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Processo Salvini. Parla il legale di Open Arms: “nave aveva tutto diritto di sbarcare sulle coste italiane”

Siamo di fronte al fatto che l'armatore della nave Open Arms che io rappresento si è costituito parte civile al fine di ottenere, previa dichiarazione della responsabilità dell'imputato per i reati contestati, il risarcimento dei danni derivanti da quello che riteniamo essere l'illecito blocco della nave Open Arms che aveva tutto il diritto di sbarcare sulle coste italiane secondo le previsioni del diritto internazionale marittimo e della legge italiana".

“Siamo di fronte al fatto che l’armatore della nave Open Arms che io rappresento si è costituito parte civile al fine di ottenere, previa dichiarazione della responsabilità dell’imputato per i reati contestati, il risarcimento dei danni derivanti da quello che riteniamo essere l’illecito blocco della nave Open Arms che aveva tutto il diritto di sbarcare sulle coste italiane secondo le previsioni del diritto internazionale marittimo e della legge italiana”.

Ad affermarlo, ai microfoni di Radio Cusano, all’interno della trasmissione ‘Cinque notizie’ condotta da Gianluca Fabi, è stato l’Avv. Arturo Salerni legale di parte civile di Open Arms– in merito al processo al Ministro Salvini.

L’avvocato, proseguendo nel suo intervento, ha ulteriormente specificato: “Nell’agosto del 2019, al termine di un’operazione in cui l’operatore umanitario Open Arms aveva compiuto il salvataggio in mare di 150 persone tra cui diversi minori e donne incinte, la convenzione SAR prevedeva che al più presto si liberasse il soccorritore dall’onere di trasportare i naufraghi. E’ quindi questa la posizione processuale che viene fatta valere, questione su cui sono intervenuti diversi uffici giudiziali: prima l’ufficio della Repubblica di Agrigento, poi la Procura di Palermo e soprattutto il Tribunale dei Ministri di Palermo perché era un reato che si ipotizzava configurato nella funzione ministeriale“.

Aggiungendo: “due le ipotesi di reato: quella del rifiuto degli atti di ufficio e quella del sequestro delle persone che si trovavano sulla nave per un lungo periodo. Reati che nacquero nel momento in cui il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, a ferragosto del 2019, dispose la sospensione del decreto interministeriale firmato dal Ministro dell’Interno, dal Ministro della Difesa e dal Ministro dei Trasporti di allora. Il TAR, dal canto suo, dispose che la nave dovesse entrare nelle acque territoriali italiane per ricevere soccorso, quindi insomma non è un problema che riguarda soltanto una procura o un ufficio giudiziario“.

Arturo Salerni, successivamente, ha evidenziato: “Qui adesso stiamo discutendo seriamente del fatto che i diritti fondamentali delle persone non possono essere calpestati in quanto naufraghi ma anche in quanto soggetti che non possono essere privati della libertà personale per la volontà, o forse il capriccio, di colui che guida l’autorità di pubblica sicurezza. La libertà personale può essere limitata o bloccata solo da provvedimenti dell’autorità giudiziaria nei casi previsti dalla legge“.

Infine, concludendo, il legale di Open Arms ha affermato: “l’attività delle organizzazioni che svolgono il ruolo di ‘ambulanze del mare’ è un’attività non solo meritoria ma che va anche sostenuta. Invece vi è un contrasto feroce, soprattutto da qualche anno, nei confronti di questi operatori ed eroi dei nostri giorni”.