In tutta franchezza, spero che l’attuale governo in carica abbia la forza, poiché sono convinto che il coraggio lo abbia, di metterci una pezza. Questo perché sono troppi i disabili discriminati, le donne discriminate, i giovani discriminati, gli over cinquanta discriminati e in primo piano i poveri discriminati.
Voglio cominciare con alcuni dati.
L’ISTRUZIONE dovrebbe essere il perno della società ed invece l’Italia spende l’1% del PIL per quella infantile, il 2% per la secondaria e la superiore e lo 0,2% per quella universitaria piazzandosi quasi in fondo alla classifica dell’Unione Europea; l’ABBANDONO SCOLASTICO supera il 19% e il 71% dei genitori ha rinunciato all’idea che i figli raggiungano il loro stesso benessere;
i LAVORATORI IN STATO DI POVERTA’ superano il 14% (dati ISTAT). Non si può proprio dire che l’Italia sia un «Paese in progress». Attenzione! Non perché sia fermo.
La DISOCCUPAZIONE soprattutto giovanile ci presenta uno “organismo sociale” che registra una carenza di lavoro e una debolezza per le giovani generazioni che sono prive di diritti forti e garanzie stabili.
Nella SANITA’, su materie come la SALUTE MENTALE, siamo uno dei Paesi più garantisti del Mondo e vantiamo pietre miliari come la Legge Basaglia che però a 44 anni dalla sua approvazione resta ancora da attuarsi nella sua totalità. Eppure è una Legge delle più significative riguardanti le riforme nella storia della repubblica nonché l’atto fondativo di un nuovo approccio all’intervento psichiatrico preso ad esempio oltre i confini patrii. In Italia pero la fotografia della realtà ci restituisce un’immagine ben diversa dal «voluto» della Legge: certamente i manicomi sono chiusi ma i loro ospiti non hanno trovato un «seguito» e sono abbandonati alle famiglie , spessissimo in difficoltà e a volte in pericolo, vittime anch’esse delle «montagne burocratiche» nell’applicazione di un regolamento impossibile da applicarsi in maniera omogenea in tutta la penisola (se a Trento si spende il 7% in Campania invece il 2%, per fare un esempio). Anche il BENESSERE FISICO è discontinuo e a macchia di leopardo, come accusano i numeri: una aspettativa di vita di 67,7 anni in Trentino contro 52,9 anni in Calabria.
Il DIRITTO ALL’ABITAZIONE in Italia, a prima vista, sembrerebbe un diritto acquisito visto che ci sono regole per promuovere la proprietà privata sin nella Costituzione, ma poi…poi però capita che avuto un tetto sulla testa, per esempio una madre single, magari con un figlio disabile, oppure un anziano non autosufficiente, non si riesca a pagare le bollette e si finisca per chiedere ai servizi sociali comunali un «sussidio aggiuntivo» (buono spesa alimentare; buono luce; buono affitto; buono acqua, ecc.) perché non esiste un «welfare integrato». Capita quindi di avere la casa ma che manchino i mezzi per viverci. Questa erosione del diritto all’abitare è cominciata dopo il 2000 quando l’incremento della «povertà assoluta» sommato ai flussi migratori ha visto crescere la platea degli aventi diritto ad una casa pubblica. Mi si controbatterà con «la coperta è corta». Ma a questi rispondo: sono state le «politiche abitative» sbagliate a causare questa cancrena! Le case per i lavoratori non si fanno più (l’Ente non esiste più ma mantiene fondi inutilizzati per almeno mille milioni di euro depositati in banca che fruttano annualmente interessi) e manca una legge che preveda l’obbligatorietà per gli imprenditori edili di destinare il 10-15% del costruito ad uso «abitativo residenziale popolare» (legge che per esempio esiste nella vicina Francia).
In tema di DIRITTI siamo un Paese di grandi idee innovative ma frammentato per quanto riguarda temi critici: le donne, croce e delizia di questo Paese che legifera molto (anche per la presenza femminile nel Parlamento cresciuto più che nei governi locali dove invece è ferma al 14%) e applica poco. Vogliamo poi parlare degli anziani? dei disabili? L’Italia è un Paese in cui stanno bene i «gruppi sociali garantiti», anche se siamo in una fase in cui anche questi gruppi vedono indebolirsi le proprie tutele. Anche i diritti individuali vengono minacciati e questo perché è la nostra cultura nazionale che è poco sensibile alla questione dei diritti. Per ragioni storiche non abbiamo una sensibilità attenta e vigile alla tutela dei diritti individuali. Un esempio? La Legge sulle barriere architettoniche che è del 1987 ma è ancor oggi una legge delle più ignorate… dalle amministrazioni comunali e regionali. Questo dipende dalla mancanza di «senso civico» e sentimento dell’altro da parte di chi amministra. Una società incapace di prendersi cura delle componenti più fragili mostra una totale assenza della propria coscienza di comunità.
Marco Affatigato