Il lago dei cigni, di Pëtr Il’ič Čajkovskij, è uno dei balletti più famosi del XIX secolo. Se alla sua prima il 20 febbraio 1887, il balletto fu accolto tiepidamente dal pubblico, nel corso degli anni è diventata una delle opere più acclamate sia dal pubblico che dalla critica, venendo inscenata ancora oggi nei migliori teatri del mondo.
Oggi, “Il lago dei cigni” è finito (indirettamente) al centro delle polemiche a causa delle accuse di discriminazione razziale che la ballerina francese Chloe Lopes Gomes ha mosso nei confronti dello Staatsballett di Berlino.
Gomes ha infatti accusato una maestra dello Staatsballett di Berlino di averla discriminata per il colore della sua pelle, pretendendo che durante l’esibizione del balletto di Čajkovskij, si dipingesse il viso di bianco, secondo la già ampiamente discussa pratica del whitefacing.
Non solo, la ballerina ha poi rincarato la dose affermando, come riporta il quotidiano teutonico Der Spiegel, come non le sia stato rinnovato il contratto, scaduto la scorsa fine di ottobre, anche a causa del clima fortemente discriminatorio che c’era nei suoi confronti, portando come esempio cardine la richiesta del whitefacing per interpretare “Il lago dei cigni”.
Il “dipingersi il volto di bianco” o “whitefacing” è una pratica molto controversa nata in contrapposizione al “blackfacing” (ovvero quando attori bianchi si dipingevano il viso per interpretare personaggi di colore). Considerata apertamente razzista questa pratica nel corso degli anni, grazie alla presa di coscienza verso le problematiche razziali, è caduta sempre più in disuso, venendo utilizzata sempre meno da attori e registi.
Tornando all’episodio dello Staatsballet di Berlino, stando a quanto riporta la stampa locale tedesca, la maestra accusata di razzismo avrebbe difeso il suo operato affermando come tale richiesta sarebbe arrivata per non danneggiare “l’omogeneità” della rappresentazione del balletto.
La diffusione di questa notizia ha immediatamente creato molto clamore con l’opinione pubblica che rapidamente si è divisa tra chi ritiene inqualificabile, qualora venisse confermato, il comportamento dell’insegnante dello Staatsballett di Berlino e chi invece, come la rivista specializzata tedesca Ballett Journal, trova strano che tali accuse siano arrivate solamente una volta scaduto il contratto di lavoro della ballerina, titolando: “Come una cattiva ballerina si mette in scena come vittima”.
In attesa che la vicenda trovi ulteriori conferme e venga chiarita, o meno, la veridicità delle accuse di Chloe Lopes Gomes, risulta abbastanza evidente che la tempistica delle accuse lasci, perlomeno, qualche dubbio e che alimenti il sospetto che più che una vicenda di razzismo, si tratti di un tentativo di vendetta di un’artista ferita.
Carlo Alberto Ribaudo