Raffaele Cantone (Napoli, 24 novembre 1963) è un magistrato italiano e dal 2014 presidente dell’autorità nazionale anticorruzione, in acronimo ANAC. Entrato in magistratura nel 1991, è stato sostituto procuratore presso il tribunale di Napoli e poi membro della direzione distrettuale antimafia napoletana fino al 2007. Dopo essersi occupato di molteplici indagini su clan camorristici tra cui i Casalesi, noti anche per essere entrati a far parte del famoso best seller “Gomorra” di Roberto Saviano, si è occupato anche di indagini sulle infiltrazioni dei clan casertani all’estero. Sottoposto a scorta dal 2003, dopo che gli investigatori scoprirono un progetto di un attentato ai suoi danni organizzato dal clan dei Casalesi, è inoltre autore di numerosi articoli pubblicati sul quotidiano Il Mattino e di numerose pubblicazioni in materia giuridica per riviste giuridiche.
L’abbiamo incontrato per le vie di Trento dopo esser stato ospite in questa seconda giornata di Festival dell’Economia, festival annuale di confronto politico ed economico, in cui è intervenuto per parlare di corruzione. Ci ha così rilasciato qualche dichiarazione proprio in riferimento alla corruzione in Trentino, tema molto sentito che ha già suscitato diversi interrogativi, nei confronti dell’opinione pubblica, in merito alla sua dichiarazione secondo cui nemmeno Trento sarebbe immune dalla corruzione.
Qua sotto l‘intervista integrale concessa a Secolo Trentino, per cui lo si ringrazia anticipatamente:
Lei ha parlato qualche giorno fa di corruzione, precisamente di corruzione in Trentino, affermando che anche Trento non sarebbe immune, in che senso?
“Io ho detto che credo sia impossibile che non ci sia la corruzione. Che gli indicatori che in qualche modo noi abbiamo anche come riferimento agli appalti, in qualche caso che riguardano le procedure negoziate, ci fanno pensare che anche qui ci possano essere fenomeni di questo tipo. Ma noi non siamo un’autorità giudiziaria. Il nostro compito è lavorare sulla prevenzione però da questi elementi non penso si possa ritenere che qui non ci sia corruzione, anche perché è un sistema che riguarda un intero paese. Quindi, al contrario, non è un’affermazione netta.“
In base a questi indicatori quindi, quale tipo di corruzione pensa possa essersi radicata qui in Trentino?
“Io credo che ovviamente il sistema, cioè i due ambiti che sono oggetto di maggiore rischio, sono quello degli appalti e quello della sanità. Sono gli ambiti in cui c’è una maggiore presenza economica e quindi ambiti a maggiore rischio sui quali bisogna tenere molto alto il livello di attenzione. Poi c’è l’altro ambito che è quello delle concessioni collegate soprattutto ai sistemi urbanistici, un altro degli ambito in cui c’è un grosso rischio di corruzione.
Abbiamo parlato di corruzione ma non degli strumenti per contrastarla. Secondo lei quali possono essere questi strumenti? Come si fa per combatterla?
“Io credo che bisogna lavorare moltissimo sul piano della prevenzione. Lo strumento fondamentale per provare a rendere più difficile la corruzione è certamente la trasparenza, perché la trasparenza ovviamente crea un meccanismo di controllo da parte del pubblico, da parte dei cittadini. E’ l’unico vero argine della corruzione che funziona ed è quello che funziona nei paesi del nord d’europa e che impedisce al verificarsi della corruzione.“
di Giuseppe Papalia