Non c’è alcun dubbio che in una situazione come questa, in cui dall’inizio del conflitto tra Russia ed Ucraina, che ormai dura da più di due anni, il gas russo per vie traverse passando per i paesi arabi e africani, non ha mai smesso di essere iniettato verso l’Europa. Però ogni scusa è buona per spingere il locomotore europeo verso la folle rincorsa verde.
Stati Uniti, Regno Unito decisero di bandire le importazioni di gas russo nei loro paesi invitando l’Unione Europea a chiudere i rubinetti di gas, petrolio e carbone che provenivano dalla Russia: ovvero 30 e 40% del fabbisogno dell’intero continente. L’Unione Europea accettò. Ma la Russia, ed in particolare Gazprom, ridusse le forniture estere? No. Anzi le forniture aumentarono e presero altre direzioni: India, Turchia, Algeria, Emirati Arabi. Guarda caso proprio quei Paesi con i quali noi, Italia, ma anche altri Paesi dell’Unione Europea hanno sottoscritto contratti di fornitura… ad un prezzo più alto di quello che pagavamo a Gazprom. A questo poi dobbiamo aggiungere il contratto sottoscritto con gli USA.
E’ necessario ricordare anche che l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) , subito dopo l’inizio del conflitto, aveva presentato all’Unione Europea 10 misure per ridurre la propria dipendenza dal ‘’gas naturale russo’’ entro un anno, senza che essa dovesse abbandonare i suoi obiettivi ambientali stabiliti nel «Green Deal». Queste misure includevano il non firmare nuovi contratti di gas con la Russia, la sostituzione delle forniture russe con gas da fonti alternative, l’introduzione di obblighi minimi di stoccaggio del gas e l’accelerazione della diffusione dell’energia solare ed eolica…ma anche l’incoraggiamento dei consumatori a ridurre temporaneamente la temperatura del loro termostato di 1°C. Insomma più ambientalismo e più costi e freddo per tutti. Anche su questo aspetto due anni sono passati senza però che si vedano ‘’benefici per i consumatori’’.
Dovremmo quindi domandarci: perché i prezzi continuano a salire? Solo per la paura di tagli delle forniture? e perché non si interviene sui prezzi dei carburanti (le cui scorte acquistate mesi orsono non possono esser state influenzate dai prezzi attuali) e dei beni di consumo? Non si venga a dire che i prezzi di olio di oliva e di semi e di altri generi alimentari dipendano dalla ‘’guerra in Ucraina’’ oppure che la farina sia stata confezionata in questi due anni di guerra per la vendita ai supermercati; non ci si venga a dire che l’olio di oliva dipenda dalla produzione di olive in Ucraina o Russia… almeno si abbia un minimo di pudore, per favore. Tutto questo ha un nome che con la ‘’guerra in Ucraina’’ non c’entra proprio nulla… e i consumatori, la gente comune, comincia a capirlo. Ed allora è necessario ‘’allargare il conflitto’’ spostando l’attenzione nel Mar Rosso e Canale di Suez… se ci sono gli aumenti dei beni di consumo è colpa degli Houthi yemeniti che attaccano le navi cargo nel Mar Rosso e quindi obbligano ad un ‘’percorso navale’’ più lungo per l’arrivo delle merci di importazione in Europa. È colpa loro! Ma veramente vogliamo farci prendere per i fondelli ancora per molto tempo?
Diamo a Cesare ciò che è di Cesare! La colpa, che qui’ non morì fanciulla, è solo degli SPECULATORI. Speculatori che non sono all’origine della produzione del prodotto ma alla parte finale della catena. Sapete quanto è venduta dal produttore 1 tonnellata (1430 litri) di benzina verde? 560 dollari americani , ovvero 0,40 centesimi di dollaro (0,37 centesimi di Euro) al chilo. Sapete quanto è venduta 1 tonnellata di zucchero (1000 chili)? 380 Euro, ovvero 0,38 centesimi di Euro al chilo. Sapete a quanto è venduta 1 tonnellata di farina alimentare (1000 chili)? 480 dollari americani, ovvero 0,48 centesimi di dollaro (0,44 centesimi di Euro) al chilo. Allora non prendiamoci in giro! È solo SPECULAZIONE che passa dal grossista al venditore finale e a garantire il loro super guadagno è il consumatore sfruttato.
