Quarant’anni da Acca Larentia. Franco e Francesco assassinati dal Fronte Rosso e Stefano dalla Reazione. Se l’intendono bene tra di loro, da sempre, i due poli estremi della democrazia.
Quarant’anni di celebrazioni, a volte toccanti, a volte stucchevoli, a volte disgustose, patetiche, vergognose, infanganti, ignobili. Troppo spesso, a Roma, è stato così.
Per quanti anni abbiamo ammirato Milano per come sapeva commemorare Ramelli, Pedenovi e Borsani in modo solenne, in armonia, in comunione! Avevano trovato la formula giusta, chiunque era presente come singolo, come gruppo, come comunità. La componente egemone, Lealtà Azione, metteva d’accordo tutti e riusciva a presentarsi al tempo stesso come organizzatrice per tutti e anima di tutti, cooperando con ogni altro, armata di splendida umiltà.
Miracolo romano
Su Roma avevamo perso ogni speranza. Personalmente avevo progettato di accendere un fuoco a mezzanotte in un luogo da definire e di organizzare una veglia silente fino all’alba.
Poi ho scoperto che un miracolo si stava compiendo. E si è infatti compiuto.
Un corteo silenzioso, disciplinato, foltissimo, ha mosso da piazza Asti fino al luogo del Martirio. Lo ha indetto l’organizzazione egemone sulla piazza romana, CasaPound, che stavolta non lo ha concepito però chiuso bensì aperto a tutti, senza bandiere e slogan. Solitamente questi inviti vengono disattesi, vuoi perché chi invita lo fa nella speranza non tanto celata di sentirsi dire di no, vuoi perché gli altri devono marcare a loro volta il territorio. Ragionamento da cani? Purtroppo è frequente.
Stavolta non è andata così. Praticamente l’intera piazza romana ha accolto l’invito. Molte comunità politiche, molti gruppi e gruppetti erano presenti al completo anche se spesso tra di loro o tra loro e CPI c’è ruggine o concorrenza, e questo rende l’accordo più meritevole. Anche diversi militanti di organizzazioni apertamente rivali hanno aggirato il veto ed erano lì. I singoli, i cosiddetti cani sciolti, c’erano praticamente tutti. Un campionario disparato di età, da bambini piccoli a gagliardi novantenni e c’era un po’ tutto il “gotha” d’area, dagli storici militanti missini ed extraparlamentari ai sopravvissuti agli agguati di Primavalle, di Acca Larentia.
Chi ha comunque preferito non aderire non si è messo a inscenare le solite buffonate delle bande isteriche e ringhiose che avevano appestato l’aria negli ultimi anni. Non ci sono state le gare dei Presente! Avanguardia che ha scelto di starne fuori ha chiamato il suo ben sette ore prima e altrove, al Verano, con sacrosanta discrezione e dignità.
Molti i militanti fratelli, appartenenti ad altre nazioni europee.
In serata ho cenato con una quarantina di francesi ma ne avevo incontrati altri in precedenza nel corteo, solo loro saranno stati una sessantina!
E in quanto all’Italia si sentivano tutti gli accenti, tutti gli intercalari, tutti i dialetti.
Il corteo e il Presente!
Impressionanti la disciplina, l’organizzazione e la solennità del corteo che si è mosso in assoluto silenzio per l’intero percorso. Per permettere a tutti di mettersi in riga, dalla testa alla coda, si sono dovuti attendere ben settanta minuti dal momento in cui si sono inquadrati i primi. Il che significa che c’è chi è restato oltre un’ora immobile, in silenzio e sull’attenti.
L’intero spiazzo antistante la sezione, quello dove furono assassinati Franco e Francesco, è stato pian piano occupato fin sopra le scale da ranghi compatti. Tutto gremito, tanto che non c’era più lo spazio per muoversi, sicché la gran parte del corteo è rimasta inquadrata al di fuori dallo spiazzo, in strada, ove ha partecipato al Presente! senza poter seguire la scena con gli occhi.
Fuori Roma
Mi permetto di aggiungere un’iniziativa senza firme, targhe o promotori ufficiali.
Si annunciava così: “Ecco che anche chi non verrà a Roma potrà partecipare in un modo silente, discreto, significativo, metafisico, alla Comunione del 7 gennaio.
La data indica un tempo all’apparenza preciso, ma che interpretando la vicenda, contiene il passato della nostra storia, il presente del nostro travaglio, il futuro di quanto riusciremo ad offrire alle generazioni che verranno dopo di noi. Il 7/1 quindi esprime 7+1=8 il numero dell’infinito, della rigenerazione, della rinascita. (…) In qualunque posto tu abiti, recati il 7 gennaio ad un’ora qualsiasi, nella più vicina Via Roma, al n°8 e deponi una candela, un fiore, un biglietto. Acca Larentia è dentro di noi e noi apriremo i nostri cuori per far vibrare l’Italia intera”.
La risposta di quest’impersonalità mirante all’Eterno è stata sorprendente. Potete farvene un’idea scorrendo https://www.facebook.com/events/397235467366209/
Diciamo che, tenuto conto di tutto ciò, questo quarantennale riscatta tanti anni di miserie umane. L’impegno è che non sia un’eccezione.