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L’inchiesta. Diversi produttori di acqua in bottiglia hanno filtrato illegalmente la loro acqua per nascondere la contaminazione

Il Gruppo Nestlè, il gruppo Alma  e altri produttori hanno nascosto ai consumatori acquirenti che l’acqua pompata e imbottigliata era contaminata e che per continuare ad imbottigliarla utilizzarono sistemi di depurazione vietati .

Il 30%  dei marchi importato in Italia i marchi di acque minerali sarebbe interessato: quelle del gruppo Nestlè Waters (S. Pellegrino, Acqua Panna, Levissima e Perrier e Acqua Brillante Recoaro), quelle del Gruppo Alma (Cristaline, Sanit-Yorre, Vichy Célistins, Chateldon, Monte Bianco, Thonon, Cormayeur, Vals) e le acque Vittel, Contrex, Hépar, Evian.

Questo emerge da una inchiesta portata avanti dal quotidiano francese «Le Monde» e dalla «Unità Investigativa di Radio France».

In un articolo intitolato “Perrier, Vittel, Contrex: Nestlé fa il suo mea culpa”, il quotidiano francese ‘’Les Echos’’dello scorso 29 gennaio 2024 ha rivelato che “per anni Nestlé aveva violato le norme per preservare la sicurezza delle sue acque”. Questa operazione di “mea culpa” da parte della multinazionale è stata, in realtà, orchestrata dai suoi team di comunicazione.

Nestlé ha finto di fare il gioco della trasparenza mediatica perché sapeva, attraverso le domande che le avevamo inviato, che il quotidiano ‘’Le Monde’’ e la ‘’’Unità investigativa’’ di ‘’Radio France’’ si preparavano a pubblicare un’inchiesta imbarazzante che rivelava la natura della sua pratica. Un’indagine condotta da diversi mesi, e che svela una questione molto più complessa di quanto il colosso svizzero vorrebbe farci credere.

Uno strano incontro

Il punto di partenza di questa indagine è un incontro interministeriale svoltosi nel febbraio 2023, sotto la guida di Matignon, e dei ministeri dell’Economia e della Salute francese. All’ordine del giorno: l’azienda Nestlé e i suoi siti francesi di produzione di acqua imbottigliata. Nel resoconto di questo incontro, ottenuto da ‘’Le Monde’’ e dalla ‘’Unità investigativa’’ di Radio France, si parla di piani di “azione” e di “trasformazione” per gli impianti di confezionamento dell’acqua della Nestlé e di “monitoraggio batteriologico e virologico rafforzato della qualità dell’acqua”.

Si precisa inoltre che “in risposta alle richieste dell’industriale”, e dopo “diversi scambi con rappresentanti di Nestlé Waters”, il gabinetto del Primo Ministro francese, Elisabeth Borne, concede a Nestlé “la possibilità di autorizzare, mediante modifica dei decreti prefettizi, la pratica di microfiltrazione inferiore a 0,8 micron”.

Incuriositi da questo documento apparentemente piuttosto tecnico, ‘’Le Monde’’ e la ‘’Unità investigativa’’ di ‘’Radio France’’ hanno scoperto l’esistenza di un inganno che andava avanti da anni.

Trattamenti vietati

Tutto è iniziato nel dicembre 2020, dopo una denuncia di frode all’interno del gruppo «Sources Alma», che produce una trentina di acque in bottiglia in Francia, tra cui «Cristaline», “l’acqua preferita dai francesi”, ma anche «Saint-Yorre», «Vichy Célestins» o addirittura l’acqua di «Châteldon», un’acqua “eccezionale” che “diventò nota alla corte dei re di Versailles per le sue virtù digestive”, secondo il sito web del marchio.

Sulla base della segnalazione di un dipendente di una fabbrica del «gruppo Alma», la Direzione Generale per la Concorrenza, i Consumatori e la Repressione delle Frodi (DGCCRF) apre un’indagine. Scopre che l’azienda sottopone le sue acque minerali a trattamenti non conformi alla normativa: iniezione di solfato di ferro e CO2 industriale, microfiltrazione al di sotto delle soglie autorizzate, ma anche miscele di acque cosiddette “minerali” o “di sorgente”. l’acqua per intenderci… della rete, quella che sgorga dal rubinetto.

