Home » Quando la donna si mette in vendita: le cam-girls
Società Tecnologia

Quando la donna si mette in vendita: le cam-girls

Da millenni il lavoro più antico del mondo viene svolto da giovani donne per le strade, regolarizzato o meno; con l’avvento della tecnologia la prostituzione si è evoluta nel fenomeno delle cam-girls. Molte volte questo viene sminuito come semplice divertimento per ragazze annoiate, o che vogliono comprare l’ultimo modello di cellulare con i soldi degli spogliarelli via webcam. Ma le cam-girls sono una spia di come la società, anziché evolversi in qualità, cambia semplicemente i propri mezzi, si allarga a nuove esperienze, non sempre lodevoli.
La definizione che si trova online recita che “Le cam-girls sono ragazze che si spogliano davanti alla telecamera del proprio computer su richiesta di un interlocutore qualunque. Non sono vere e proprie professioniste del sesso, ma quasi sempre studentesse che vogliono tirare su qualche soldo extra.” Una denuncia che pone l’accento sul termine extra, come se i soldi guadagnati (o molto più spesso regalati dai genitori) non bastassero per i divertimenti quotidiani, per lo sfizio del momento. Non si parla di crisi economica, ma di crisi dei valori.
Anche però provando a capire le ragazze che vogliono testare l’ebrezza di una serata brava, ci si chiede per quale motivo venga usato un tale mezzo, anziché conoscere qualcuno in discoteca. Il web, i social, estraniano ormai a tal punto da preferire di digitalizzare anche la sessualità.
Entrando in uno di questi siti si accede alla home page, dove un enorme pulsante rosa domanda se vuoi diventare una webcam girl. A lato si leggono i premi per le ragazze più attive del mese, che consistono in un bonus aggiuntivo ai loro guadagni durante tutto il mese successivo, e più in basso si fanno persino gli auguri alle ragazze che compiono gli anni quel giorno. In ogni istante il popup Non sei ancora registrato? Registrati gratis ora! ricorda quali siano i tanti vantaggi gratuiti che vengono offerti agli iscritti, come Anteprima video hard ragazze, Anteprima foto private ragazze, Scrivere nella chat pubblica, Accesso all’area SMS, Ricevere messaggi privati dalle ragazze, E tanto tanto tanto altro ancora… Anche la pubblicità-spam è mirata per l’obiettivo finale: “Spoofing call, proteggi la tua privacy, nascondi il tuo numero di telefono”, come se vendendo l’immagine del proprio corpo non si stesse vendendo anche la propria privacy.
Al centro si vedono foto di ragazze in biancheria, correlate talvolta dal nickname, più spesso solo l’età: non si vede di nessuna il viso, l’anonimato regna sovrano. L’altra faccia della medaglia: sono tutte pronte a vendere il proprio corpo, a patto che non si sappia chi esse siano nella realtà. L’anonimato che il web ha regalato al mondo esce prepotentemente in questi casi, nei quali la cam-girl sembra vergognarsi di ciò che fa eppure continua a farlo, come se vendere l’immagine del proprio corpo sia meno umiliante del venderlo dal vivo, come se il fatto che l’altro non sa chi sia veramente renda tutto meno vero.
Ci sono poi alcuni casi estremi: ormai anche la verginità è in vendita sul web. Tanto che la modella romena 18enne Alexandra Khefren ha messo quest’anno all’asta sul web la sua “prima volta” ed è stata comprata alla cifra record di 2,3 milioni di euro da un ricco uomo d’affari di Hong Kong.«Cinderella Escorts», società tedesca lanciata da Jan Zakobielski, è la prima agenzia online al mondo ad aver avuto successo nel settore, e ha preso dal “colpo” il 20% della somma (poco meno di 500 mila euro). La ragazza, che ora è riuscita ad iscriversi ad Oxford, li ha ringraziati di tutto cuore; la società ha nel frattempo iniziato a chiedersi se sia più nobile vendere la verginità sul web o perderla a 15 anni da ubriachi.
Sarebbe comodo concentrare tutto il fenomeno solo sulla crisi dei valori (che c’è sempre stata), o sulla decadenza della società (sempre denunciata), o sui danni del web (senza ricordare gli innumerevoli lati positivi). Forse si può dire che queste ragazze siano sfuggite di mano ai genitori, o alla scuola, però molte volte non è colpa loro, e in questi siti si trovano anche le cosiddette milf. Forse si potrebbe anche dare la colpa agli uomini che cercano queste cose, ma non sono tanto diverse dai giornaletti porno o dalla prostituzione. Forse si potrebbe iniziare una crociata contro il consumismo e le multinazionali, che pretendono sempre più denaro ed invogliano sempre più a spendere, senza pensare che l’ultima parola è sempre del consumatore, che sceglie se comprare o meno. La verità è che ognuno sceglie se e come condannare le cam-girls, o addirittura se capirle o meno. Il fenomeno rimane, ed è in continua crescita.
Silvia Vazzana