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Natalità in calo. Le inutili e dannose politiche delle istituzioni

Il numero medio di figli per donna è d 1,2 (1,14 per le cittadine italiane). Una fotografia che stride con le politiche degli ultimi anni che si sono inventate di tutto, a spese dei contribuenti, per cercare di invertire questa tendenza, convinti (ideologia di ogni parte politica) che il calo dei nati sia una iattura culturale ed economica.

Rapporto Istat su natalità e fecondità (1) nel 2023. Il numero medio di figli per donna è d 1,2 (1,14 per le cittadine italiane). Una fotografia che stride con le politiche degli ultimi anni che si sono inventate di tutto, a spese dei contribuenti, per cercare di invertire questa tendenza, convinti (ideologia di ogni parte politica) che il calo dei nati sia una iattura culturale ed economica. Un fatto di colore – chiamiamolo così – è che quando qualcuno vuole figli, se non è maschio/femmina e sposato concependo nel talamo di questo tipo di famiglia, lo si manda in galera (2)….

Le donne non hanno intenzione di fare figli copiosamente, e altrettanto i loro partner. Non è solo una questione economica, che si crede possa essere attenuata dalla carità di Stato (li chiamano bonus), ma proprio culturale. E non è neanche un preferire cani e gatti, come tristemente dice il papa del Vaticano (3).

Sembra che istituzioni e religione dominante/privilegiata non si siano accorti che la famiglia è cambiata. Soprattutto nel farsi condizionare da culture e religioni che dovrebbero dar loro felicità, che invece ognuno cerca per conto proprio.

Se qualcuno avesse ancora un dubbio sulla distanza tra istituzioni di ogni tipo ed individui, è bene che cominci a ricredersi. Chi ci governa e amministra sta dimostrando incapacità di affrontare queste problematiche: legati a concezioni e pratiche di famiglie ed economie già da tempo negative per armonia e felicità, continuano a credere e a istituzionalmente sproloquiare su famiglie dei secoli passati.

Il problema è che queste istituzioni usano i nostri soldi per incentivi a illusorie famiglie di, per esempio, tre/quattro figli, vantandosene come se avessero la formula per salvare il mondo, mentre le famiglie reali vengono abbandonate a se stesse. Crediamo sia anche questo un motivo per cui, soprattutto i giovani, sono sempre più assenti dai momenti in cui si decide chi dovrebbe governarci e legiferare.

Le soluzioni non sono dietro l’angolo, anche perché le culture che comandano sono quanto di più riottoso esista nel prendere atto della realtà. E sono le culture che comandano che, per esempio usano intrattenimento e informazione di Stato (Rai) per avvalorare il proprio vecchiume.

Un indirizzo ci sarebbe. Siamo sicuri che sia la famiglia (iper “figliolosa” nel nostro caso) il punto di riferimento per partecipazione e indirizzo della cosa pubblica? E non l’individuo? Non è che si continui pigramente ad usare la famiglia come alibi, perché possa rimediare e “mettere toppe” alle incapacità di istituzioni e comunità (si pensi, per esempio, all’assistenza e al cosiddetto stato sociale)?

La politica che sulla natalità procede al contrario degli individui ne è dimostrazione lampante.

1 – https://www.aduc.it/notizia/natalita+calo+istat_140579.php
2 – https://www.aduc.it/articolo/maternita+surrogata+forze+bene+hanno+sconfitto_38278.php
3 – https://immigrazione.aduc.it/articolo/ma+che+hanno+fatto+cani+al+papa+inverni+demografici_36951.php

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc