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L’intervento: La matematica e le orse.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

L’altra sera (23/7) mi è capitato di ascoltare un programma su RAI3 dedicato alla questione orsi in Trentino.

Presente in studio il dott. Tozzi, geologo che, a nostra insaputa in questi anni, si è evidentemente laureato in zoologia, veterinaria, etologia e chissà che altro vista le argomentazioni proposte.

Durante il suo lungo monologo, perché di questo si è trattato, ha dichiarato “vanno chiusi i sentieri dove ci sono orse con cuccioli”.

Per carità, può essere una soluzione come un’altra per garantire la nostra sicurezza, soprattutto per una persona che viva a S. Lorenzo in una casa ecosostenibile da cui gode di un bellissimo panorama sui cipressi di un cimitero di Roma (fonte: articolo di Repubblica).

Convinta che potesse essere una proposta intelligente visto lo spessore del personaggio, ho preso una calcolatrice e ho fatto due conti.

Va da sé che non è sufficiente chiudere un singolo sentiero dato che un orso, che riesce a percorrere decine di chilometri al giorno, si sposta da una zona all’altra toccando più sentieri e forestali.

Consideriamo che un’orsa ha bisogno di un areale di circa 100 chilometri quadrati che equivalgono a 100.000.000 di metri quadri.

Un campo da calcio a 11, per darci un ordine di grandezza che credo tutti abbiamo visto almeno una volta nella vita, misura 7140 metri quadri.

Quindi, un’orsa con cuccioli, avrebbe necessità di uno spazio che equivale a 14006 campi da calcio (numero approssimato per eccesso).

Consideriamo che le cucciolate in un anno in media sono 15…parliamo quindi di un’area complessiva da circoscrivere di circa 210.090 campi da calcio.

Anche ipotizzando che le varie aree a disposizione delle orse si intersechino fra di loro possiamo comunque farci un’idea di che dimensioni stiamo parlando, o quanto meno, possiamo provare a farci una mezza idea.

Il dottor Tozzi non ha però spiegato dove metterebbe tutte le persone che in quelle aree ci vivono e lavorano (allevatori, tagliaboschi, agricoltori, accompagnatori di media montagna per fare qualche esempio).

Immagino che una soluzione potrebbe essere rinchiuderle tutte al Casteller, ma non sono sicura ci sarebbe spazio per tutti. In alternativa si potrebbe pensare di rinchiuderle tutte in casa con tanto di muri alle porte e alle finestre per impedire loro di uscire. Ma anche questa strada mi appare difficilmente proponibile e percorribile, così come penso che il dottor Tozzi non avesse in mente due soluzioni simili mentre in TV esplicitava il suo sapere. Anzi, a onor del vero, parlava di lasciare le porte delle case aperte in modo da permettere agli orsi di entrare e lasciare una via di fuga a chi ci vive (se ho ben capito il senso del suo discorso).

Quindi, in attesa che il dottor Tozzi ci fornisca una alternativa realista dove trasferire le persone, che non sia costruire dei campi profughi tipo Gaza nel Trentino Orientale, gli consiglio vivamente di ripassare un po’ di matematica e perché no, anche un po’ di geografia del Trentino Occidentale.

Celestina Schmidt

Ringraziamo la nostra lettrice per il costruttivo apporto che, nel merito, condividiamo.

 Le cronache, i talk-show e i programmi di approfondimento di questi anni ci hanno deliziato ed insieme abituato, a subire gli interventi di tuttologi che, in nome del sacro dio “audience” pontificano su ogni e qualsiasi. Creando il sospetto di essere li solo perché a libro paga di questa o quella emittente. Ricordate lo “zanzarologo”? Il problema degli orsi, perché di problema, grosso problema, si tratta deve e può essere affrontato solo a livello locale, sentendo le locali popolazioni e i locali amministratori. Gli attori della soluzione possono solo essere coloro che sul territorio vivono e coloro che il territorio amministrano.

Raimondo Frau