La notizia della morte di Mireille Knoll, l’anziana signora di origine ebraica uccisa da dei ragazzi islamici in casa propria per motivi di antisemitismo, ha scosso l’opinione pubblica dell’Europa tutta. Sembra ancora forte e vivo quel virus che sembrava ormai debellato dell’odio verso gli ebrei, una furia cieca che non risparmia nemmeno un’innocente signora di 85 anni che mai avrebbe pensato, una volta deposto il nazismo, di dover morire per colpa della sua religione.
Proprio in questo, però, sta il punto più caldo della questione: l’antisemitismo non è un unicum, non è stato un momento singolo della storia europea, concentrato in Germania e in Italia negli anni dei totalitarismi nazionalsocialisti e fascisti. L’antisemitismo è parte integrante della storia europea. La prima traccia visibile di antisemitismo è rintracciabile in Spagna.
Negli ultimi anni del XV secolo la Reconquista, ovvero il ricongiungimento della Spagna all’Europa cristiana, sembra alle porte. Per riuscire nell’impresa della conquista del Sultanato di Granada i due principali sovrani della Spagna cristiana, ovvero Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, si uniscono in matrimonio, dando vita a quello che sarà, da lì in avanti, il Regno di Spagna.
Particolarmente complessa era però la costituzione interna della corte d’Aragona, dove molti dei funzionari intorno al re Ferdinando erano di fede ebraica o talvolta degli ebrei sefarditi convertiti, noti come marrani, termine che dovrebbe già far capire quanto di buon occhio venissero visti dalla popolazione.
Alleandosi con Isabella di Castiglia, fervente e devota cattolica, Ferdinando temeva che i funzionari ebrei di palazzo potessero fargli crollare il terreno sotto ai piedi, mettendolo in difficoltà. Decise allora di formare un’organizzazione ecclesiastica, nota come Inquisizione che incontrò più di una resistenza da parte dell’allora pontefice Sisto IV, che nel 1478 autorizzò la costituzione dell’ordine ma nel solo Regno di Castiglia al fine di evitare che Ferdinando ne disponesse a suo piacimento nel Regno d’Aragona.
A rendere efficiente nel senso politico e antisemitico – oltre che antimusulmano – l’Inquisizione furono, paradossalmente, i Turchi. Il Sultano, approfittando di un momento di debolezza di Venezia, storica rivale dei musulmani nelle acque dell’Adriatico, attaccò Otranto nel 1480, minacciando il Sud di una riconquista. A quel punto Sisto IV fu obbligato ad autorizzare Ferdinando nella costituzione dell’Inquisizione spagnola, in cambio di protezione dal momento che il monarca aragonese era anche Re di Sicilia.
L’Inquisizione spagnola si adoperò poi per contrastare ogni religione diversa da quella cristiano-cattolica, confiscando i beni delle famiglie ebraiche e musulmane, arricchendo le casse dei sovrani spagnoli che avrebbero altrimenti rischiato più volte il fallimento, come invece avvenne sotto il regno di Filippo II, che sommerso dai debiti verso il Banco di San Giorgio di Genova dichiarò bancarotta dopo il fallimento della spedizione dell’Invencible Armada.
A completare il successo della politica di Ferdinando ci fu, nel 1492, la caduta del Sultanato di Granada e l’elezione a papa di Rodrigo Borgia – Alessandro VI – nativo dell’Aragona e principale artefice del riconoscimento in Vaticano dell’Inquisizione spagnola. Paradossalmente, il Borgia fu uno dei principali protettori degli ebrei, ottenendo così ricchi finanziamenti per le opere pontificie.
L’antisemitismo ha dunque radici sociali, economiche e politiche profondissime, ben precedenti alle campagne di odio e repressione vissute in Europa tra i primi anni Trenta e la metà degli anni Quaranta. Ed è importante ricordare che nessuno Stato europeo è stato immune al fenomeno dell’antisemitismo. Perché dimenticarsi di quanto è avvenuto nel corso dei secoli è il primo passo per far sì che accadano altri delitti come quello di Mireille Knoll.