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Editoriali

Manly Hall. Atlantide e la morte della democrazia

Di tutti i misteri a noi giunti tramite gli echi della storia, Atlantide è senza dubbio uno di quelli che tuttora genera più curiosità, un mistero di cui Manly Palmer Hall parla a lungo nel suo libro “The Secret Destiny Of America”. Da buon Neoplatonico, anche il giudizio di Hall sulla democrazia non lascia spazio a speculazioni: essa è morta con Atlantide e ogni tentativo di resuscitarla politicamente senza una previa restaurazione spirituale dell’uomo è privo di senso. La vis hermeneutica che contraddistingueva le analisi di Manly Hall gli permetteva d’arrivare sempre dritto al punto: Atlantide e la sua distruzione vanno interpretate come una fiaba politica, come il racconto della morte di un archetipo che nella fattispecie rappresenta il migliore (e unico) sistema di governo del genere umano. 

Manly Hall scriveva “The Secret Destiny Of America” negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale e aveva capito che il problema del futuro dell’America non sarebbe stato quello d’affermare un nuovo ordine mondiale tramite la NATO quanto di riuscire a creare un nuovo ordine mondiale che si basasse su etica e spiritualità. Hall aveva studiato Platone, perciò sapeva che greci, egiziani e cinesi erano a conoscenza dell’emisfero occidentale e da migliaia d’anni come confermato recentemente anche dallo scozzese Graham Hancock nel libro “America Before. The Key to Earth’s Lost Civilization[1]. Hall sapeva insomma che non era un caso se l’America si trovasse in una certa situazione in quel preciso momento storico: era cosciente quale fosse il destino dell’America, perché sapeva che nulla accade per caso nel percorso storico dell’uomo, anzi; è pianificato con secoli d’anticipo: il sunto di “The Secret Destiny Of America”, è sostanzialmente questo.

Hall era quindi altrettanto consapevole che le politiche sociali e quelle economiche intraprese dal governo dei suoi tempi, come nella contemporaneità dominata dal mantra finanziario-morale ESG, erano confliggenti e non avrebbero mai permesso né soddisfazione etica né tantomeno economica, quantomeno per il popolo. Avrebbero portato solo guerra e discordia, nonostante si tentasse di celarle dietro le vesta d’ambasciatrici di una nuova democrazia mondiale, esattamente come accade in questi giorni. Una vecchia storia insomma, quella della democrazia mondiale, come nota Hall in apertura del primo capitolo: “Una democrazia mondiale era il sogno segreto dei grandi filosofi classici… Migliaia di anni prima di Colombo essi erano consapevoli dell’esistenza del nostro emisfero occidentale e lo scelsero per diventare il sito dell’impero filosofico.”[2] Hall nota che il racconto di Platone confermi che l’America sia stata visitata da diverse culture prima dei greci ma che esse non vi s’installarono né la colonizzarono perché coscienti non fosse ancora il momento per farlo. Fu “l’avvento del sogno democratico europeo[3] a far muovere lo sviluppo della cultura occidentale verso le rive del continente americano e fu cosi che dopo aver spodestato le comunità locali gli europei iniziarono a modellare l’idea di popolo americano “una razza che non è determinata dalle analisi del sangue o dalle dimensione craniche ma dalla dimensione di una convinzione: che gli uomini nascano liberi e abbiano il diritto ad avere tutti gli stessi diritti e possibilità nella loro ricerca della felicità”.[4] Un popolo cui Hall contrappone l’idea di “saggi… razza a se stante, per cui la nascita non è stata evento accidentale bensì intenzionale” [5]. Un popolo che è consapevole che l’unica razza, nazione e democrazia sia quella divina, come la grande fratellanza di cui parlava il poeta maledetto Charles Baudelaire. Ciò detto, lasceremo ai più curiosi il piacere documentarsi sull’interessantissimo racconto di Solone e del suo viaggio in Egitto…

