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Blogger e dintorni: non serve dare spazio a tutti, tutti

Sono rimasta basita, ieri pomeriggio. Ero collegata come di consueto al TG in streaming, quando appare una notifica, quella che vedete nella foto di copertina. Blogger: ennesimo blog che intasa la rete, una blogger che – nel livore – insulta bellamente la “modella della porta accanto” Chiara Ferragni. Ma perché è accaduto?
Blogger un tempo era una qualifica professionale: persone pagate per scrivere. Blogger voleva dire aver fatto dei corsi di SEO ed essere preparati, fare story telling, avere sponsor. Chiara Ferragni ha fatto la blogger ed è diventata influencer, che significa “persona il cui parere conta”. Per chi conta.
Non sono un’amante di Chiara Ferragni e di Fedez, non li seguo, sia chiaro. Chiara iniziò da giovane, pubblicando stupidaggini da bambina, attualmente fa i soldi con la moda, in modo continuo, postando foto, mettendosi in mostra.

Le foto che Chiara pubblicava un tempo erano del tenore di quelle che vedere di lato. Diciamo che sembra incredibile che si possa definire il suo percorso quello di una “icona di stile”. E su questo possiamo certamente discutere.
Ora, dopo aver imparato a gestire impresa, Chiara ha un fatturato molto alto, con il matrimonio con Fedez e la nascita di Leone la sua vita è diventata un modello per tante ragazze giovani, che sognano di diventare come lei.
Tra le tante che la sognano anche quelle che la odiano, ma quanto è lecito il confine dell’odio?
Le immagini di Chiara Ferragni, oggi, la vogliono ripulita, una ragazza moderna. Una mamma moderna. Che si barcamena continuamente tra gli sponsor. Ieri, per presentare la giornata a Milano in una casa di intimo, ha postato una foto molto sexy.
 
Ha ricevuto alcune critiche (in realtà sempre le stesse commentatrici) tra cui anche quelle di Roberto Cavalli che la avrebbe accusata di “mostrare l’ombelico” e basta. Molto educatamente. Roberto Cavalli ha rimosso però il suo post, commentato anche da Fedez, che lo riteneva essere un Fake.
Ma il punto non è questo. Il quesito aperto ai lettori è un altro: i Social Network come facebook e Instagram sono personali, per cui ci possiamo scrivere tutto quello che ci passa per la mente (se insultiamo siamo noi i maleducati) ricordando che ne rispondiamo di persona. Possiamo quindi essere querelati.

Secondo voi lettori è lecito che lo stesso tenore di linguaggio possa essere poi utilizzato dai blogger a scopo denigratorio sui magazine on line? Non si tratta di stampa, ma di BLOG.
Chiara posta foto in continuazione, lo fa per ogni momento del giorno, è il suo lavoro. Non è chiaro in che modo funzioni, ma pare che porti molti soldi. CHIARA INSTAGRAM QUI
Le case di moda delle catene e dei negozi hanno capito che le persone usano internet. Le passerelle sono per le grandi firme, non certo per le case di intimo per ragazzine. Sia chiaro. Le ragazzine usano i social. Chiara lo sa. Usa i social per fare pubblicità. Chiara non potrebbe mai fare la modella per le passerelle.

Ecco la foto in questione: qui vedete Chiara Ferragni indossare il modello intimo per il quale è pagata per fare pubblicità.
Può non piacere, certamente. Non è educato mostrare i propri servizi igienici, logico. Ma non è una foto naturale, è pubblicità.
Poiché tutti lo sanno che si tratta di reclame, che si tratta di lavoro, cosa si nasconde dietro al bisogno di odiare e di dare titoli “fuori di testa” come quello che mi si è aperto da solo.
L’articolo del blog opinabile, che parla di un tema che non mi interessava non l’ho scelto io. La lista di Google era impostata in automatico. Secondo il motore di ricerca il tema doveva essere per forza di mio interesse.
Questi articoli violenti e insensati ci vengono imposti. Siamo certi che la libertà di stampa sia questo? Scrivere insulti sui blog e obbligare a leggere? Non sono molto convinta di questo.
 
Di Martina Cecco

Riguardo l'autore

martinacecco

Giornalista e blogger. Collaboro con il web in rosa di Donnissima. Dirigo Secolo Trentino e Liberalcafé. Laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Trento. Collaboro con un Progetto sperimentale di AI.