Un vasto inganno registrato in un rapporto titanico, di oltre 120 pagine, custodito sotto chiave nell’ufficio di Éric Neveu, procuratore della Repubblica del Tribunale di Cusset (Alvernia-Rodano-Alpi), che ha aperto un’indagine preliminare il 7 luglio 2023. Interrogato dai giornalisti investigativi di ‘’Le Monde’’ e da quelli della ‘’Unità investigativa’’ di ‘’Radio France’’, il procuratore assicura che “potrebbe essere aperta un’indagine giudiziaria per diversi reati relativi ad atti di inganno”. Al che il «gruppo Alma» ha risposto (parlando al presente): “Non utilizziamo alcun trattamento non conforme”. Questa vicenda, di cui già in parte avevano parlato altri giornalisti di ‘’ Mediacités’’, aveva finora ricevuto poca attenzione. Tuttavia, secondo le informazioni dei giornalisti di ‘’Le Monde’’ e della ‘’Unità Investigativa’’ di ‘’Radio France’’, si tratta solo della parte emergente di un’altra vicenda, di portata nazionale e internazionale.

Un incontro segreto a Bercy

Perché nell’ambito dell’indagine del 2020, la repressione delle frodi ha fatto un’altra scoperta. Il «gruppo Alma» non sarebbe l’unico a ricorrere a trattamenti interni. Dall’analisi dell’elenco dei clienti del gruppo emerge che una parte significativa dei produttori del settore acquista filtri non autorizzati. E analizzando le schede dei fornitori di filtri, gli investigatori hanno scoperto, tra i nomi dei clienti, quello di un colosso dell’agroindustria: «Nestlé Waters», la divisione globale per l’acqua in bottiglia del «gruppo Nestlé», che dispone di due siti di confezionamento di acqua minerale naturale in Francia: nei Vosgi (Vittel, Contrex, Hépar), e nel Gard, a Vergèze (Perrier).

La multinazionale svizzera Nestlé, che da sola detiene più di un terzo del mercato dell’acqua imbottigliata in Francia, ha poi chiesto un incontro con l’ufficio del ministro dell’Industria francese , Agnès Pannier-Runacher. Viene organizzato un incontro a Bercy, in totale riservatezza, a fine agosto 2021. In una sorta di procedura di dichiarazione di colpa, strana e del tutto informale, Nestlé ammette di utilizzare trattamenti non conformi. E i rappresentanti della multinazionale spiegano al Ministero dell’Economia francese che senza questi trattamenti non sarebbe più possibile continuare a gestire le loro fabbriche di acqua minerale. Perché le fonti d’acqua utilizzate dal «gruppo Nestlé» sono regolarmente contaminate.

Secondo l’articolo 40 del codice di procedura penale francese, ogni pubblico ufficiale “che ha avuto conoscenza di un delitto o di un delitto” deve rivolgersi immediatamente al pubblico ministero (leggasi Procura della Repubblica) ed informarlo. Tuttavia, in questa fase del caso, il governo francese decide di non informare i tribunali o le autorità europee. Secondo l’articolo 11 della direttiva 2009/54/CE sulle acque minerali naturali, se uno Stato membro ha motivo di ritenere che un’acqua non è conforme alla normativa, deve comunque informare immediatamente la Commissione Europea e gli altri Stati membri. Ma anche in questo caso la Francia non trasmette alcuna informazione, come  ha confermato la Commissione Europea ai giornalisti di ‘’Le Monde’’ e della ‘’Unità Investigativa’’ di ‘’ Radio France’’.

Intanto, durante l’incontro organizzato a Bercy, Nestlé non si limita a informare il governo. Richiede la possibilità di continuare a usufruire di questi trattamenti vietati. La multinazionale richiede addirittura di studiare la possibilità di modificare la normativa a suo favore, concedendole la possibilità di purificare la propria acqua utilizzando filtri con una capacità di filtrazione inferiore a 0,8 micron, vale a dire una maggiore capacità di filtrazione. Questa strategia darà i suoi frutti, poiché il governo francese accetterà di giocare il gioco della negoziazione.

Norme severe

Per capire qual è la posta in gioco è opportuno soffermarsi un attimo a dare un’occhiata alla normativa relativa all’acqua in bottiglia in Francia. Il codice della sanità pubblica definisce tre tipologie di acque confezionate: acque minerali naturali, che si distinguono per la loro “purezza originaria” (Perrier, Vittel, Evian), acque di sorgente (Cristaline), e “acque rese potabili mediante trattamento”.

