Chissà se quest’anno ce le faranno poi vedere, le spiagge, o se dovremo farci bastare qualche avvilente poster marittimo sulle pareti di casa. In ogni caso, il libro assolutamente da leggere sotto il sole estivo, anzi subito già l’abbiamo. Sto parlando di Confessioni di una radical chic pentita (Berica Editrice, 2021) di Serena Di, 136 pagine all inclusive: risate, commozione, ironia, riflessione, critica sociale. C’è infatti davvero di tutto, in questo intenso ma scorrevolissimo diario d’una reduce da ogni capriccio radical chic.
Set cinematografici, open space, viaggi, mostre, redazioni, studi televisivi con conduttori ipocriti, terrazze piene d’intellettuali conformisti stile Grande Bellezza: con la sua Smart e la sua voglia – appagata – d’affermarsi come donna in carriera scevra da zavorre («non voglio né marito né figli!»), Serena Di guida il lettore nei posti più esclusivi, dove all’ingresso ti ritirano il cellulare perché non vogliono finire su Instagram, dove osano solo politici, editori, critici di grido, insomma dove di comuni mortali trovi al massimo le domestiche, pagate rigorosamente in nero. E alla fine?
Alla fine scopri che non è tutto oro quel che luccica. Che i radical sono invidiati ma infelici, poveri diavoli che «piangono spesso in segreto» nonostante abbiano il mito d’una «folgorante carriera» – o forse proprio per quello. Confessioni di una radical chic pentita non è però solo un’immersione nell’indispensabile superfluo, è pure un racconto generazionale, costellato da personaggi che tutti abbiamo incontrato: la nonna devota, la professoressa politicizzata (va da sé, de sinistra), il compagno brillante ma vittima della droga, l’amica di sempre, i luoghi dell’infanzia ben impressi nel cuore anche se magari non da copertina.
Questo perché Serena Di – che «non è la cugina di Melissa P», come tiene da subito a precisare – non è nata radical chic, né è stata catapultata ai piani alti dall’aeronautica o tramite scorciatoie sessuali. Ci è arrivata da sola, da brava donna-libera-e-indipendente; salvo poi scoprire che ciò che rende vivi gli uomini non sono il conto in banca, l’overdose di sushi, le discussioni sui film di nicchia né le amicizie di vip veri o presunti. No, ciò che rende vivi gli uomini è quello che sa riempire loro vita a tempo indeterminato. Serena Di scopre o riscopre questo qualcosa quando conosce suo marito, e qua mi fermo. Non me la sento di rovinarvi la sorpresa.
Vi assicuro però che Confessioni di una radical chic pentita mica l’ho letto: l’ho divorato, riempito di sottolineature, segnalazioni di pagine. La mia povera copia giace già logora benché fresca di stampa. In compenso, posso oggi segnalarvi un testo che vi farà divertire, commuovere, riflettere. All’ultima pagina – questo ve lo anticipo – non penserete però ai radical chic con disprezzo, anzi. Serena Di ha un cuore e non infierisce sui suoi vecchi compagni di apericena. Però, ecco, respirerete un’aria diversa, libera da truffe e dai consigli degli influencer, sempre che non siano la stessa cosa. E difficilmente non ringrazierete l’Autrice per avervi messi in guardia da un mondo che promette e promette, ma poi. Lei c’è passata.