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Greenwashing. Codici chiede procedura d’infrazione contro l’Italia

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Nel mirino dell’associazione ci sono le recenti sentenze del Tribunale e della Corte d’Appello di Bologna, che hanno respinto un’azione legale contro un caso di greenwashing, legittimando l’uso ingannevole  di marchi non accreditati su tematiche di sostenibilità ambientale.

“Sentenze sconcertanti sul greenwashing”: Codici chiede una procedura d’infrazione contro l’Italia : nel mirino dell’associazione ci sono le recenti sentenze del Tribunale e della Corte d’Appello di Bologna,

L’associazione Codici ha presentato una segnalazione formale alla Commissione Europea per chiedere l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia, denunciando una deriva giudiziaria che tutela le imprese scorrette e sacrifica i diritti dei consumatori.

Nel mirino dell’associazione ci sono le recenti sentenze del Tribunale e della Corte d’Appello di Bologna, che hanno respinto un’azione legale contro un caso di greenwashing, legittimando l’uso ingannevole  di marchi non accreditati su tematiche di sostenibilità ambientale.

In merito è intervenuto direttamente Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici, affermando: “Quelle sentenze sono un segnale pericoloso. Invece di punire le pratiche ingannevoli, la giustizia italiana sembra premiare le aziende che truccano le carte per sembrare sostenibili. È un messaggio devastante per i consumatori onesti e per le imprese serie.”

Codici parla di un orientamento giudiziario sempre più indulgente verso il greenwashing, che rischia di minare la credibilità del sistema di tutela italiano e violare in modo sistematico il diritto europeo. L’associazione ha chiesto a Bruxelles l’apertura di una procedura d’infrazione per violazione delle Direttive 2005/29/CE e 2024/825.

Ancora Ivano Giacomelli, concludendo il suo intervento: “Non possiamo accettare che il greenwashing venga normalizzato. I consumatori hanno diritto a un’informazione corretta e a una giustizia che li protegga, non che copra le scorrettezze aziendali. Se il sistema giudiziario non garantisce questo equilibrio, deve intervenire l’Europa”.