Se quest’ultima può subire lo stesso tipo di trattamento di quelli applicati all’acqua potabile del rubinetto, lo stesso non vale per le prime due categorie. Le acque minerali naturali e le acque sorgive hanno in comune il fatto di essere – normalmente – protette dai rischi di contaminazione e inquinamento perché prelevate in profondità dalle falde freatiche, e quindi, in linea di principio, “microbiologicamente sane”. Possono quindi essere sottoposti solo ad un numero molto limitato di trattamenti di depurazione. È severamente vietato l’uso di sistemi di purificazione come filtri a carbone o filtri UV.

Solo alcuni filtri sono tollerati dall’amministrazione francese, sulla base di un parere dell’AFSSA (Agence Française de Sécurité Sanitaire des Aliments) del 2001, solo a condizione che la loro soglia di filtrazione non sia inferiore a 0,8 micron e che i filtri siano utilizzati, in modo eccezionale e non sistematico, con l’unico scopo di liberarsi l’acqua di alcuni composti come particelle di ferro o manganese. In ogni caso tali filtri non dovranno mai avere “l’obiettivo di modificare le caratteristiche microbiologiche dell’acqua”. Poiché l’acqua minerale naturale è caratterizzata dalla sua “purezza originaria”, non è necessario purificarla.

È anche in nome di questa “purezza originaria”, la cui immagine è coltivata grazie ad un’intensa attività di marketing da parte dei produttori, che i consumatori francesi ma anche quelli di altri Paesi, come l’Italia, dove queste acque in bottiglia vengono esportate,  hanno un altissimo livello di fiducia nella qualità dell’acqua in bottiglia. Pagano centinaia di euro ogni anno per permettersi questo “oro blu” in plastica. Un’acqua 100 volte più costosa di quella che sgorga dal rubinetto, ma che dovrebbe essere “più pura”, “più sana”, “fa bene alla salute”.

Trattamenti illegali nascosti

Da molti anni, però, non c’è nulla di “puro” o di “naturale” nelle acque minerali naturali del «gruppo Nestlé». È quanto rivelerà un’inchiesta avviata dopo l’incontro organizzato a Bercy , sede governativa, con i rappresentanti della Nestlé. Il governo non intraprenderà azioni legali ciontro il «gruppo Nestlè», ma ordinerà comunque un’indagine amministrativa nell’ottobre 2021. Del resto emergerà che non si tratta in particolare delle pratiche della Nestlé, ma di “tutte le fabbriche di confezionamento dell’acqua stabilite in Francia”.

Con una lettera firmata dal ministro francese Bruno Le Maire e Olivier Véran, allora ministro della Sanità, e Agnès Pannier-Runacher, ministro dell’Industria, l’Ispettorato generale degli affari sociali (IGAS) è incaricato di “valutare l’uso dei trattamenti non autorizzati produttori di acqua”. Il governo francese decise quindi di inviare dei questionari alle aziende produttrici, affinché potessero dichiarare quali tipologie di trattamenti utilizzavano. Anche le Agenzie Sanitarie Regionali (Ars), a sostegno dell’Igas, sono invitate a ispezionare alcune fabbriche di imballaggi. In totale vengono effettuate 32 ispezioni, in particolare negli stabilimenti del «gruppo Nestlé».

Le conclusioni di questo rapporto, presentato al governo francese con sei mesi di ritardo e nella massima riservatezza, nel luglio 2022 (e che ‘’Le Monde’’ e la ‘’Unità investigativa’’ di ‘’Radio France’’ hanno potuto consultare), sono schiaccianti: “il lavoro ha permesso di rivelare che quasi il 30% delle denominazioni commerciali subiscono lavorazioni non conformi” si legge. Un terzo dei marchi di acqua in bottiglia non rispetta le normative. E il livello di non conformità, secondo gli ispettori, sarebbe in realtà “molto probabilmente più elevato”, tenendo conto “delle difficoltà per i servizi di controllo nell’individuare pratiche deliberatamente occultate”.

