro consiste nel fatto che il rappresentante delle istituzioni italiane ovvero il Presidente della Repubblica si fidi delle agenzie di rating, ma non si fidi dei suoi stessi cittadini.
Indecente: per molti anni abbiamo sempre candidato alle Elezioni europee gli epurati e i meno pratici in politica, per fare spazio e per dare spazio a tutti i volenterosi, ora ci troviamo che la meno importante delle nostre rappresentanze (in cui vinse il PD di Renzi con il solo 30% dei voti italiani) governa attaccato come la “cozza allo scoglio” dettando legge attraverso la stampa estera (composta da giornalisti italiani mandati all’estero in tempi non sospetti) che a sua volta determina pareri fuorvianti e smatassosi su “come sono i politici italiani” secondo in NYT, secondo il WOCHE secondo EL PAIS etc..
Credo che il problema allora sia la mancanza di coraggio, che è determinata dalla mancanza di fiducia, che è causata da una ottusità senza paragoni. E’ abbastanza ovvio, infatti, che il nuovo che verrà non ha adepti ma detentori. E allora nulla, di cosa stiamo parlando se non di precisa non volontà di andare avanti? (MC)
Foto Pinterest:
Autore: Fazioli, Ernesto (1900/ 1955), fotografo principale
Luogo e data della ripresa: Cremona (CR), Italia, 1935