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Editoriali

Il personaggio, anzi l’emblema, dell’anno è per Secolo Trentino il virus Covid

Covid, Covid e ancora Covid: quest’anno non c’era molta scelta per individuare il personaggio o l’emblema del 2021. Attenzione a guardare male o come irrispettosa la nostra scelta: non si tratta di un personaggio positivo per il 2021, ma di un qualcosa che ha contraddistinto e per certi versi condizionato dal 1° gennaio 2021 a oggi l’intero anno. Siamo stati indecisi se attribuire il premio a Silvio Berlusconi per i suoi numerosi tentativi, che probabilmente riusciranno, di una piena riqualificazione della sua figura politica, a Elon Musk per via della sua visione imprenditoriale e di influencer, a Giuliano Amato per essere sempre un’attuale ipotesi in vista della decisione di un nuovo coinquilino al Quirinale.

Draghi lo abbiamo escluso poiché, se pur pluriosannato fa parte di quella intellighenzia burocratica che è diretta emanazione di Bruxelles, non ha tuttavia spiccato per visioni o strategie davvero impattanti

Alla fine abbiamo deciso di nominare “personaggio” dell’anno il Covid perché rappresenta il simbolo di quella pseudo-religione, il burocratismo, che ambisce a normare e protocollare ogni ambito della vita, dalla dimensione delle vongole alle parole da usarsi per gli auguri. Una religione che ha come clero i burocrati di Bruxelles, che però in piena pandemia non hanno saputo individuare dei parametri – adottabili in tutta l’Unione – per sconfiggere il virus.

Siamo ben lungi dall’ignorare la sofferenza di chi ha contratto il Covid o di chi ne è rimasto vittima, a loro e alle loro famiglie infatti va tutta la nostra solidarietà e vicinanza, ma non si può neanche ignorare come il Covid sia stato quest’anno lo strumento per imporre una precisa visione del mondo, un mondo dove il politicamente corretto, le norme e le imposizioni ai limiti dell’assurdo ne hanno fatto da padroni: basti pensare all’aver “saltato” la variante Csi per non offendere il presidente della Cina Xi Jinping, oppure le norme “salva Natale” che svariavano dalla mascherina durante la tombola al divieto di passarsi il telefono cellulare per gli auguri ai parenti lontani.

Il Green Pass, poi, ha dato vita a un susseguirsi di regole che di sanitario avevano ben poco. Ricordiamoci per esempio la frase pronunciata da Draghi lo scorso luglio: “L’estate è già serena e vogliamo che rimanga tale. Il Green Pass è una misura per potersi divertire, andare al ristorante, partecipare a spettacoli all’aperto e al chiuso con la garanzia di ritrovarsi con persone che non sono contagiose. Il Green Pass è una misura che da serenità e non toglie serenità”. Una frase che oggi suona strana perché i contagi hanno coinvolto anche coloro che hanno i Green Pass e in misura anche maggiore rispetto a quando il vaccino nemmeno era stato scoperto e distribuito.

Nel frattempo, non si sta ancora ponendo la giusta attenzione su come curare la malattia e senza neanche porre attenzione a modelli economici – possibili e senza particolari controindicazioni – validi per una società che si prospetta essere diversa da quella che conoscevamo, il tutto a favore di una “Covidonomy” (Covid-economy) fatta di sussidi, di fondi a pioggia, di bonus che poi sbattono sui terribili rincari delle materie prime e su una crisi occupazionale che arriverà nei prossimi mesi se non anni.

Il Covid ha poi rappresentato in quest’anno anche una forma di censura, dove si è impedito a molti di esprimere perplessità sui metodi adottati per una campagna vaccinale che certamente è stata un successo, ma che è stata condotta con modalità militaresche nella prima somministrazione e che adesso, nella confusione della “dose booster” sembra essere ritornata a quelle modalità confusionarie e prive di logica del sopracitato burocratismo.

Per tutti questi motivi, il Covid è senza dubbio il simbolo del 2021, un anno che doveva vedere la sua sconfitta e invece ha visto il suo trionfo anche più netto rispetto al 2020. Nella speranza che nel 2022 potremo assegnare questo titolo a un personaggio vero, libero e senza mascherina.