Il voto del 25 settembre 2022, che ha consegnato al Centrodestra una vittoria abbastanza netta anche grazie al sistema dei collegi uninominali, porta con sé alcune riflessioni sulla visione politica degli italiani da non sottovalutare.
In primo luogo, prendendo le ideologie dei singoli partiti che hanno concorso e che hanno ottenuto un certo consenso popolare (per quest’analisi sono stati presi in considerazione FdI, PD, M5S, Lega, FI, Terzo Polo, Verdi e +Europa), si può notare come ci siano pochissimi temi trasversali o che hanno coinvolto una larga maggioranza degli italiani.
Premesso che il primo partito resta, ancora una volta, quello del non voto (questa volta alla cifra record del 36,09%), i temi più “coinvolgenti” sono stati essenzialmente tre: l’ambiente, l’Europa e il posizionamento internazionale.
I partiti sedicenti ambientalisti hanno infatti raccolto il 38,13% dei consensi (tra PD, M5S e Verdi) rappresentando l’ideologia più votata dagli italiani. Testa a testa invece sul tema Europa: i partiti europeisti (PD, FI, Terzo Polo e +Europa) hanno ottenuto il 37,8% dei voti, mentre gli euroscettici (FdI e Lega) si fermano al 34,77%, che però arrivano a quasi la metà dei consensi se aggiungiamo anche l’euroscetticismo moderato dei 5 Stelle. In sostanza, l’Europa terrà ancora banco a lungo nel dibattito politico. I partiti euroscettici, come ampiamente dimostrato in più occasioni anche fuori dall’Italia, condividono anche l’ideologia populista, più a destra quella di Meloni e Salvini, meno “schierata” quella di Conte.
Sul posizionamento internazionale, la linea comune di Fratelli d’Italia e Forza Italia sull’atlantismo registra un 34,11% che la rende la quinta ideologia più votata dagli italiani e l’ultima a superare il 33%. Ovviamente, la stragrande maggioranza dei consensi di altri partiti moderati come il Terzo Polo e parte dell’elettorato moderato del Partito Democratico hanno una connotazione più atlantista, il che proietta la posizione Occidentale a essere circa la maggioranza del Paese.
Proiettando ora il voto per ideologia sui partiti della Prima Repubblica si può notare un concreto cambiamento dei rapporti di forza rispetto al passato: innanzitutto questa volta non ha vinto le elezioni né un erede diretto o indiretto della Democrazia Cristiana né un partito-antisistema, bensì l’erede del Movimento Sociale Italiano, segnando così una netta discrepanza con il passato; in secondo luogo, sono sostanzialmente scomparse tutte le ideologie primo repubblicane. Se fino al 2018 il cristianesimo democratico, la socialdemocrazia e persino il liberalismo erano comunque ben presenti nel voto degli italiani questa volta sono stati relegati a percentuali nettamente minoritarie, soppiantate dai temi di più stretta attualità.
Certo, ci sarebbe poi da dire che c’è stata più una “democristianizzazione” di Fratelli d’Italia – con annesso successo elettorale – che non un avvicinamento elettorale agli ideali missini, tuttavia anche lo schieramento così netto dell’elettorato certifica un crollo del Centro, impensabile in Prima Repubblica e oggi relegato a un 10% scarso mettendo insieme il Terzo Polo, la lista di Di Maio, Noi Moderati e qualche altra piccolissima lista.
Rinaldo De Santis