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Cultura

Addio conflitto generazionale. La controrivoluzione vede al centro il figlio Telemaco

Sono finiti i valori del ’68? Sembrerebbe di si, di sicuro tale principio vale per il rapporto tra genitori e figli. Ad analizzare questo fenomeno controrivoluzionario d’oggi ci ha pensato lo psicanalista Massimo Recalcati nel libro  Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre (Feltrinelli, 2013).
Recalcati narra con maestria le vicende postfreudiane della disciplina, ricordando come Freud avesse teorizzato due grandi protagonisti del teatro della psicanalisi, Edipo e Narciso, rappresentanti di due modi possibili di essere figli. Edipo è il figlio che entra in conflitto con il padre, che lo vive come un ostacolo alla realizzazione dei propri desideri e che conosce solo la dimensione dell’antagonismo mortale; è la figura che ha dominato le due grandi contestazioni della storia recente, del 1968 e del 1977, caratterizzate da uno scontro tra padri e figli. Narciso è invece il figlio dello specchio, del comfort, innamorato di sé, che ha caratterizzato gli ultimi decenni della vita civile: Narciso non conosce la differenza tra genitori e figli perché i suoi genitori si comportano come lui, e così non permettono al figlio di conoscere la dimensione del conflitto.
Massimo Recalcati propone nel suo libro un terzo protagonista del teatro psicanalitico: Telemaco, il figlio giusto, protagonista assieme al padre e alla madre dell’Odissea. Per Telemaco il padre non è ostacolo ma possibilità: passa le sue giornate a scrutare il mare, l’orizzonte, aspettando che Ulisse riporti l’ordine sull’isola devastata dai Proci. Il tempo presente, afferma Recalcati, è proprio quello della devastazione, del buio portato dai Proci assieme al loro godimento che non rispetta la legge sacra dell’ospitalità – e per questo provoca la spietata vendetta di Ulisse.
Oggi, come nella leggenda, Telemaco aspetta che il padre faccia giustizia e faccia rispettare la legge: quest’ultima non figura più come elemento che contrasta il desiderio, come è accaduto dagli anni Sessanta agli anni Duemila, ma diventa opportunità per rendere nuovamente vivo il desiderio.
Dall’analisi dello psicanalista emerge che quella odierna somiglia ad una sorta di controrivoluzione sessantottina: i figli di oggi ripudiano le idee di libertà conquistate dai loro nonni, e il narcisismo dilagante dei loro genitori, puntando le proprie preferenze sul rimpianto per la figura del padre. Quella figura tanto odiata dai primi due personaggi è per il figlio-Telemaco la massima aspirazione, un supereroe che riporta l’ordine nel caos.
Si va così a sgretolare la sessantottina muraglia di irrefrenabile libertà, e con i calcinacci si punta a ricostruire ciò che era stato distrutto, usando come malta il cerone dei narcisisti. Un muro simbolico che vuole contenere la ribellione senza regole né valori, che punta a riconsegnare ad ognuno il proprio posto nel mondo – i padri facciano i padri, i figli facciano i figli.
Un modello che, associato alla figura di Ulisse, ricorda anche la bellezza di una moglie fedele, un marito che va via di casa per il futuro della propria famiglia (come succede a tanti padri italiani), un figlio che lo cerca e lo attende col sorriso. Un’idea di amore familiare da ritrovare, oggi più che mai.
 
Silvia Vazzana