Per questo motivo il Primo ministro, Shinzo Abe, sta lavorando per la realizzazione di un’apposita legge che permetta all’Imperatore di ritirarsi a vita privata. Akihito, imperatore dal 1989, è membro della divina dinastia Yamato, che regna dal VI secolo a.C. ad oggi, con fasi alterne di potere, sul Giappone.
Divina perché la dinastia, secondo il Kojiki (“Memorie degli eventi antichi”) ed il Nihonshoki (“Annali del Giappone”), discendeva dalla dea Amaterasu, che inviò suo nipote Ninigi-no-Mikoto a pacificare il Giappone. Il pronipote di Ninigi-no-Mikoto fu Jinmu e divenne il primo imperatore del Giappone.
Il dogma dell’Imperatore-divinità durò sino al 1946, anno in cui gli Stati Uniti, usciti vittoriosi contro il Giappone, imposero al padre di Akihito, Hirohito, di rinunciare allo status. Questi, infatti, affermò il 1° gennaio 1946: “Il legame fra noi e il nostro popolo si è sempre fondato sulla reciproca fiducia e il reciproco affetto. Esso non deriva da semplici leggende o miti. Non si basa sulla falsa concezione secondo la quale l’imperatore sarebbe divino e secondo la quale il popolo giapponese sarebbe superiore ad altre razze e predestinato a governare il mondo”.
Con questo discorso la monarchia, anzi l’Impero, è rimasta al potere. Nessun atto di clemenza da parte degli statunitensi, quanto piuttosto un ragionamento d’opportunità. Il Paese del Sol Levante ha da sempre un profondissimo rapporto con la famiglia reale e l’eventuale crollo della monarchia poteva essere l’anticamera della rivoluzione socialista in Giappone.
Fortunatamente così non fu e il Sol Levante può affermare di essere l’unico Impero al Mondo. Quello britannico terminò nel 1947 con l’indipendenza dell’India dal Regno Unito.
A prendere il posto di Akihito quale futuro Imperatore del Giappone, si pensa nel 2018, sarà il figlio Naruhito, classe 1960, e avrà come erede suo fratello Akishino. Sebbene il futuro sovrano nipponico ha una figlia, la “Imperial Household Law” impedisce alle donne di salire sul trono del crisantemo. A riguardo, però, non sembrano al vaglio possibili riforme costituzionali.
Michele Soliani