«Giustizia»! Mi vengono in mente quelle persone massacrate da indagini investigative che vedono le udienze processuali dopo decine di anni (io, personalmente, ne sono uno poiché dal 2011 sono in attesa di una prima udienza dibattimentale di un processo il cui reato è già prescritto – ma rinuncerò all’applicazione della prescrizione per farmi vedere assolto). Ecco un motivo per il quale gli italiani dovrebbero indignarsi (e non è certamente l’unico, purtroppo).
INDIGNATI! Martin Luther King, contro l’assuefazione alle discriminazioni razziali che sembrava aver pervaso l’America, ripeteva: “Vi supplico di essere sempre indignati”. Ecco! Noi, cittadini italiani, dovremmo essere tutti e sempre INDIGNATI contro la vergognosa e inammissibile lentezza, torpida e colpevole, della magistratura italiana. Dobbiamo indignarci, non abituarci.
Il ricevere un “avviso di garanzia” non è un “atto di condanna” ma vuol dire semplicemente che la Procura della Repubblica sta’ indagando circa un’ipotesi di reato, che non vuol dire né di essere rinviati a giudizio né tanto meno condannati; dall’avviso di garanzia può scaturire una “archiviazione” oppure il “rinvio a giudizio” e successivamente al rinvio a giudizio la fissazione di una prima udienza. Il problema è che oggi, con l’avviso di garanzia parte la “macchina del fango” che colpisce il cittadino. Parte la «condanna pubblica» che gli stravolge la vita, dalle relazioni sociali alla carriera lavorativa e persino nei rapporti con la propria banca. Parte la campagna mediatica dell’Italia non garantista ma forcaiola. E’ questa Italia, quella dei talk show colpevolisti, e non puoi farci niente, proprio niente. Ed io invece m’indigno perché potremmo fare qualcosa. “Cosa?”
«Cosa possiamo farci?» mi domandate? INDIGNARCI, appunto.
Difendere lo stato di innocenza fino a prova contraria che la si ha con una sentenza definitiva. Difendere il diritto ad essere innocenti e far emergere una protesta generale contro la TV spazzatura e i suoi talk show dove gli indagati sono immediatamente vestiti da colpevoli. Indignati contro un sistema giudiziario che utilizza la ‘’pubblicità dell’indagine’’ per perseguire e promuovere teorie, non rispettando il ‘’segreto istruttorio’’.
Sapete che la giustizia italiana si colloca al 130esimo posto su 146 Stati per la capacità di risolvere le controversie e 126esima rispetto alle contestazioni della normativa giudiziaria? Sapete che nella classifica europea rispetto all’efficienza del sistema giudiziario italiano su 42 Stati analizzati l’Italia si classifica al 35mo posto? Uno potrebbe dirsi “ma quali sono le fonti di queste classifiche?”. Ebbene: il ministero della Giustizia italiano Ufficio Statistiche. Quindi chi è alla guida di questo ministero come anche il presidente del Consiglio ne sono ben consapevoli.
Indipendenza della magistratura e imparzialità dei tribunali sono altri due parametri che ci vedono molto malmessi. Malgrado ciò nessuno s’indigna (o sono ben pochi e con poca voce pubblica), come se non fosse un nostro problema (del resto è un’abitudine del tutto italiana, finché quel “problema” non ci colpisce direttamente e allora si vorrebbe che divenisse un “problema di tutti”). Siamo solo degli ipocriti!
Ma noi semplici cittadini potremmo anche non interessarci del “problema giustizia”, non così i parlamentari e chi governa il Paese. Per loro dovrebbe essere tra i primissimi obiettivi da raggiungere. È vero! Ogni governo che arriva ha nel suo programma una ‘’nuova riforma’’ del sistema giudiziario e ogni volta ci viene messa mano. Ma tutto poi si blocca. Perché? Che domanda: poiché la politica teme le toghe, tutto qua. Nessuno osa contraddirle. Chi c’ha provato è finito sotto “inchiesta ad orologeria”, cert’uni anche condannati ma la molto spesso assolti. Che si siano chiamati Darida, Berlusconi, Mastella per citare alcuni nomi eccellenti. Ma noi continuiamo non ad indignarci ma a ‘’borbottare’’… fintanto che non entra in casa nostra e allora …ci battiamo il petto.
Marco Affatigato