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photocredit: foto profilo facebook di Gianni Alemanno
Politica

Gianni Alemanno da Rebibbia: “Lottiamo per l’Indipendenza dell’Italia dall’UE”

Dal carcere di Rebibbia, dove è detenuto dallo scorso 31 dicembre, l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno ha scritto una lettera aperta ai dirigenti e ai militanti del Movimento Indipendenza. Un documento che non è solo un resoconto amaro della sua vicenda giudiziaria, ma un vero e proprio manifesto politico, con nuove linee guida per il movimento da lui fondato nel 2023.

Alemanno ripercorre le tappe della sua odissea giudiziaria, che lo vede oggi detenuto fino almeno al 15 giugno 2026. Parla di una “sproporzione folle tra i fatti contestati e le pene inflitte”, sottolineando come il suo caso sia stato segnato da sentenze spesso più dure delle stesse richieste della pubblica accusa.

Ribadisce “la mia totale innocenza” e denuncia il fatto che, nonostante l’abolizione di alcuni reati come l’abuso d’ufficio e la ridefinizione del traffico di influenze, la Cassazione abbia comunque confermato le condanne, “annullando di fatto gli effetti della riforma del codice penale”.

Ma Alemanno va oltre la sua vicenda personale, accusando la magistratura di essere protagonista di una “desovranizzazione delle democrazie e della politica”, paragonando il suo caso a quelli di Trump, Sarkozy e Lula. “Troppi magistrati si sentono l’avanguardia di un processo di delegittimazione della politica”, afferma, sostenendo che la giustizia penale venga spesso usata come strumento per colpire figure scomode.

Alemanno non si limita alla denuncia ma propone una battaglia più ampia. “C’è lo spazio per un movimento che difenda la politica e la democrazia dai soprusi della magistratura”, legandolo anche alla difesa dei più deboli, compresi i detenuti “che languiscono in carceri sovraffollate a causa di un insostenibile giustizialismo”.

Secondo Alemanno, questa lotta è compatibile con la battaglia per la sicurezza dei cittadini. “Il problema non sono i detenuti che stanno in carcere, ma i delinquenti che rimangono sistematicamente fuori perché protetti dalle lobby dominanti”, un’affermazione che richiama il tema della giustizia classista e selettiva.

Un altro punto cardine della lettera è la strategia politica del movimento Indipendenza. Alemanno individua nella rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca un’occasione storica per l’Italia. “La Brexit fu resa possibile da Trump nel 2016, oggi dobbiamo cogliere la stessa occasione”, afferma, suggerendo la creazione di un “Comitato per l’uscita dall’Unione Europea”, aperto a tutti coloro che condividono questa battaglia.

“Non siamo contro l’Europa, ma vogliamo un modello alternativo di cooperazione”, precisa, accusando Bruxelles di essere un ostacolo allo sviluppo dell’Italia con “le sue folli politiche sul Green Deal e la guerra in Ucraina”.

Alemanno ribadisce la necessità di un “sovranismo sociale”, capace di unire la difesa dei diritti sociali e del lavoro con quelli identitari. “Solo con un forte intervento dello Stato possiamo proteggere il popolo dagli interessi della grande finanza e delle multinazionali”, scrive, sottolineando però la difficoltà di distinguersi dalla “demagogia astratta della sinistra” su questi temi.

Consapevole dell’impossibilità di guidare il Movimento Indipendenza dal carcere, Alemanno annuncia le sue dimissioni da segretario nazionale, proponendo un organo di reggenza guidato dal presidente Massimo Arlechino e dal vice segretario vicario Taglialatela. Dimissioni che saranno poi respinte dalla direzione Nazionale del partito riunitasi a Roma sabato 1 febbraio.

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