110 film, 70 anni di carriera, collaborazioni con Totò, De Filippo, Polański, Sordi, De Sica, Gassman, Monicelli, Fabrizi. Basterebbe ricordare questo per intuire la grandezza artistica di Carlo Delle Piane, morto nelle scorse ore a Roma. Basterebbe questo, ma forse non sarebbe ancora abbastanza: sì, perché la reale statura di questo attore autodidatta, col setto nasale rotto ed alto appena un metro e sessanta – non proprio un adone, osserverebbe qualcuno -, è stata in realtà davvero enorme.
Ad accorgersene più e prima di tutti fu il regista Pupi Avati, che in tante sue stupende pellicole ha elevato quello che a lungo era stato un comprimario a vero protagonista, intuendo e valorizzando doti drammatiche fino a quel momento pressoché incomprese. Dato che è immaginabile che i più giovani, oggi, sappiano poco o nulla di Delle Piane, non è superfluo un invito alla visione anzitutto del magnifico Regalo di Natale (1986), che gli valse la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.
Ma per scoprire insieme la bravura di questo attore e la magia delle pellicole avatiane, consiglio pure Una gita scolastica (1983), con Delle Piane che fa la parte del professor Carlo Balla, un timido e impacciato docente incaricato di far da guida alla terza G, classe di maturandi, in una gita che diventerà memorabile. «L’incanto ci aveva abbandonati per sempre», afferma sul finale una delle protagoniste. Un giudizio da non prendere troppo sul serio, perché l’incanto di quel film e della superba interpretazione di Delle Piane sono in verità destinati a restare.