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Politica

Da Fini a Fico: 10 anni dopo, cosa resta della Destra finiana?

Sono passati 10 anni dall’elezione a Presidente della Camera di Gianfranco Fini, esponente della corrente più di destra di quel PdL che vinse le elezioni politiche del 2008 superando l’esordiente PD guidato da Walter Veltroni. Il leader di quella che fu Alleanza Nazionale ottenne la presidenza della camera a testimonianza del ruolo chiave che avrebbe potuto ricoprire anche dopo l’addio alla politica di Silvio Berlusconi.
A 10 anni di distanza, cosa è rimasto di tutto questo? La risposta è semplice: nulla. O meglio, è rimasto Berlusconi, non certo Fini. Il leader bolognese è infatti scomparso insieme al suo FLI durante le elezioni politiche del 2013, quando corse al fianco di Mario Monti piuttosto che all’interno della coalizione di centrodestra guidata dal tanto odiato imprenditore milanese.
A 10 anni di distanza non è rimasto nulla nemmeno della teoria e della filosofia politica che circondava Gianfranco Fini, non è rimasto nulla della teorizzazione di una destra che sapesse essere conservatrice ma laica, economicamente liberale, attenta e capace di esporsi anche su temi importanti come l’eutanasia. Una destra moderna, capace di strizzare l’occhio ai grandi partiti conservatori europei come i Tories britannici e i Républicains francesi, senza scadere nella fotocopia del Republican Party americano.
E si vede l’assenza di queste idee anche in virtù dei presidenti eletti dopo di lui: una Laura Boldrini femminista, open borders, pauperista e caratterizzata da una pochezza contenutistica disarmante prima e un Roberto Fico populista, grillino ortodosso, contrario alle privatizzazioni che invece sono parte di un programma serio di destra purché non sfocino nel liberismo sfrenato e insostenibile in uno stato di forte impronta welfariana.
A 10 anni di distanza di quelle idea che potevano rendere la Destra una corrente politica moderna e ben strutturata, è rimasto solo il sogno, annegato nella boria e nel personalismo di quel Gianfranco Fini che non seppe aspettare la naturale decadenza di Berlusconi per mettere in pratica con vigore le sue idee. Perché se è vero che gli Annibale vincono più battaglie, sono i Quinto Fabio Massimo, i Cunctator , i temporeggiatori, a vincere le guerre.