Un ragazzo di vent’anni vola in cielo: è una tragedia di per sé. Mentre questo calvario, umano e processuale, si dipanava, siamo stati e tuttora siamo alle prese con una rivoluzione sociale e i suoi riflessi sul nostro atteggiamento nei confronti dell’assoluto, dove lo spirito dei cari scomparsi si riposiziona secondo il tempo che scorre. Vediamo Marco in una nuvola di luce, come il Sam protagonista di “Ghost”.
La storia è nota, nella sua diacronia, ma è solo un contenitore, perché dentro non troviamo quasi nulla. Marco, da Ladispoli, è giovanissimo, bello, lanciato verso il futuro, fidanzato con Martina Ciontoli. I genitori Marina e Valerio sono una coppia affiatata, di una genia per bene che si dispera di incontrare in questi tempi bui. La famiglia, non molto numerosa tra zii e cugini, viaggia d’amore e d’accordo e tutti si adoperano per gli altri. Tuttavia anche i Ciontoli sembrano possedere queste qualità e i due nuclei familiari si frequentano amabilmente. Marco e Martina, primo amore l’un dell’altra, sono una coppia raggiante.
Marco è stato cresciuto con tutti i crismi, è sano e sportivo e, in quel maggio 2015, sta per riprendere la sua attività di “baywatch”. Abbiamo ascoltato, dal racconto di un amico, del suo coraggio, allorché aveva tratto in salvo una famigliola in gommone che turbinava tra le onde.
A ciò che abbiamo sinora ascoltato si aggiunga la visione della puntata di “Amore criminale”, dedicata al caso. E’ spaesante l’introduzione di questa vicenda in una serie dichiaratamente creata per parlare del famigerato “femminicidio” o anche il contrario, partendo però da una situazione di innamoramento che degenera in crimine: ma qui, perché? Per audience? Non vogliamo crederlo. Per aiutare ancora una volta i genitori affranti? Si immagina di sì, anche se questo forza la mano agli esiti sentenziati.
Riceviamo dunque la conferma di una vita specchiata, che si infrange senza causa apparente. C’è un silenzio in partitura, un’incoerenza fuori dal comune, difficilmente rinvenibile in tante cronache pur agghiaccianti dove, tuttavia, si coglie una linearità, seppure abnorme, nella vita e nell’agito del colpevole.
Occorre far la tara alle narrazioni, evidentemente piegate a un fine, per nobile che sia. Si fronteggiano due schieramenti: quello dei condannati e quello dei familiari della vittima.
Secondo i genitori, Marco non avrebbe mai fatto il bagno, in quanto igienista convinto dedito solo alle docce, e men che meno accettava che qualcuno entrasse mentre era intento a tali necessità.
Forse, non è detto. Proprio perché amante della pulizia, il giovane potrebbe essersi adattato alla bisogna con quel che c’era; e, dopotutto, fuori casa i figli si concedono qualche deviazione dalla routine, in questo caso, probabilmente, al solo scopo del quieto vivere. L’attaccamento, la dipendenza psicologica dei figli di Antonio al patriarca induceva forse eccessiva intimità.
Martina era gelosa di Marco? Naturale, certamente reciproco. Una coppia formatasi quando entrambi erano sedicenni vive un amore ormonale, che viaggia sulle montagne russe anche quando si tratta di bravi ragazzi, qualità che fino a quel momento ambedue sembravano possedere.
Non è stato il padre, ma il figlio? Tale scenario comporterebbe una psiche malata e morbosa, cose da quinto mondo o da vip balzani, e non ci sembra questo il caso; a meno non si voglia ipotizzare un gioco pericoloso armi in mano, ma Federico Ciontoli non pare aver mai mostrato passione per le armi. Anche questo aspetto appare una fantasia giornalistica.
