Franco Ianeselli è stato riconfermato sindaco di Trento con il 54,61% dei voti. Il centrosinistra, pur mantenendo la guida del capoluogo trentino, non può cantare vittoria in modo euforico: si tratta infatti di una vittoria “contenuta”, in uno scenario che evidenzia consensi solidi ma non espansivi. Ianeselli ha convinto poco più della metà degli elettori, in questo caso si è aggiunto anche un astensionismo forte, ma senza aumentare significativamente la propria base di consenso.
Il Partito Democratico, tuttavia, può celebrare un risultato in netta crescita: dal 18,16% del 2020 al 24,44% attuale. Un aumento di oltre sei punti percentuali che consolida il PD come prima forza politica cittadina. Anche “Campobase”, con il 9,93%, e “Insieme per Trento”, con l’8,96%, hanno dato un contributo importante alla coalizione.
Il centrodestra, rappresentato da Ilaria Goio, si è fermato al 26,69%, senza mai dare l’impressione di poter competere realmente per la vittoria. Il dato è eloquente: nonostante la somma dei partiti principali, nessuno di essi riesce a superare il 15%. Fratelli d’Italia si afferma come primo partito della coalizione con il 14,45% (in crescita rispetto al 6,33% del 2020), mentre la Lega cala dal 13,75% al 6,84%, dimezzando i consensi. Il dato riflette una coalizione divisa e senza una guida riconoscibile.
Da segnalare il buon 7,41% della lista di Giulia Bortolotti, sostenuta da forze di sinistra alternativa, Movimento 5 Stelle (fuori dal consiglio comunale) e Onda. Una performance interessante, ma che non si traduce in capacità di incidere sugli equilibri generali.
Il blocco civico PAT–Demarchi si ferma al 4,58%, ben al di sotto del 7,8% raccolto dal PATT nel 2020. Anche un loro apparentamento con il centrodestra non avrebbe modificato l’esito complessivo: troppo debole la spinta riformista autonoma in questa tornata.
Ancora una volta, il centrodestra ha mancato l’obiettivo Trento. Da anni lo ripeto: l’unico modo per avvicinarsi alla vittoria è costruire un’alternativa seria, visibile, locale. Servono cinque anni di opposizione vera, coerenza, un leader credibile sul territorio, e soprattutto una fine ai personalismi. Le “prime donne” sono la vera zavorra del centrodestra trentino, e finché continueranno a prevalere, anche il 2030 rischia di essere già compromesso