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L’opinione: scuola; ripensare l’insegnamento.

La scuola italiana rileva una carenza di alfabetizzazione nelle competenze di base. Un problema reale che chi governa deve affrontare con serietà e immediatezza.

Personalmente sono politicamente contrario alla legge che vorrebbe prevedere una Italia divisa in due, anche perché oltre ad essere banale può essere pericoloso. Una legge in tal senso già, di fatto, esiste: è l’Italia a due velocità. Porvi ancor più l’accento rischia sempre più di dividere il paese e persino di frantumare la nostra giovane democrazia. Se poi, questo, lo si applica alla «scuola» e alla «economia» il disastro è assicurato.

Per quanto riguarda la «scuola» dobbiamo, e ancor più chi vuole fare attività politica e pedagogica, porci la domanda che, tra l’altro, è molto semplice: perché la scuola è in difficoltà? La questione va riportata solo alla «capacità di apprendere» degli studenti? Oppure solo alla «capacità di insegnare» dei docenti? Oppure c’è altro? Non è che forse alla scuola manca qualcosa, qualcosa di essenziale affinché possa rispondere al suo mandato? Domandiamoci e domandiamo: alla scuola italiana è stato dato quello che è necessario per il suo buon funzionamento?

Prendiamo le «Indicazioni nazionali» del ministero, che costituiscono il documento di riferimento per l’attività formativa nelle scuole dell’obbligo. Nella «premessa» si può leggere che la scuola deve offrire contesti di apprendimento capaci di sviluppare l’arco delle potenzialità di OGNI studente. Parliamo quindi «potenzialità» cognitive, affettive, relazionali, corporee, estetiche, etiche, spirituali e religiose. Si può leggere ancora che le «direzioni di sviluppo della persona» si promuovono offrendo contesti che facilitano l’acquisizione dei vari linguaggi disciplinari. Qui’, come «linguaggi disciplinari» s’intendono: matematica, italiano, storia, lingua straniera, musica, ecc.. Fin qui’ le «Indicazioni nazionali» ci prospettano un bel «progetto formativo» per lo studente, per OGNI studente, e che se effettivamente applicato metterebbe certamente le basi per la formazione di cittadini in grado di contribuire alla buona qualità della vita della comunità.

Ma le scuole sono fornite dei materiali necessari a organizzare questi contesti di apprendimento? No, in molte. Carenti, in moltissime. Poi, perché in certe zone – principalmente al Sud e in Sicilia – non vengono offerte le stesse possibilità didattiche e organizzative che sono invece presenti in altre? E i docenti? I docenti hanno ricevuto percorsi di formazione adeguati a sviluppare una buona didattica? Siamo sicuri che sia sufficiente conoscere una «disciplina» per mettere in atto un buon insegnamento? Il filosofo spagnolo Ortega y Gasset (è il pensatore che sdogana il valore della gerarchia come alternativa ai regimi dei cosiddetti “uomini-massa” che riteneva il rischio principale per la sua epoca; in “La ribellione delle masse” ha teorizzato i rischi della massificazione dell’uomo nelle moderne società industriali; una sua lezione vale anche ai giorni nostri) sosteneva che il problema essenziale dei «contesti di formazione» è di riuscire a mostrare la necessità di apprendere. Quindi non solo far capire allo studente l’importanza dello studiare cose come matematica, storia, scienze, ecc. per le quali egli fatica a vedere una immediata necessità, ma anche e soprattutto sviluppare la passione ad apprendere come pratica di cura della mente degli studenti.

Cosa vogliamo attendere ancora per costruire una scuola che sappia nutrire la mente degli studenti affinché a questi giovani cittadini vengano offerte tutte le occasioni per apprendere a pensare in grande e bene, per essere capaci non solo di inserirsi nel mondo del lavoro ma essere cittadini architetti di democrazia.

Ma una BUONA SCUOLA ha bisogno di buone risorse, materiali e immateriali. Ha necessità di veri EDIFICI SCOLASTICI dove star bene insieme e non edifici, immobili o palazzi prestati all’insegnamento scolastico; di MATERIALE per allestire contesti didattici significativi. Ha bisogno di PERSONALE DOCENTE QUALIFICATO e per questo ai docenti vanno date le giuste opportunità di formazione. E poi va promossa una cultura che riconosca il valore dell’educazione e non si limiti a ricordarsene solo quando accade qualche caso eclatante come in questi ultimi mesi riportati dalle reti televisive.

Marco Affatigato

Riguardo l'autore

Marco Affatigato

nato il 14 luglio 1956, è uno scrittore e filosofo laureato in Filosofia - Scienze Umane e Esoteriche presso l'Università Marsilio Ficino. È membro di Reporter Sans Frontières, un'organizzazione internazionale che difende la libertà di stampa.

Nel 1980 la rivista «l’Uomo Qualunque» ha pubblicato suoi interventi come articolista. Negli ultimi anni, ha collaborato regolarmente con la rivista online «Storia Verità» (www.storiaverita.org) dal 2020 al 2023.