Continua a far discutere – positivamente -la mossa di Trump di incontrare il Presidente della Corea del Nord Kim-Jong un per concordare la pace tra i due paesi. Ciò che non era riuscito a tanti presidenti è invece stato tutto sommato semplice per il Tycoon che, in due anni di presidenza, ha prima spinto la Corea del Sud ad allentare il pressing sugli scomodi vicini e poi ha agito in prima persona per chiudere il discorso.
La mossa, apprezzata universalmente, ha riscosso il favore anche della politica norvegese, che ora spinge per assegnare al presidente più discusso della storia americana il Nobel per la Pace, con buona pace di chi – Hillary Clinton in testa – lo bollava come un guerrafondaio. Un endorsement importante, dato che i 5 candidati presentati dal parlamento dello stato scandinavo saranno quelli valutati dal Comitato per assegnare il premio.
Un premio vinto 10 anni fa da Barack Obama, che lo ottenne fondamentalmente per essere stato eletto, potrebbe finire nella ricca bacheca dell’imprenditore newyorkese, che ha dimostrato di saper tirare fuori i muscoli quando necessario – vedi Siria – senza però mettere i “boots on the ground” come invece spesso fatto dal suo premiato successore. In attesa di vedere come scioglierà il nodo di Damasco e come si muoverà nella delicata situazione iraniana, ultimo avamposto fieramente antiamericano, Trump intanto si gode il momento di massimo consenso dalla sua elezione, a due anni e mezzo dalle elezioni del 2020.