Dalle ultime elezioni, che si sono tenute nel lontano 2013, ne è passata di acqua sotto ai ponti. Pensare perciò di poter finalmente tornare a votare divide l’opinione pubblica in due: gli agguerriti e gli spauriti.
È il momento dunque un’occhiata ai manifesti, vecchi e nuovi. Partendo magari dai partiti candidati alle ultime Elezioni (24-25 febbraio 2013).
La proposta del giorno è Il Popolo della Libertà, il partito politico di centro-destra che è stato “fondato il 29 marzo 2009, […] dall’unione dei due principali partiti di centro-destra presenti in Italia dal 1994: Forza Italia di Silvio Berlusconi, partito cristiano-conservatore e liberale, ed Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini, partito nazional-conservatore di destra.” (Wikipedia)
Considerando che “il 25 ottobre 2013 l’ufficio di presidenza del PdL ha sospeso le attività del partito e il 16 novembre seguente il Consiglio nazionale all’unanimità ha ratificato «la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, per convergere verso il rilancio di Forza Italia»” (Wikipedia), ad oggi è in verità più corretto parlare di Forza Italia (che da novembre 2013 si chiama ufficialmente Forza Italia – Il Popolo della Libertà).
Come si è evoluto dal 2013 ad oggi?
Se si volge lo sguardo all’assetto politico, l’evoluzione è stata parecchio frammentaria; ad oggi del PdL rimangono tanti piccoli partiti di destra: Forza Italia – Il Popolo della Libertà, capitanata da Silvio Berlusconi, ancora esistente ed attiva; Futuro e Libertà, di Gianfranco Fini, dal 2010 al 2013, scomparso definitivamente nel 2014; Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (FdI-AN) di Giorgia Meloni, nato nel 2012 in collaborazione con Guido Crosetto e Ignazio La Russa ed ancora attivo; Nuovo Centro Destra (NCD), guidato da Angelino Alfano, nato nel 2013 da esponenti del Popolo della Libertà contrari al suo scioglimento ed a Forza Italia, ma favorevoli a sostenere il Governo Letta.
Si possono poi elencare i partiti nati successivamente: Conservatori e Riformisti (CoR), nato nel 2015 da Raffaele Fitto e Luigi Compagna, Identità e Azione (o Movimento IDeA), nato nel 2015 per iniziativa di alcuni esponenti fuoriusciti dal Nuovo Centrodestra, con a capo Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi, Azione Nazionale, portavoce Fausto Orsomarso e nel direttivo Gianni Alemanno, nata nel 2015, Alleanza Liberalpopolare-Autonomie (ALA), fondata nel 2015 da Denis Verdini.
Tantissimi partiti di centro-destra che tendono a frammentare e disperdere i voti. Molto probabilmente alcuni non saranno stati nemmeno citati: provare per credere, è attualmente pressoché impossibile risalire a tutti quanti.
La prima cosa che salta all’occhio è comunque la differenza tra i vari scismi.
In particolare, due di questi si caratterizzano per la loro drasticità: la creazione del NCD e quella dell’ALA. Per quale motivo?
Perché a ben guardare questi due partiti si sono dichiaratamente allontanati dal progetto originario, per non dire dalla propria sponda del fiume. Infatti, mentre i tradimenti di Meloni, Fitto, Quagliariello etc. sono stati bene o male placati da una visione diversa del centrodestra, nel caso di Angelino Alfano e Denis Verdini c’è stata una vera e propria migrazione verso la lontana terra rossa.
Non è un caso che le due colombe (in gergo del PdL, coloro che erano favorevoli a proseguire la collaborazione coi democratici, contrapposti ai falchi), nei giorni a noi più prossimi si siano schierate prima a favore del Governo Renzi – Alfano riuscendo a diventarne Ministro dell’Interno, Verdini firmando con Maria Elena Boschi la Riforma Costituzionale bocciata – e poi addirittura a favore di un Renzi-bis all’indomani della crisi. Che ora cerchino una poltrona anche nel Governo Gentiloni?
Chissà. Nel frattempo, Berlusconi è tornato in campo, malgrado fosse stato dato già per rottamato. Non si può certo dire che non abbia avuto un ruolo fondamentale nel NO al Referendum Costituzionale di una settimana fa, vista la massiccia campagna elettorale da lui organizzata tramite i suoi falchi. Forza Italia rimane inoltre uno dei partiti più stabili d’Italia, coerente con ciò che era stato annunciato anni or sono, nonché fermo nella propria lotta d’opposizione, anche grazie al continuo rinnovamento interno ed allo spazio concesso ai giovani. Si è rialzato dalla crisi ed ora tenta di tornare in auge come un tempo. Nel piccolo e nel grande – nei comuni, nelle province, nelle regioni, in Italia.
Si vedrà quali altre sorprese riserverà il futuro. Un “Governo Berlusconi V” sarà forse impensabile, vista l’età del Cavaliere, ma non è scontato che non riesca ad emergere un suo successore, che regga l’insegna tricolore negli anni a venire.
Palla al centro, il calcio d’inizio (si spera) saranno le Elezioni 2017.