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Attualità Editoriali

Dio salvi la regina

Dio salvi la regina. E l’ha salvata, perbacco, Elisabetta ha 95 anni suonati e sembra avviarsi verso il traguardo della sua augusta genitrice, regina madre Elizabeth Bowes –Lyon, che se ne andò nel 2002, ultracentenaria; nello stesso anno si spense la sorellina minore, Margareth, di “appena” 72, ma la signora aveva vissuto pericolosamente, si sa. L’anno scorso, mancando di poco il secolo di vita, se n’è andato il principe consorte Filippo.

E’ sparito dai radar, già prima della pandemia, il “piccolo” Harry, con consorte e due marmocchi, forse in California o in Canada. Quanto a Carlo, erede al trono frustrato in carriera, finora ha provato solo la Corona…no, non quella giusta, il virutz. E’ circolata qualche vociaccia sul terzogenito Andrea e le sue ribalderie sessuali (sai che novità), gli altri tutti scomparsi, nascosti nei loro castelli e castellucci. Finalmente, grazie al pan-demonio 19, si sentiranno liberi di vivere, senza impegni di rappresentanza, nelle gabbie dorate dove comunque stavano…altro che avvicinarsi al popolo, come pigolava quella illusa di Diana.

Sappiamo che la nobiltà, detta Gotha, di origine centro europea, ha distribuito la polvere di stelle secondo territorio. Dalla Germania vengono i Windsor, vero nome Hannover, tedeschi, come lo stesso marito della regina, con quegli alberoni genealogici complicatissimi, che oggi ci fanno un baffo: siamo tutti su questa barca e i titoli nobiliari, possiamo pure attribuirceli da soli, ad cecium.

Quindi, signora Elisabetta Windor in Battenberg, com’è andata finora? Lei e il suo trono ereditato da uno zio birichino, dipinto come un narciso in balia di una vecchia meretrice, mentre voi eravate quelli buoni, rimasti in patria sotto le bombe della seconda guerra mondiale? Signora, si ricorda di quella volta che mostrò simpatia per i Tory e la sua ghenga di consigliori, che la marca stretta, le intimò di non farlo mai più? O che forse pensava di poter esprimere un’idea? E di quando Tony Blair, partito con inni repubblicani, si innamorò di lei, per poi involarsi nel club degli affaristi galattici?

L’Inghilterra è finita, no è risorta. Essa, anzi lei, rinasce sempre più forte che pria, dai riots degli anni settanta, al colonialismo culturale di cui ha avuto appannaggio, con quei tabloid tanto bellini che il suo popolino, appena fuori dalla cerchia di Londra centro, divora.

Lei vince sempre, anche quando sembra che la attacchino. Ci sono sfilati sotto gli occhi decine di servizi, fiction e film, che sembravano polemizzare con l’istituzione monarchica, zeppi di interviste a strani figuri, dalla dama di compagnia al maestro di ballo, ma alla fine tutti i salmi finiscono in gloria, lei è “the best”.

Che importa se il suo paese ha in mano il pugno di ferro sull’orbe terraqueo, se ancora esiste chi pensa che le monarchie servano a qualcosa, come pure le repubbliche, beninteso. Voi ci avete dato i Beatles, alibi di ferro.

Dio salvi questa regina, ma al prossimo turno, Dio salvi tutti.

Carmen Gueye