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L'opinione

Guerra dei dazi: la globalizzazione è finita?

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Ecco che il presidente degli Stati Uniti d’America , Trump, dal suo insediamento ha ufficialmente riconosciuto il fallimento dell’utopia mondialista della “democrazia universale” ed il ritorno del sovranismo nelle relazioni internazionali.

Per decenni la vulgata massmediatica progressista, laicista, liberal, e purtroppo anche quella di una certa Chiesa cattolica rappresentata da Papa Francesco succube del modernismo, ha insistito nel magnificare le sorti della “democrazia universale”, frutto della rivoluzione culturale marx-illuminista.

Le identità culturali, religiose, etniche e linguistiche alla base dei modelli costituzionali degli Stati sarebbero state spazzate via dai venti impetuosi della globalizzazione, in nome di un utopico quanto pericolosissimo melting-pot e wokismo, basato sul sincretismo di tutti i valori, destinati a liquefarsi nell’ottica dell’inflazionato refrain del dialogo interculturale.

Gli analisti, gli accademici, i giuristi e politologi, i diplomatici che nelle assise istituzionali hanno cercato ragionevolmente di mostrare le contraddizioni intrinseche di questa falsa utopia in cui il cattolicesimo politico modernista converge con le dottrine postmarxiste e libertarie, sono stati sovente ignorati, se non messi alla berlina dalla vulgata progressista.

Ora la Storia presenta il conto: il redde rationem si abbatte come uno tsunami sui fronti dell’economia, della cultura, del diritto e delle relazioni internazionali, mettendo espressamente in crisi il modello dell’ONU per decenni la testa d’ariete del laboratorio politico della globalizzazione e della democrazia universale.

In un clima molto teso, aspro, a tratti da Guerra Fredda, si sta consumando il rapporto ufficiale tra i vertici del governo Trump e il resto del Mondo, in primis l’Unione Europea e la Repubblica Popolare Cinese: la guerra dei dazi. Una prova ufficiale che sancisce l’inesistenza del “dialogo” e – soprattutto – di una piattaforma valoriale comune nella geopolitica mondiale, cioè la assoluta mancanza dei presunti pilastri giuridici, istituzionali, politici in grado di garantire la ingenua utopia di un Nuovo Ordine Mondiale democratico ed universalista.

Una raffica di accuse incrociate tra l’Unione Europea e il governo USA nella persona del presidente Trump tiene banco. L’UE chiama questo un attacco, ancor di più una “guerra economica” portata avanti dagli Stati Uniti d’America contro l’Unione Europea.

Dichiarazioni ufficiali pesanti da parte della presidente della Commissione Europea e da parte di primi ministri europei: è un assalto all’economia europea e ai “valori universali”. Di contro Trump afferma di voler promuovere “la pace e la prosperità del mondo” nella consapevolezza che gli ingenui cantori della globalizzazione e dell’universalismo modernista hanno fallito completamente nel demonizzare gli elementi identitari che garantiscono la stabilità e la coesione di ogni società civile.

Recuperando la dottrina conservatrice del Presidente USA Eisenhower, la Containment Policy, la Niente di nuovo sotto il sole: gli unici veri soggetti attori della geopolitica planetaria restano gli Stati sovrani: gli USA, la Repubblica Popolare Cinese, la Federazione Russa, l’India, destinata a superare demograficamente il rivale cinese entro due tre anni.

Un nuovo Great Game dunque, nel quale purtroppo brilla per ritardo strategico l’Europa, che si attarda ad inseguire l’oramai desueto modello politico istituzionale della globalizzazione e del governo universale.

Marco Affatigato

Riguardo l'autore

Marco Affatigato

nato il 14 luglio 1956, è uno scrittore e filosofo laureato in Filosofia - Scienze Umane e Esoteriche presso l'Università Marsilio Ficino. È membro di Reporter Sans Frontières, un'organizzazione internazionale che difende la libertà di stampa.

Nel 1980 la rivista «l’Uomo Qualunque» ha pubblicato suoi interventi come articolista. Negli ultimi anni, ha collaborato regolarmente con la rivista online «Storia Verità» (www.storiaverita.org) dal 2020 al 2023.