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Editoriali

La Chiesa del 2020 non sa dare fede

Il 2020 è un anno che dovrebbe farci porre delle domande dal punto di vista teologico, eppure tali domande non sono mai pervenute a causa di un ateismo capitalista che soffoca e impedisce con i suoi impulsi di immediatezza ogni possibile meditazione spirituale.

L’anno che si è concluso, ma anche l’anno che stiamo vivendo, ci pone di fronte alla grossissima domanda sul declino della teologia, vero declino del ragionamento e della dimensione spirituale. Siamo infatti di fronte ad un’epoca in cui ancora una volta la natura e Dio ci hanno mostrato la loro grandiosità, una grandiosità distruttiva, pericolosa e che sottolinea, ancora una volta, come non sia possibile limitare il tutto ai soli prodigi della scienza e dell’uomo, ma che è necessario porsi nuovamente la domanda se vi sia qualcosa oltre al nostro umano sentimento.

In questo contesto non possiamo far a meno di constatare il grande vuoto lasciato dalla Chiesa Cattolica, un vuoto che pone delle serie domande sul futuro stesso di questa religione.
Appare totalmente inutile concentrarsi su mere questioni terrene o puramente utopiche – un esempio è l’ecumenismo – se mancano infatti i principi o li si danno scontati.

Proprio in riferimento a quest’ultimo esempio bisogna ricordare che dal punto di vista spirituale ci troviamo di fronte ”a una brioche” quando però il popolo necessita del pane “spirituale” per appagare la propria anima. Il pane è stato infatti cancellato.
Senza scendere sul ruolo dei pastori delle varie comunità perché sarebbe un discorso riduttivo, non possiamo che confermare l’assenza di una vera e propria guida spirituale al vertice della nostra religione.

Sono ben lontani i tempi in cui la chiesa era retta da figure come quella di Giovanni Paolo II, un Papa che ha lasciato a noi comuni mortali un forte messaggio di fede. Basti pensare alla sua lotta nei confronti del comunismo e di come abbia dimostrato al mondo intero che Dio trionfa sempre contro coloro che lo rinnegano.

Ma le sfide della Chiesa non si possono dirsi concluse e anzi è necessario che vi sia un maggior vigore da parte delle istituzioni ecclesiastiche che non possono ridurre il tutto alla Chiesa misericordiosa e francescana proposta in questi ultimi anni, perché quest’ultima non ha la capacità di essere il punto centrale della spiritualità nel ventunesimo secolo.

Il rischio è che ancora non si sia capito come è necessario puntare – senza esagerazioni – a una dimensione maggiormente spirituale nella quale si possa capire come la Chiesa e il Papa non siano semplici pastori di gregge ma la propagazione diretta di Dio.

M.S.