Né ha ottenuto ascolto un filone delirante veicolato dai media: che Marco volesse arruolarsi in aeronautica e Martina intendesse impedirglielo con ogni mezzo, per non farlo allontanare. E’ emerso che il giovane presentava un piccolo problema congenito, forse di ostacolo nei corpi militari dove si esige la perfezione, probabilmente superabile. Vannini era fresco di diploma e non si sarebbe arreso dopo il primo tentativo, in questo aiutato dalla famiglia della fidanzata.
Il capofamiglia è stato beccato mentre gironzolava per avventure? Questo pettegolezzo è il frutto bacato di una vivisezione della privacy che le trasmissioni a tema praticano alla forsennata ricerca dell’ascolto, ma ai fini della ricerca della verità vale zero; e che un carabiniere si sia prestato a spalleggiare la famiglia Ciontoli, è ipotesi respinta in sede giudiziaria.
Da ultimo, il video dei ragazzi Ciontoli in caserma, che si organizzerebbero per fornire una versione edulcorata dei fatti, era alterato dal montaggio. La visione integrale ha mostrato che l’intento non era quello.
Non rinveniamo logiche, non veniamo a capo di un algoritmo comportamentale, sia pure abietto, che possa giustificare quanto accaduto. La moglie di Antonio, Maria Pezzillo, che al PIT si preoccupa della carriera del marito, è forse la chiave di interpretazione più credibile.
Dopo una prima sentenza mite, l’orientamento si è ribaltato e sono finiti tutti in carcere, a parte Viola Giorgini, la ragazza di Federico, incolpevole sopraffatta dagli eventi di cui fu solo spettatrice.
La situazione clinica sembra così poter essere riassunta:
“Il proiettile ha cagionato a Marco Vannini una ferita trapassante il cuore.
Ma come si presenta una ferita trapassante? In questo tipo di ferite, oltre ad un foro d’ingresso è presente un foro d’uscita. Che nel caso di Marco, mancava.
Il perito medico legale Ricci disse in aula qualcosa che i media hanno sempre taciuto insieme a moltissime altre informazioni che ci sarebbero servite per comprendere il caso.
Sul corpo di Marco non c’erano segni e non è quindi possibile che Martina o chiunque altre avesse visto l’ogiva nel suo costato.
Ricci, come tutti i sanitari intervenuti confermerà la totale assenza di qualsiasi segno che potesse far pensare ad una ferita trapassante. “Uno stravaso emorragico si è sviluppato dall’interno verso l’esterno, quindi per manifestarsi sulla cute ha avuto bisogno di tempo”.
Ricci: “La lesione ha sanguinato pochissimo…”
Alla domanda se le urla di dolore fossero compatibili con una lesione così causata da una pallottola nel braccio, il Dr. Ricci risponderà in modo affermativo.
Nella quarta foto è il Dr. Tornese addetto all’elisoccorso che parla: “La cosa strana è che non c’era il foro d’uscita né sul braccio né sul cavo ascellare e soprattutto non c’era foro d’entrata nell’emitorace.
Nessun ematoma di sorta sul corpo del ragazzo,” dirà Tornese, “obiettivamente nulla”. Presupponendo la concausa di assunzione di stupefacenti, somministrarono a Marco antidoti per stupefacenti e benzodiazepine.
Tornese parlerà inoltre di un ipotetico Maresciallo con il quale discuterà del percorso del proiettile.
Nell’ultima foto troviamo la descrizione del momento in cui davanti al figlio Federico, Antonio Ciontoli alzò il braccio di Marco per vedere se vi fosse il foro d’uscita.
Pochissimo sanguinamento esterno, nessun foro d’uscita, nessun segno visibile eccetto quel puntino che a dire dell’infermiera sembrava una bruciatura di sigaretta, reazioni di Marco che ai medici fecero sospettare una concausa di assunzione di stupefacenti”. Dalla pagina FB “Giustizialista a chi?”
Non ci sono scusanti per non aver trasportato subito Marco al Pronto Soccorso, una follia collettiva ha generato una morte assurda.
La nonna di Marco Vannini ha parlato di “diavoli protetti da altri diavoli”. Sì, dall’inferno qualcosa ha fatto capolino, non c’è altra spiegazione.
Carmen Gueye