La satira politica si sa, è più viva che mai e non poteva certo mancare un video che spiegasse, mediante un viaggio irriverente, dissacrante e ironico, il cambiamento che ha condotto la Lega a quel partito che tutti conosciamo oggi. Tra stereotipi e non, in salsa prima secessionista e poi tricolore, sotto lo slogan di un’Italia finalmente unita da Nord a Sud, ecco che il video “Goodbye Bossi” (remake del film “Goodbyel Lenin”), condotto e diretto da “Il Terzo segreto di Satira”, prende forma, ricalcando l’evoluzione storico-culturale che via via ne ha mutato le origini identitarie, ancora indissolubilmente legate alla figura di Bossi. Il tutto, a testimoniare come la mutazione genetica impressa da Matteo Salvini alla Lega Nord, abbia scardinato il concetto ideologico alla base dello stesso Partito. Analogamente, un po’ come avvenne dopo la morte di Lenin.
Mutazione che, prescindendo dalla parodia del video satirico, è stata in grado di dare una svolta capace di cambiare radicalmente il volto dello stesso Carroccio, passato dall’essere un movimento autonomista e liberale (nella misura in cui criticava il centralismo statale impersonificato dalla capitale d’Italia) a soggetto politico dalla tintura sociale e nazionale, in grado di riunire diverse fazioni politiche oltre che numerosi elettori.
La svolta, che probabilmente è stata impressa da una sorta di “shock psicologico” data dai numerosi scandali che in passato hanno visto coinvolta la Lega, è stata proprio la contrapposizione di Salvini al padre-padrone della Lega Umberto Bossi alle primarie del 2013. E come dimenticarsene?
Dopo la “sconfitta” del fondatore del Carroccio, e dopo la breve stagione Maroniana, ecco che la possibilità di cogliere il vento della protesta anti-euro ed anti-Europa che soffia nel Vecchio Continente ha visto Salvini (uno dei magnifici tre che, proprio con Tosi e Maroni aveva contribuito alla rifondazione del partito), emergere tra i contendenti e farsi sempre più Leader. Accompagnato dallo “shock psicologico” che aveva visto la Lega giungere ai minimi storici per quel che riguardava il consenso elettorale, ha proseguito il percorso rottamando gran parte dell’armamentario del passato leghista, senza tuttavia sciogliere alcuni nodi che, soprattutto in quest’ultimo anno, stanno venendo al pettine. Tanto per cominciare, quello dell’articolo 1 dello statuto Leghista (che ancora oggi vuole la scissione del Veneto dal resto d’Italia), clamorosamente in contraddizione con la campagna elettorale condotta dallo stesso segretario federale (probabilmente in cerca del vasto consenso popolare nazionale perfino al Sud), con il movimento “Noi con Salvini”, cosa inimmaginabile un tempo con la figura di Bossi. Tanto che nel video satirico, questo aspetto viene rimarcato al punto da mettere in evidenza, il disagio che ancora oggi, vede molti “fedeli” alle origini leghiste, nell’adattarsi a questo nuovo modo di fare politica. Una politica sì populista, ma basata su Leader solidi, in grado di riunire le folle su ideali nuovi e facendo dimenticare loro concetti (forse) superati.
La grandezza politica di Bossi, stava nell’aver costituito un movimento politico autonomista in cui i lombardi (anzi: il lombardo, cioè lui) risultava essere il garante dei veneti. Che di conseguenza ne accettavano la leadership. Oggi, con Salvini, il cambiamento è nazionale. Quest’ultimo, è diventato garante dei malcontenti cittadini, perlopiù insoddisfatti delle politiche inconcludenti dei sinistroidi “falsi buonisti”. E come dargli torto?
A Salvini non c’è alternativa, e nella Lega tutti lo sanno. Forse anche nella destra in generale. Parodia o no, il cambiamento c’è stato e ha tutto il gusto della miglior rifondazione che (volenti o no), potesse esserci. Un’occasione certo, ma anche un rischio. Perché se in un futuro non molto lontano, e la politica italiana ci regala di questi pregi, Salvini dovesse finire politicamente, bè, a quel punto verrebbe meno anche il Carroccio. Magari sotto la spinta di un irrealistico “Goodbye Salvini”. E mentre la consapevolezza del nuovo centrodestra di oggi riguarda la libertà acquisita (quest’ultima eletta a “grande conquista”), bisognerebbe ricordare che non tutto quanto appartiene al passato va eliminato. Saper discernere riflettendo, oltre che sorridendo, è cosa più che mai necessaria. Una volta si abbattevano muri come passaggio ideologico. Oggi il “muro abbattuto” è solo simbolico e riguarda una “nuova” fazione politica. Più che nuova, rivisitata. E il “Goodbye Lenin”, ha solo di che insegnarci.
Qui il video “Goodbye Bossi”- Il Terzo segreto di Satira:
Di Giuseppe Papalia.
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