Per quanto riguarda Nestlé, il 100% dei marchi sono colpiti dall’utilizzo di trattamenti vietati. Il rapporto cita “gravi deviazioni” dalle normative. «Da un lato in tutti gli stabilimenti del gruppo vengono utilizzati trattamenti non conformi: microfiltrazione inferiore a 0,8 micron ma anche carboni attivi e ultravioletti, il cui divieto è assoluto e non lascia spazio ad interpretazioni. Ma soprattutto e dall’altro , i punti di campionamento utilizzati per qualificare la risorsa grezza (acqua alla fonte) sono stati deliberatamente posizionati dopo questi trattamenti non autorizzati”, precisa il rapporto.

È chiaro che Nestlé non solo utilizza trattamenti illegali nelle sue fabbriche, ma li ha anche deliberatamente nascosti, in particolare dietro gli armadi elettrici. Altro colpo di scena problematico: l’azienda ha utilizzato un sistema volto a ingannare gli agenti di controllo delle Aziende Sanitarie Regionali, incaricati del controllo sanitario dell’acqua in bottiglia. Mentre pensavano di prelevare l’acqua direttamente dalla fonte, in realtà prelevavano acqua pretrattata.

Acqua minerale contaminata

E per una buona ragione: le risorse acquifere sfruttate da Nestlé sono regolarmente contaminate microbiologicamente, in particolare da batteri come l’Escherichia coli. Nell’acqua Perrier sono state scoperte anche tracce di inquinanti chimici, come i metaboliti dei pesticidi. I trattamenti non conformi messi in atto avevano quindi non solo lo scopo di prevenire possibili contaminazioni dell’acqua, ma anche di “pulirla” da agenti contaminanti. Come indicato nel rapporto IGAS, “queste pratiche non sono chiaramente conformi al codice di sanità pubblica’’. Nestlé Waters ha annunciato l’attuazione di un piano per il ritorno alla normalità, ma non è sicuro che il deterioramento della qualità della risorsa possa essere frenato.

“L’evoluzione delle condizioni climatiche e ambientali, con il moltiplicarsi di eventi estremi, come siccità o inondazioni, combinato con l’espansione delle attività umane intorno ai nostri siti, rende molto difficile mantenere la stabilità delle caratteristiche essenziali di un’acqua minerale naturale”, spiega Nestlé Waters in risposta alle domane poste dai giornalisti investigatori di ‘’Le Monde’’ e della ‘’Unità Investigativa’’ di ‘’Radio France’’. Se la multinazionale afferma di aver oggi “ritirato” dai propri stabilimenti i trattamenti ultravioletti e i filtri a carboni attivi, ammette di aver mantenuto i dispositivi di microfiltrazione “compatibili con il quadro normativo”.

Secondo Nestlé Waters tutto sarebbe tornato alla normalità. Tuttavia il sistema di microfiltrazione gestito da Nestlé non è in alcun modo compatibile con il “quadro normativo”. Interrogata su questo punto dal governo francese, l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Alimentare Nazionale (ANSES) ha risposto nel gennaio 2023, in una lettera, che Le Monde e l’Unità investigativa di Radio France avevano ottenuto in copia, che i filtri utilizzati e gli interventi per il trattamento dell’acqua non dovrebbero mai mirare a mascherare un’inadeguatezza della qualità. Tuttavia, come ricorda il direttore generale dell’agenzia ANSES, Benoit Vallet, è per questo scopo che Nestlé è stata indotta ad attuare trattamenti vietati di disinfezione e disinquinamento delle “acque grezze” di alcuni bacini idrografici “che presentano contaminazione da batteri coliformi ed enterococchi”. Evidentemente per l’ANSES non sarebbe accettabile lasciare che Nestlé continui a utilizzare trattamenti illeciti. Il governo francese, tuttavia, ha deciso di non farlo nel corso della riunione interministeriale menzionata all’inizio di questo articolo, poiché ha convalidato, “su richiesta dell’industriale (…) la possibilità di autorizzare mediante modifica dei decreti prefettizi la pratica di microfiltrazione inferiore a 0,8 micron”.

Rischio di salute?

A prima vista, sembra che i trattamenti, sebbene non conformi, proteggessero i consumatori dal deterioramento della qualità dell’acqua. “La sicurezza sanitaria dei nostri prodotti è sempre stata garantita e rimane la nostra priorità assoluta”, promette Nestlé nella sua risposta ai giornalisti investigativi di ‘’Le Monde’’ e della ‘’Unità investigativa’’ di ‘’Radio France’’. Il Ministero dell’Economia francese assicura inoltre che “al momento non è stato individuato alcun rischio sanitario legato alla qualità dell’acqua imbottigliata”. Chiaramente l’attuazione delle cure sarebbe un inganno, ma dal punto di vista sanitario la loro attuazione rafforzerebbe la sicurezza.

