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Società

Satira d’accatto: usque tandem?

Est modus in rebus”, giusto per ricordare da dove veniamo. E per sgamare l’eterogenesi dei fini, quando è il momento.

Una vignetta come quella pubblicata dal Fatto Quotidiano sulla sorella di Giorgia Meloni, con riferimento alla “sostituzione etnica” citata dal di lei coniuge, il ministro Lollobrigida, non è satira, è un insulto a molteplice valenza.

E’ un’offesa alle donne, alle persone con pelle scura, alla premier, in apparenza, e ce ne sarebbe già abbastanza per vergognarsene, ma è anche molto di più.

E’ un modo per screditare il femminismo classico e quello moderno, in nome della fluidità che oggi è un biglietto da visita da forca caudina; per canzonare gli immigrati ma pure chi li osteggia, in ossequio all’ambiguità di posizioni che premia al momento di rientrare in un qualsiasi governo si dovesse insediare in futuro; è una becerata senza pari per mettere in angolo le coppie regolari, in funzione della polivalenza anagrafica che impera in occidente, strizzando l’occhio al polimorfismo che spregia il naturale DNA a sistema binario, a breve inservibile anche in criminologia; è un modo per sentirsi anticonformisti e dileggiare chi se ne mostrasse scandalizzato, bollandolo di moralismo, termine in bocca ormai a tutti i pensanti liquidi che infestano una società preda sì di un virus, mai nominato dai sapienti della scienzah: quello dell’ignoranza assoluta.

Abbiamo forse un disegno strutturato della nostra vita, una visione a lungo raggio, come Socrate dopo aver bevuto la cicuta? Siamo uomini o androidi della destabilizzata periferia dell’impero, ciò che tutto il mondo è divenuto, senza un centro di gravità permanente?

Non vi svegliate ogni mattina con l’impressione che abbiano aperto il fuoco su di voi, senza avvertirne la provenienza, se è fuoco amico o nemico, perché non esistono più queste categorie di pensiero?

Non avete la sensazione che tutte le immagini che vi arrivano rappresentino le stesse facce, fotoshoppate, con rari pezzi originali, come manichini semoventi?

Improvvisamente si è scatenato un branco improvvisato di lupi solitari, scesi dai monti dove non trovavano più nutrimento.

Quale brodo di coltura nutre questi soggetti? Chi sono i nientofobi fegatosi alimentati da un flusso informativo che giustifica il bene dentro una cornice di male, nel quale ogni atto è giustificato e validato dai nuovi filosofi che hanno creato sponde di paradigmi in cui tempo e modo valgono secondo il nanosecondo in cui si agisce?

Vi siete chiesti perché siamo inondati da programmi e canali che parlano di crimine? Non sarà che sia rimasto l’unico tema che muove delle sinapsi, fino a far mutare lo spettatore in giustizialista pronto ad abbeverarsi, novello dracula, al prossimo episodio, possibilmente zeppo di ogni nequizia immaginabile nei deliri lisergici sado?

Voi state ancora pensando alle petrol-monarchie, vi siete distratti mentre rampavano l silicon imperi. Il progressismo unilaterale ha invaso anche il movimento del dito mignolo quando vi svegliate la mattina; la mano che vi salva deve prima passare il vaglio del think thank, dello spin doctor e dei motivatori politically, acciocché l’egemonia rimanga salda nei dizionari e nei libri di storia.

L’’occidente non si spaventi e possa seguitare a dettare le condizioni all’infante Bobo Dioulasso, non sia mai egli non divenga un bimbominkia, affamato e senza luce, ma allineato al Greenwich, unico meridiano in realtà valido per contare le ore dell’uomo. Le abbiamo ingollate tutte: l’anticap, l’anti-imper, l’antifa, l’antiraz, l’antigender, basta essere contro qualcosa e coltivare l’indignazione del canone.

L’intellettuale usa come paravento, la congiura dell’isolamento, cantava Radius, ma dov’è andato a sbattere il pensatore isolato, se è sempre con il paniere assiso su qualche poltrona televisiva?

La satira, eh sì, quella è sempre “in” o magari “no out”: con le sue metanfetaminiche allegorie metaforiche metroumane, ella si erge sopra ogni classificazione, metamorfomeggiando ogni abiezione.

Lo scopo deve essere sempre raggiunto, anche quando la vita non ne ha, tranquillizzatevi: avrete sempre la possibilità del rifiuto del reale, la  rinuncia a comprendere, la negazione del già negato e l’affermazione dell’affermato, la dipendenza dall’indipendenza formale, l’importante è che abbiate la loro idea..

Devo dormire, ergo devo essere equo e solidale. La verità è sempre orribile e ne siamo indegni, quindi evitiamola accuratamente, che sia reale o virtuale, e beninteso citare sempre Matrix, il volontariato, l’associazionismo, la solidarietà e l’ambientalismo.

Lo so, hai paura di sembrare zotico, rozzo e qualunquista anche sul catafalco, che si dirà di te dopo? Non ti devi angosciare, ci penseranno i posteri a darti una collocazione, vedrai, ti piacerà.

Carmen Gueye

Riguardo l'autore

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Carmen Gueye genovese laureata in lettere antiche, già pubblicista e attiva nel sociale, è autrice di romanzi, saggi e testi giuridici