Si sente spesso dire che in Italia non c’è libertà di opinione e di espressione, poi i ponti sono pieni di graffiti più o meno decenti e le librerie sono stracolme di opinabili pubblicazioni.
Quello che però salta all’occhio di più sono la TV e la stampa. Mi chiedo, umilmente, da semplice giornalista, a 30 anni dal primo piede messo in una redazione: esiste più la verità sostanziale dei fatti? Esiste una ragione?
Come facciamo, me lo chiedo anche da donna, a educare dei figli in un sostanzialmente caotico rimescolarsi di dritti e rovesci?
Ho talvolta sentito o letto di un certo diritto di replica, ma anche di un contraddittorio nei fatti, cioè si tratta di sostenere la tesi per cui la verità possa essere identica al suo contrario, fino a che non ci sia una causa di forza maggiore, ovvero una dimostrazione – a questo punto surreale – di falso ideologico.
Da una parte il dolore e l’indottrinamento di certa sinistra, che portano dritti alle epiche esposizioni di Elena Cecchettin. Dall’altra la tradizione del purismo italico, che porta come conseguenza il perentorio pesante apporto politico di Roberto Vannacci.
Interessante, per chi conosca il mondo e lo valuti a mente fredda, che entrambe le posizioni si trovino, ad oggi, nelle scuole, nei bar; negli uffici, nelle case. Tutti insieme appassionatamente, ma in separate bolle, divise per classe sociale, scolarizzazione, simpatie politiche, reddito, ambito di lavoro e bla, bla, bla..
Il problema emerge perché ci sono parti politiche che cavalcano la polarizzazione, perché ci sono partiti che investono sulle idee altrui per capitalizzare. Io sono del parere che in politica serva votare chi valuta con la razionalità e non sulla base dell’esperienza personale, che per definizione è:
limitata
distorta
soggettiva.
Non esiste alcun punto di vista della ragione, che non sia personalizzabile, deformabile a seconda dell’occhio di chi guarda e dell’orecchio di chi ascolta.
Il giusto mezzo, la serena certezza che ci sono delle variabili nella vita che possono essere normali anche se non sono la normalità matematica; che ci sono estremi per cui non si possono etichettare le persone a causa degli errori di altre persone.
Forse, in questo casino, stiamo perdendo una sola cosa, che per me medesima è però la più importante: la libertà.
Martina Cecco