Hall al riguardo evidenzia che la tradizione dell’impero perduto narrata da Solone a Crizia sia stata ampiamente abbellita in accordo alla teologia Orfica ma ciò non vuol dire che Platone intendesse screditare l’ipotesi che Atlantide sia fisicamente esistita. Platone era un filosofo perciò interessato allo stile di governo e quindi alla politica che caratterizzava l’elite d’Atlantide, l’unica forma d’aristocrazia possibile, quella accordata dalle leggi della Natura ai disciplinati, ai virtuosi, ai saggi. “La competizione è naturale per l’ignorante, la cooperazione è naturale al saggio[6] : era in tale consapevolezza che risiedeva il successo dell’aristocrazia d’Atlantide, filosofia che permetteva di preservare la pace e garantire prosperità al pianeta perché basata sulle leggi divine. Perché solo esse uniscono gli uomini in una lega ove chiunque attenti all’ordine tramite tirannia o conquista è punito dalla collettività. Troviamo infatti singolare quanto emerge analizzando il profilo del primo uomo che si fregiò del titolo di democratico nella storia post-atlantidea, Amen-Hotep IV, meglio noto come Akhanaton. Anche in questo caso il Gran Maestro Manly Palmer Hall illumina il nostro percorso come le torce nel tempio di Sais fecero con Solone durante la sua discesa verso il Nilo segreto. Nel secondo capitolo del testo Hall evidenzia le palesi somiglianze che contraddistinguono i paladini della democrazia del passato con quelli dell’attuale presente, parlando del “primo democratico del mondo”, Amen-Hotep IV, il faraone egizio nato nel 1338 prima di Cristo e antesignano del modello del filantropo-despota contemporaneo. Come scrive Hall, Amen-Hotep IV, anche noto come Aknathon, era “il primo uomo nella storia a includere l’idea di coscienza sociale nell’amministrazione di una grande nazione” [7]Un’analisi approfondita del profilo politico-sociale di Aknathon palesa a nostro modesto sentire delle rimarchevoli somiglianze con il modello di filantropo contemporaneo socialmente impegnato a la George Soros. Lo storico americano Charles F. Potter, autore di “The Story Of Religions. As Told in the Lives of Its Leaders[8]”, nel primo capitolo, titolato “Akhanton: il primo individuo nella Storia”, scrive che al suo tempo il faraone egizio era già unanimemente considerato “il primo pacifista… il primo democratico… il primo umanista, il primo internazionalista, la prima persona che tentò di creare una religione…”. Molto interessante, in chiave contemporanea, anche quanto evidenzia Manly Hall sul faraone egizio: Akhnaton considerava il problema sociale della vita come parte di una religione, non poteva accettare ineguaglianze dovute alla nascita, al livello di benessere economico o di stato fisico.[9]” L’egualitarismo su cui tanto ci aveva messo in guardia anche Fedor Dostojevskij, affonda radici anch’esso nell’Antico Egitto: e chi l’avrebbe mai detto?

Manly Palmer Hall è uno dei più grandi maestri dei misteri nella storia dell’uomo[10]. Chiunque vi si voglia addentrare può far affidamento sulla sua guida come Dante fece con Virgilio nella sua escursione nella selva oscura. E da vero maestro dei misteri, Hall va spesso letto contro le intenzioni “apparenti” delle sue parole. Il predetto commento intende evidenziare tutto tranne la benevolenza del faraone, come emerge chiaramente dalle altre analisi storiche incluse nel libro e di cui torneremo presto a parlare. Perché “The Secret Destiny Of America” del Gran Maestro Manly Palmer Hall è uno dei pochi testi in grado di fornire un elementare orientamento pedagogico a chi sia ancora inconsapevole delle profondità della tana del Bianconiglio…

Giulio Montanaro

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[1] Graham Hancock. America Before. The Key to Earth’s Lost Civilization, 2019. 

[2] Manly Palmer Hall. The Secret Destiny Of America. PRS, 1944. Pg. 1 https://www.prs.org/store/p17/The_Secret_Destiny_of_America_%28e-Book%29__PDF_388-X.html

[3] Ibidem, Pg 9

[4] Ibidem.

[5] Ibidem.

[6] Ibidem, Pg. 12

[7] Ibidem, Pg. 5

[8] Charles F. Potter. The Story Of Religions. As Told in the Lives of Its Leaders. G. Harrap & Co. Ltd, 1930.https://archive.org/details/in.ernet.dli.2015.218741/page/n1/mode/2up

[9] Manly Palmer Hall. The Secret Destiny Of America. Pg 12

[10] Giulio Montanaro. Il coraggio di essere Manly Palmer Hall. Nexus Edizioni. 2022.

Riguardo l'autore

giuliomontanaro

Nato e cresciuto a Padova, ha vissuto prevalentemente in Italia, Spagna e Tunisia. Ha lavorato come talent scout e agente nella musica elettronica. Innatamente bastian contrario, umanista, ergo radicalmente critico; talvolta anche provocatore. Collabora con vari organi d'informazione indipendente.