Perché la speculazione assurda delle ultime settimane se i beni energetici non mancano, né sono diminuiti? Costo al consumatore di benzina, diesel e metano per autotrasporto oltre i due euro al litro non dipendono certo dalle forniture dalla Russia; come il costo dei generi alimentari e di altri beni di consumo non dipendono di certo dagli ‘’attacchi degli Houthi yemeniti’’ (che se proprio volessero, sarebbero messi in grado di non nuocere in due millesimi di secondo, come fecero con gli iracheni di Saddam Hussei in Kuwait) ed anzi si porrebbe anche fine ad una guerra in Yemen; né l’inflazione della Zona Euro della quale ci parla la Presidente della BCE Lagarde, succeduta al prof Mario Draghi, non dipende dal conflitto ‘’russo ucraino’’ né dagli Houthi.
Due fatti sono certi ed evidenti a tutti. La scelta occidentale, soprattutto europea e delle sue istituzioni, di spingere ed inseguire la politica commerciale estera statunitense. Quella politica che paghiamo noi cittadini alla pompa del benzinaio, al banco della spesa e al pagamento delle bollette. L’impatto economico sarà tutto sulle nostre spalle e tutto a causa degli errori politici compiuti in passato dall’Alleanza Atlantica e della mancanza assoluta di diplomazia politica degli attuali leader europei.
Certamente tra gli speculatori e fomentatori di guerra e sanzioni ci sono gli amanti dell’ambientalismo verde. I verdi paladini di Greta, i seguaci del Vice Presidente della Commissione Europea, Franz Timmermans, e i miliardari investitori globali del GAFA, quelli dell’economia verde che ora stanno festeggiando riempiendosi i portafogli.
Non a caso la Commissione già lo disse con la sua «Comunicazione RePower», ovvero uno schema di piano per rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030, a partire dal gas. E lo comunicò alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina dimostrando che nulla c’entra con la speculazione dei prezzi energetici. In estrema sintesi il piano, fu posto al vaglio dei capi di stato e governo 10 e 11 marzo 2022, prevedeva: di diversificare l’approvvigionamento di gas dell’Europa ed includere il gas naturale liquefatto (LNG) importato da luoghi come gli Stati Uniti e il Qatar, “e lo sviluppo di biogas e idrogeno”; di accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili “e la produzione dei loro componenti chiave” così come “lo snellimento delle procedure di autorizzazione per i progetti energetici” come i parchi eolici; di migliorare le interconnessioni delle reti europee del gas e dell’elettricità, compresa “la piena sincronizzazione delle reti elettriche”; di “rafforzare la pianificazione di emergenza dell’UE per la sicurezza dell’approvvigionamento” ed infine di “migliorare l’efficienza energetica e la gestione del consumo di energia, e promuovere un approccio più circolare alla produzione e ai modelli di consumo”.
In tutto ciò colpirono le parole di Timmermans pronunciate alla presentazione del documento, a conferma di come la ‘marcia verde’ sia ben felice del conflitto e tutto faccia per evitarne soluzioni diplomatiche: “Buttiamoci nelle energie rinnovabili alla velocità della luce. Le rinnovabili sono una fonte di energia economica, pulita e potenzialmente infinita e invece di finanziare l’industria dei combustibili fossili altrove, creano posti di lavoro qui. La guerra di Putin in Ucraina dimostra l’urgenza di accelerare la nostra transizione energetica pulita”.
Ecco come ci hanno scientemente gettati nelle verdi caverne e imponendoci prezzi altissimi per soddisfare speculatori senza scrupoli e nascondere inadeguatezze politiche. Almeno si eviti di strumentalizzare le sofferenze reali del conflitto per giustificare follie globaliste e demenziali.
Marco Affatigato