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L’OPINIONE. Femminicidi: quei maschi assassini e mascalzoni!

Pensavo ai femminicidi.

Rosa, Maria, Delia, Ester ed Elisa questi sono i nomi delle vittime di femminicidio delle quali l’informazione pubblica si è interessata già nel 2024 in Italia, dal 1° gennaio ad oggi. L’anno è appena iniziato eppure contiamo già cinque vittime. In media una ogni 48 ore: numeri da bollettino di guerra! Nel 2023 le vittime di femminicidio sono state 43, secondo la fonte: https://femminicidioitalia.info/lista/2023, o oltre 100, secondo la fonte: https://www.osservatoriodiritti.it/2023/10/27/femminicidi-2023-in-italia/. Ma poco importa!

Il 2024 si annuncia stando ai numeri ancora più tragico. Sono già cinque storie che raccontano di un problema evidentemente irrisolto. Il 2023 si era chiuso col dolore collettivo per la morte di Giulia Cecchettin. La vicenda della laureanda dal sorriso pulito trucidata dall’ex fidanzato Filippo Turetta aveva ha scosso tutti. Per giorni si è parlato di educazione al rispetto, di affettività sana, e per questo «cambiamento culturale» è stata fatta pure una Legge parlamentare. Il capo dello Stato nel suo messaggio di fine anno si è rivolto ai più giovani e continua, giustamente, a farlo in ogni incontro pubblico, ricordando loro che “l’amore è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità”. Ma ogni giorno ascoltiamo le reti televisive e leggiamo sui caratteri dei quotidiani ricordare degli avvenimenti efferati di donne uccise da uomini violenti.

Ma allora si potrebbe dire che i buoni propositi siano già svaniti? Allora mi sento di «parlare» e confrontarmi con voi sul femminicidio, sia a livello penale che morale. Io che mi sento maschio e, soprattutto, «marito, maschio, bianco e eterosessuale» parafrasando qualcuno e mi sento chiamato a rispondere di “concorso morale” nelle colpe degli uomini che odiano le donne, che le uccidono, che le picchiano, che le discriminano? Allora mi domando: io marito, maschio eterosessuale, noi mariti, maschi eterosessuali qualche volta c’entriamo oppure no?

Che posso dire di un “mascalzone” che accoltella, o picchia una donna che ritiene sua “preda” o sua “proprietà”? Niente! Non c’entriamo niente! Ogni volta che i TG annunciano una vittima di questo “mascalzone” non mi viene fuori neanche l’indignazione, essendo assuefatto, ma viene fuori il dolore. Un dolore infinito. Ma non mi sento di “accusare” tutti i maschi e allora mi permetto e mi autoincarico della loro difesa. Quella dei maschi, non dei mascalzoni.

Questo perché ho superato abbondantemente il mezzo secolo di vita ed ho conosciuto anche il mezzo secolo di incomprensioni e so che i maschi, noi maschi, al di là di essere «mariti» o «fidanzati», siamo vittime di un irrimediabile equivoco. Le donne (in senso generale, molte, alcune, fate voi che mi leggete) hanno un’idea di sé, e dunque un’idea di noi, basata su una teoria che implica “bellezza” e “perfezione”. Non sarà mai una ruga e non sarà mai un chilo di troppo e neanche un capello grigio a “spaventare” e rendere omicida un uomo che ama. E quando si ama una donna, quella donna sa essere bella ai suoi occhi perché bella lo è per sempre. E un uomo che ama una donna non può ucciderla. Non esiste un femminicidio per troppo amore ma solo perché ritenuta “preda” o “proprietà” o, ancora in un altro termine, sua schiava. Quindi nessuna attenuante.

Marco Affatigato

Riguardo l'autore

Marco Affatigato

nato il 14 luglio 1956, è uno scrittore e filosofo laureato in Filosofia - Scienze Umane e Esoteriche presso l'Università Marsilio Ficino. È membro di Reporter Sans Frontières, un'organizzazione internazionale che difende la libertà di stampa.

Nel 1980 la rivista «l’Uomo Qualunque» ha pubblicato suoi interventi come articolista. Negli ultimi anni, ha collaborato regolarmente con la rivista online «Storia Verità» (www.storiaverita.org) dal 2020 al 2023.