Nestlé sostiene inoltre di aver “sospeso” oggi alcuni pozzi utilizzati per la produzione di Hépar e Contrex (l’acqua Contrex è una delle numerose acque in bottiglia interessate da pratiche ingannevoli dei produttori), e di aver avviato la “produzione di una nuova gamma di bevande a base di acqua destinate al consumo umano” nel Gard per tenere conto dei “più sensibili natura di alcune trivellazioni”. Evidentemente la multinazionale avrebbe smesso di sfruttare le sue fonti più contaminate, o ne avrebbe dirottato l’uso.

Ma se l’azienda ha effettivamente, come assicura, rimosso i filtri al carbone attivo e ai raggi ultravioletti da tutti i suoi stabilimenti, ci si chiede se il rischio per la salute non sia oggi maggiore rispetto agli anni precedenti. Secondo gli ispettori dell’IGAS, infatti, se “nel complesso” il “livello di conformità dell’acqua in bottiglia fosse elevato, non sarebbe prudente concludere che il rischio sanitario, in particolare quello microbiologico, sia perfettamente controllato”. Ancora più preoccupante, IGAS spiega che “i trattamenti messi in atto” essendo stati messi in atto per “compensare la mancanza di qualità della risorsa, la loro interruzione rischia di causare un rischio per la salute”. L’installazione di filtri non conformi potrebbe quindi costituire “falsa sicurezza”, e potrebbe “esporre i consumatori a un rischio per la salute legato all’ingestione di virus”.

Giustizia a geometria variabile

Forse i tribunali francesi dovranno pronunciarsi sulla questione ma che faranno quelli di altri Paesi , come l’Italia, dove quei marchi di acque minerali vengono importate e vendute?  Perché, secondo le informazioni di Le Monde e dell’Unità investigativa di Radio France, l’ARS Grand Est ha contattato la procura della Repubblicadi Epinal nell’ottobre 2022 e  Frédéric Nahon, pubblico ministero incaricato del caso, ha poi aperto un’indagine preliminare nel novembre dello stesso anno, per “inganno” nel codice della sanità pubblica. Secondo il magistrato, “Nestlé ha effettivamente utilizzato sistemi di filtrazione illegali e le sue acque minerali naturali hanno perso il loro status di acque minerali naturali. Ciò equivale a un inganno”. La determinazione, anche tardiva, della direzione dell’ARS Grand Est, contrasta con l’atteggiamento dell’ARS Occitanie, guidata da Didier Jaffre. Quest’ultima sarebbe stata più sensibile alle argomentazioni di Nestlé. Sebbene nel Gard siano stati constatati reati identici a quelli identificati nei Vosgi, non ha intrapreso alcuna azione legale. Il pubblico ministero di Nîmes, Cécile Gensac, assicura di “non aver mai sentito parlare del minimo inganno riguardante la fabbrica Perrier”.

Lo scorso ottobre, in un’e-mail rivelata da al settimanale francese , ‘’Canard Enchainé’’, il direttore dell’ARS Occitanie scriveva ai suoi team che, a causa dei molteplici problemi di inquinamento osservati con agenti inquinanti eterni e metaboliti di pesticidi, l’acqua del rubinetto non dovrebbe più essere consumata, e che ora sarebbe sarebbe meglio privilegiare… l’acqua in bottiglia. Dalle informazioni assunte dai giornalisti di ‘’Le Monde’’ e della ‘’Unità investigativa’’ di ‘’ Radio France’’ risulta che alcune di queste acque oggi non sembrano più molto diverse dall’acqua che beviamo dal rubinetto… A parte il prezzo. Ricordiamolo: le acque Vittel, Contrex, Hépar, Evian, quelle del Gruppo Alma (Cristaline, Sanit-Yorre, Vichy Célistins, Chateldon, Monte Bianco, Thonon, Cormayeur, Vals) , del gruppo Nestlè Waters (S. Pellegrino, Acqua Panna, Levissima e Perrier e Acqua Brillante Recoaro) vengono importate, distribuite e vendute in Italia.

Marco Affatigato

Fonte: ‘’Unità investigativa’’di Radio France, Marie Dupin Radio Francia