La notizia sportiva odierna è senza dubbio l’addio di Walter Sabatini all’Inter targata Suning. Il dirigente lavorava presso i nerazzurri come coordinatore dell’area tecnica, ma nei giorni scorso il rapporto si è incrinato fino a questo clamoroso addio. Questa non sarebbe la prima volta per lui nel corso della sua lunga carriera, fatta di tante soddisfazioni ma pochi trofei: mancanza che però non ha fatto diminuire la stima che si ha di lui, tanto che l’agente FIFA Ernesto Bronzetti lo definisce “Uno dei migliori talent scout in circolazione, è davvero bravissimo”.
La carriera da dirigente di Sabatini percorre tanti anni di calcio e diverse parti d’Italia, iniziando da Roma, come responsabile del settore giovanile della Lazio dal 1992 al 1994, dove valorizza Alessandro Nesta e Marco Di Vaio. Dopo aver avuto delle esperienze in categorie minori con l’Arezzo e la Triestina, Sabatini collabora con Serse Cosmi, allora allenatore del Perugia del discusso e discutibile presidente Luciano Gaucci, con cui avrà degli screzi che porteranno alla rottura dei rapporti verso il 2004 con la società. In questo periodo, il ds umbro lancia un centrocampista di nome Gennaro Gattuso.
In questo periodo Sabatini viene squalificato dalla FIGC per tre anni per aver violato le norme previste per il tesseramento di un calciatore extracomunitario, rischiando addirittura la radiazione che era stata proposta nel marzo del 2000. Più avanti ritornerà a lavorare con la Lazio fino al 2008, dove scoprirà e porterà giocatori come Alexsander Kolarov, l’attuale capitano dei biancocelesti Stefan Radu, Fernando Muslera e Stephen Lichtsteiner. Nello stesso anno inizia a lavorare per il Palermo e continua a lanciare talenti molto interessanti tra cui Josip Ilicic e Javier Pastore, dove, però, lascerà l’incarico per motivi personali, ma tra il 2011 e il 2014, arrivato alla Roma, compie quelli che si possono definire i suoi capolavori.
Pjanic, Lamela, Marquinhos, Benatia, Manolas e Nainggolan sono tutti nomi lanciati sui grandi palcoscenici da Sabatini, ottenendo munifiche plusvalenze che hanno spesso arricchito Pallotta e la Roma. Nell’ottobre del 2016 Sabatini si dimette dal suo incarico con la società giallorossa per iniziare una nuova avventura con l’Inter nel maggio dell’anno scorso.
La notizia dell’abbandono dell’incarico definisce un pochino meglio una situazione che sembra poco serena all’interno della società nerazzurra, nata dalle aspettative che c’erano per il mercato di gennaio di portare determinati rinforzi su cui Sabatini puntava per il rinforzo dell’Inter, nella fattispecie Ramires – l’ex centrocampista del Chelsea -, Texeira e il già conosciuto Pastore. Ad ogni modo, l’addio di oggi è l’ennesimo finale di un pezzo della sua carriera, sicuramente ottima, ma poco vincente. Analizzando i risultati delle squadre per cui ha lavorato nel corso degli anni, nessuna di esse porta nella sua bacheca trofei importanti: nel periodo del suo secondo mandato alla Lazio, il miglior risultato dei biancocelesti è stato un terzo posto in campionato, mentre nel suo periodo giallorosso, la Roma conquistò “solo” due secondi posti e un terzo posto. Per non parlare dei risultati ancora non perfettamente definiti della “sua” Inter.
Sicuramente Walter Sabatini è un bravo talent scout, il suo lavoro negli anni parla per lui tra grandi affari ed elevate plusvalenze, ma la sua bravura non è stata premiata dai risultati delle squadre dove ha lavorato che puntavano in alto. Punito, forse, ingiustamente dalla concorrenza e dallo sport che lui stesso ama.