In un Paese che ogni anno perde quasi 93 miliardi di euro in tasse non pagate, il dato che emerge dall’ultimo report CGIA di Mestre è di quelli che fanno rumore: solo il 3,7% dei Comuni italiani – appena 296 su 7.900 – ha trasmesso nel 2023 “segnalazioni qualificate” all’Agenzia delle Entrate per denunciare casi di evasione fiscale. Il risultato? Un recupero fiscale di appena 6 milioni di euro da cui i Comuni hanno potuto trattenere 3 milioni, in base alla quota incentivante del 50%. Una cifra risibile, se confrontata con le dimensioni del fenomeno.
Ma il dato più allarmante non è solo quantitativo: è etico, istituzionale e, forse, anche politico. L’Italia appare spaccata in due, con i Comuni del Centro-Nord (Milano in testa con 397.991 euro) che guidano – seppur timidamente – la lotta all’evasione, e quelli del Sud che, nella maggior parte dei casi, non inviano alcuna segnalazione. Non è un caso che Comuni come Catania, Foggia, Caserta o Trapani risultino a zero euro. Zero denunce. Zero incassi.
Una legge ignorata (e forse scomoda)
Dal 2005, i Comuni hanno la possibilità – anzi, il dovere – di collaborare con il Fisco segnalando comportamenti sospetti o anomalie fiscali rilevate sul territorio. La legge prevede che il 50% delle somme recuperate vada nelle casse dell’ente locale. Ma per molti amministratori, denunciare l’evasione equivale a fare la guerra a una parte del proprio elettorato.
Nel Mezzogiorno, dove la disoccupazione, l’abusivismo edilizio e il lavoro nero sono piaghe endemiche, questa dinamica assume tratti quasi clientelari. In molti contesti, tollerare un’attività in nero o una casa abusiva è un modo implicito per garantire un minimo di sopravvivenza a chi è ai margini. Così, l’irregolarità diventa una forma di welfare ombra.
Dove l’evasione è più alta… le denunce sono più basse
Secondo i dati CGIA, la Calabria guida la classifica dell’evasione, con il 19,4% delle imposte sottratte al Fisco, seguita da Puglia (17,5%), Campania (17,2%) e Sicilia (16,7%). Ma sono proprio queste Regioni a risultare tra le meno attive nel segnalare casi all’Agenzia delle Entrate.
Eppure, il lavoro nero in queste aree è evidente: in Calabria si stima che un lavoratore su sei sia irregolare. Lo stesso vale per il fenomeno dell’abusivismo edilizio: in Basilicata e Calabria oltre il 54% delle nuove costruzioni è irregolare, in Campania una su due. Com’è possibile che nessun sindaco “veda” interi quartieri sorti fuori dalle regole?
Le ragioni dell’inerzia: formazione, risorse e paura
Le ragioni, in parte, sono anche strutturali. Molti Comuni, soprattutto piccoli, non dispongono di personale qualificatoper istruire segnalazioni complesse. Serve personale formato, tempo e conoscenze giuridico-fiscali specifiche. Oggi, però, i dipendenti comunali sono spesso ridotti all’osso e mal pagati. Tuttavia, la CGIA segnala anche un’altra verità scomoda: in alcuni casi, non denunciare conviene. In certi territori, colpire gli evasori equivale ad alienarsi una parte del consenso.
Milano, Genova e Prato: i pochi Comuni che ci credono
In cima alla classifica degli enti virtuosi troviamo il Comune di Milano (quasi 400mila euro recuperati), Genova(381.871 euro) e Prato (184.579 euro), quest’ultima attiva soprattutto su controlli legati a evasione da parte di imprese e lavoratori stranieri. Al Sud, il miglior risultato è quello di Reggio Calabria, con appena 28.159 euro recuperati. Bari ha incassato 1.776 euro, Palermo 1.373, Napoli 773. Ma per città con centinaia di migliaia di abitanti, questi dati fanno pensare più all’omertà amministrativa che alla scarsità di casi.
Il nodo giuridico: segnalare è un obbligo o una facoltà?
Giuridicamente, l’articolo 1, comma 12 della Legge 248/2005 stabilisce che i Comuni “possono” collaborare con l’Agenzia delle Entrate. Ma quando si è in presenza di evidenti indizi di evasione, un’amministrazione pubblica ha comunque il dovere, in quanto soggetto istituzionale, di agire a tutela della legalità e del buon uso delle risorse pubbliche. Alcuni giuristi parlano di una “colpa per omissione”, altri sollevano profili di responsabilità contabile: se un Comune potrebbe incassare fondi legalmente dovuti e non lo fa per inerzia, ne risponde solo politicamente o anche patrimonialmente?