La profezia di Malachia, il cui titolo originale in latino è “Prophetia Sancti Malachiae Archiepiscopi, de Summis Pontificibus”, descrive con un motto il profilo del pontificato di tutti i Papi a partire da Celestino II, eletto nel 1143. La profezia affermerebbe che Francesco sia Petrus Romanus, l’ultimo pontefice nella storia della Chiesa. Gli studiosi tendono infatti ad attribuire a Benedetto XVI il motto “Gloria Ulivae”, ovvero la gloria dell’ulivo, dato che il nome “Benedetto” si ricollega ai famosi prelati che sono anche chiamati “monaci olivetani”.
Da notare che nell’araldo del Papa è raffigurata un persona di colore sul lato sinistro (rispetto visione) simbolo della Diocesi di Frisinga di cui fu arcivescovo. Il termine “olivae” è stato quindi collegato al colore del viso.
Benedetto XVI, che viene indicato con il motto “Gloria Ulivae”, dovrebbe essere il penultimo nella storia della chiesa; quindi Francesco dovrebbe essere l’ultimo. Ma è veramente così?
Papa Ratzinger continua a firmarsi Benedictus XVI, con tanto di P. P. a indicare la potestà papale, cosa che invece Francesco non ha mai osato fare fin dalla sua elezione nello scorso Marzo. Si continua ancora a vestire di bianco, anche senza la mantelletta e la fascia, ma si sa anche che il Papa emerito è famoso per la sua ricerca accurata nel vestire.
Ufficialmente si afferma che non si poteva mettere al Papa emerito una semplice tonaca nera anche perché alla fine resta lui l’unico pontefice visto che, come si dice a Roma, solo dopo che è “Morto un Papa se ne fa n’antro”. Certamente emerito ma comunque pontefice sino al termine dei suoi giorni. “Credo che uno che ha più sicura la sua strada definitiva è il Papa! Perchè il Papa… dove finirà il Papa? Lì in quella tomba, no?” aveva affermato Bergoglio nello scorso Giugno, affermando la sua volontà di non fare quanto fatto dal predecessore ma sopratutto facendo capire che è difficile pensare a dimissioni petrine proprio in virtù del ruolo di vicario di Cristo sulla Terra.
Al contempo Benedetto, a detta di molti esperti vaticanisti quali Antonio Socci, avrebbe rinunciato solo all’esercizio attivo del ministero, mentre quello petrino “è per sempre”. Il nome scelto da Ratzinger prende spunto dai monaci benedettini che hanno come antica regola quella del “semel abbas semper abbas”, ovvero se una cosa è per sempre non può essere in alcun modo revocata.
È una situazione strana quella che sta vivendo la Chiesa di Roma in quest’ultimo anno. All’interno delle mura leonine risiedono due pontefici, situazione causata dalla scelta di Benedetto XVI di non allontanarsi dalla CittàEterna. Mai nella storia della Chiesa si era assistito a un simile evento; Celestino V, il Papa del “Gran Rifiuto”, aveva trascorso gli ultimi mesi di vita a Fumone in Ciociaria dopo esser stato arrestato dai gendarmi del suo successore, Bonifacio VIII.
È un silenzio parlante quello di Papa Ratzinger, caratterizzato da gesti o dalle poche immagini che offre di se. “Sa che ogni sua parola pubblica potrebbe attirare l’attenzione, e qualsiasi cosa dicesse verrebbe letta pro o contro il suo successore”, diceva il segretario e prefetto della Casa pontificia, mons. Georg Gänswein in un’intervista al Messaggero.
Papa Francesco è alla fine davvero Petrus Romanus, ovvero l’ultimo pontefice nella storia della Chiesa e di Roma? Non ci resta che osservare l’evolversi del naturale corso della storia anche se spaventa lo scenario prospettato da San Malachia. Questo infatti ha previsto la distruzione della città eterna e la fine del Papato.
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