Questione delle ultime ore è la notizia della revoca dell’immunità da parte del Parlamento europeo a Marine Le Pen, la candidata del Front National, partito di estrema destra alle ormai prossime elezioni presidenziali francesi.
Il motivo? “Pubblicazione di immagini violente” sul suo profilo Twitter. La Le Pen, infatti, aveva pubblicato nel 2015 alcune foto di tre distinte esecuzioni operate da miliziani dell’Isis, così da rendere evidente il problema generato dal Daesh e anche per rispondere ad alcune critiche in patria che paragonavano proprio il Front ai terroristi islamici.
Marine Le Pen, dunque, dovrà presentarsi a processo per aver pubblicato immagini di fatti che lei stessa contesta, tutto abbastanza normale in questo mondo paradossale; non è invece indagata la sua persona, ma il capo di gabinetto Catherine Griset, per quanto riguarda i falsi incarichi dei suoi assistenti al Parlamento Europeo.
Fa sorridere che questa indagine arrivi pochi giorni dopo lo scandalo che ha colpito François Fillon, leader del centrodestra moderato, rappresentato dal partito Les Républicains. Da un controllo effettuato all’interno dell’Assemblea Nazionale (l’equivalente della nostra Camera dei Deputati), sembra che sia stata assunta la moglie di Fillon, la gallese Penelope Kathryn Clarke, senza che però abbia mai messo piede nell’Assemblea, dal momento che non sono stati ritrovati documenti che certifichino una sua effettiva presenza.
Senza dimenticare che prima di questo scandalo Fillon era considerato ampiamente il favorito per la vittoria finale, soprattutto in caso di ballottaggio con Marine Le Pen, ci si deve chiedere come si possano affrontare le elezioni presidenziali con un candidato accusato di corruzione e l’altro di “pubblicazione di immagini violente”.
Bisognerebbe invece chiedersi da cosa possa derivare l’accanimento (in parte giustificato, se si dovesse confermare la vicenda legata a Fillon) nei confronti dei due candidati di destra. La risposta è una, sola e semplice: Vladimir Putin.
Se per Marine Le Pen Putin è un alleato senza se e senza ma, da Fillon è considerato come un “partner affidabile” col quale bisogna immediatamente parlare per ottenere una risoluzione definitiva e più stabile possibile della situazione siriana.
Inutile dire che il fatto che gli unici due candidati filo-russi siano indagati (chi per reati maggiori, chi per evidenti pretesti) fa storcere il naso. Al momento la situazione sta facendo soffiare il vento per la barca di Emmanuel Macron, ex-ministro dell’economia che potrebbe risultare il secondo più eletto dietro alla Le Pen, avendo convinto anche larga parte dell’elettorato socialista.
Se la Le Pen e Fillon siano stati “puniti” per il loro appoggio alla Russia non è dato saperlo; è certo che gli unici a guadagnare dalla situazione sono solo i loro avversari.
Riccardo Ficara