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Editoriali

Gaza. L’ultimo inverno della Striscia

Almeno 45.317 persone sono morte e 107.713 sono rimaste ferite in Gaza dall’inizio delle operazioni delle Forze di difesa israeliane (Idf) è quanto pubblica la Vigilia di Natale Agenzia Nova. L’agenzia che segue la guerra tra Hamas e Israele, dichiarata da Hamas con l’attacco al kibbutz con una strage durante un rave nel deserto e il rapimento di molti ostaggi. Non sappiamo quanti ostaggi siano in vita complessivamente.

Lo sviluppo del conflitto

I fatti relativi alla difesa proporzionale all’offesa fanno ormai pensare che questa sarà una di quelle guerre senza possibilità di ritorno. La Striscia di Gaza è trivellata nei sotterranei dagli islamisti, è abitata prevalentemente da cosiddetti profughi in un lembo che sarebbe dovuto essere un unico stato con tante regioni indipendenti. L’assedio dell’esercito del Mossad dura nonostante l’inverno.

Le posizioni sulla terra palestinese in Gaza sono molto chiare: da una parte chi è convinto della difesa della democrazia, rappresentata in questo atto da Israele, dall’altra chi preferisce pensare che si sia leso il principio di autodeterminazione autonomista palestinese.

E’ altresì piuttosto evidente che il patto per il governo della regione di Gaza, attualmente inserito nell’agenda della ANP, che vorrebbe porsi come parte di trattativa affidabile, è un pasto goloso sia per l’occidente che per il Medioriente. Non ci sono segreti in merito. Gran parte della popolazione assoldata al regime ha fatto da scudo umano agli islamisti, nella convinzione di poter fermare le bombe con donne e bambini. Rimangono in sospeso alcune problematiche gravi: ospedali, scuole, asili, campi profughi. Essi sono stati improvvisamente inglobati in quel che è il peggio delle guerre contemporanee, ovvero sono combattute ovunque, anche laddove si vanno a ledere i diritti all’acqua, al cibo, alle cure, alla scuola, a un tetto.

Dopo questa premessa morale ed etica si entri nei fatti: nei fatti la Striscia di Gaza è un territorio molto piccolo, che attualmente è stato setacciato e colpito in ogni dove. La popolazione è indifesa, ma non sono inerti i combattenti delle Brigate, che sono incoraggiati, finanziati e sostenuti materialmente dall’Iran e molto probabilmente da molti altri. L’idea di costoro sarebbe che Israele come la conosciamo oggi deve scomparire dalle cartine geografiche.

Sviluppi politici

Nella giornata odierna il servizio di Associated Press ha pubblicato un reportage fotografico che dimostra come siano ampiamente state distrutte la maggior parte delle strutture abitabili di Gaza. Ciò evidenziando che i soldi, le armi, i combattenti, sono tutti nascosti sottoterra e rimangono nelle tendopoli solamente le donne, i bambini e gli uomini che non possono combattere.

In tale situazione è urgente un appello alla responsabilità, che coinvolga le forze che hanno grande potere fuori dalla Palestina, ma sulla Palestina e sulla Striscia di Gaza: si tratta di Libano, Yemen, Siria, Qatar, Gran Bretagna, USA che attualmente avranno progetti nuovi, dato il cambio di governo in atto.

La Difesa israeliana ha il grande merito di essere riuscita a proteggere la quasi totalità degli obiettivi presi di mira dai nemici, con uno scudo. Più potente che non l’attacco in sé – al contrario – la situazione è invertita.

Sul tavolo abbiamo due nemici speculari in tutto, il cui obiettivo è occuparsi a vicenda, annientarsi a vicenda in modo definitivo.

La guerra tra Hamas e Israele ha il destino di non concludersi mai, visto che sono in ballo interessi internazionali. Solo la popolazione civile di Gaza ha il destino di morire, se non prevarranno gli accordi e non si arriverà a breve giro di giorni a una trattativa.

L’opinione in Occidente

Quello che merita sottolineare, tuttavia, è che in Occidente si preferisce dare sfoggio alle bandiere, mettendo sul tavolo argomenti che non sono attuali: la situazione attuale è diventata insostenibile perché ai civili non è stata data l’opportunità di spostarsi (si tratta di poche centinaia di migliaia di persone) la cui totalità nell’ultimo anno è diminuita del 6% secondo quanto scritto da ANSA nei giorni scorsi.

Naturalmente è evidente che non si può abbracciare la politica delle Brigate, però è altrettanto evidente che Israele dopo 15 mesi è riuscito a colpire un gran numero di obiettivi. L’ex ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant si è dimesso dalla Knesset, pur rimanendo membro del partito Likud del primo ministro Benjamin Netanyahu.

Il presidente della Commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset, Yuli Edelstein ha accolto con favore un rapporto del New York Times secondo cui l’UNRWA, l’agenzia per i rifugiati palestinesi, si sta preparando a chiudere i suoi uffici in Cisgiordania e Gaza.

Le trattative sono state argomento politico della giornata di ieri, nonostante l’aumento della tensione in Libano non sia un buon segno. Il comitato per il Rilascio degli Ostaggi, scrive il Times of Israel, è sceso in piazza ancora una volta auspicando la fine del conflitto. Immagini AP – euronews. MC

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Riguardo l'autore

martinacecco

Giornalista e blogger. Collaboro con il web in rosa di Donnissima. Dirigo Secolo Trentino e Liberalcafé. Laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Trento. Collaboro con un Progetto sperimentale di AI.