Il clamore suscitato sul ruolo e sull’utilizzo delle intercettazioni nella vicenda Crocetta-Borsellino, e della conseguente indagine a carico dei giornalisti che le hanno diffuse, è l’ultimo capitolo di una storia che vede contrapposti ferocemente i difensori della libertà d’espressione e di stampa contro coloro che vorrebbero regolare o, peggio, limitare questi due cardini della vita democratica.
La legge bavaglio, com’è stato definito l’emendamento presentato dal deputato Alessandro Pagano di Area Popolare (Ncd–Udc), che s’inserisce nel più ampio progetto del governo di riformare la giustizia italiana (partito dal ministro Orlando), nelle intenzioni di chi l’ha ideata e proposta dovrebbe andare più nella prima direzione che nella seconda.
Una prima cosa curiosa che si può notare è la differenza fra ciò che è stato proposto dal governo e ciò che è stato poi aggiunto da Pagano: si nota subito lo scarto tra le 18 righe che delegano al governo la futura legge-intercettazioni e le 11 righe dell’emendamento-Pagano che potrebbero essere inserite subito nel codice penale.
Il ministro della Giustizia Orlando si è dimostrato molto contrariato di questa che giudica una vera e propria ingerenza, ma soprattutto ha dovuto far fronte, nei giorni precedenti, ad una ferocissima critica che si è levata specialmente dal Movimento5stelle.
Da parte dei pentastellati si è alzato subito il grido di liberticidio compiuto ai danni della categoria giornalistica, che nemmeno Berlusconi ai tempi del suo governo era riuscito a compiere. La pena prevista è il carcere fino a 4 anni per chi diffonde, al fine di danneggiare la reputazione o l’immagine altrui, riprese o registrazioni di conversazioni svolte in sua presenza e fraudolentemente effettuate.
Il pensiero di molti è corso subito ai giornalisti, che lavorano quotidianamente con tale tipo di materiale, che vedrebbero bloccati ogni tentativo di far conoscere alla pubblica opinione scandali o malaffari di vario tipo (si pensi allo scandalo Mose, sui lavori dell’Expo, ecc).
Lo stesso ministro Orlando ha posto il primo distinguo, precisando che non è intenzione del governo colpire i giornalisti, ma rilevare che le intercettazioni audio o video non rilevanti da un punto di vista penale non finiscano sulle prime pagine dei giornali. In caso contrario, la punibilità è esclusa in quanto tali prove servono a esercitare il diritto di difesa.
Perché parlare di legge bavaglio? Perché, nella gran selva di contraddizioni che può essere la legge italiana, un’ennesima legge che vuole tentare di regolamentare il tema-intercettazioni non arriverà mai ad essere approvata così com’è stata concepita, a causa dei moltissimi distinguo che già si registrano nell’area della maggioranza.
Si verrebbe a creare un’estesa zona grigia dove il sacrosanto diritto alla cronaca si frantuma in mille eccezioni, dove lo scenario estremo è rappresentato dal tacere una notizia solo perché al soggetto in questione non piace, per raggiungere un tornaconto personale o nascondere di qualche reato.
Qui però non si discute di un terzo che è intercettato per sbaglio o della vita personale di qualcuno che, pur non essendo implicato in alcun reato, è pubblicata sui giornali. Si deve proteggere il diritto alla privacy di chi non compie nulla di male, non il diritto del criminale a fare ciò che più gli aggrada.
Questa proposta della legge bavaglio è una grande minaccia per chi vuole sostenere nella lotta alle criminalità: non vi è maggiore protezione del privato, non vi è tutela delle indagini. In più si danneggia il diritto d’informazione.
Ai tempi delle proposte di Mastella e Alfano si arenarono l’uno per la fine della legislatura Prodi, l’altro per la grande mobilitazione, esplicatasi in una serie di iniziative sul web e in piazza, e per i numerosi emendamenti presentati contro. Anche allora si parlò di legge bavaglio, e basta dare un’occhiata ai testi per accorgersi di diversi punti di contatto con la proposta di questi giorni.
Non soltanto per le pene detentive per i giornalisti che pubblicano atti del procedimento legale o intercettazioni coperti da segreto, ma anche la creazione di un archivio riservato per le suddette e un minor margine di manovra per i giudici, che hanno un timing strettissimo per utilizzare le registrazioni nelle indagini.
Sui social media affiora che questo punto è il supplemento principale e allarmante di una legge bavaglio che mira a ledere la stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati.
di Pasquale Narciso