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Il metodo che usano i media quando sono a corto di notizie

Molto spesso i media cavalcano l’onda di un fenomeno. Questo fenomeno, di grandi dimensioni, può essere di qualsiasi natura: atmosferico, sociale, culturale, sportivo. Quando si è in carenza di notizie, o di lettori, il giornale inizia una linea editoriale che predilige piccole notizie sempre inerenti a tale fenomeno. Per esempio, avvenuto un terremoto di imponenti dimensioni, i media tendono per le settimane successive a riportare notizie su piccoli terremoti di qualsiasi area, che in altri contesti non sarebbero mai state menzionate. Il lettore viene attirato perché in quel periodo è il terremoto che fa notizia. Dove sia stato non importa, l’importante è che si tratti di un terremoto.
È molto facile agganciarsi ad un grande evento, sfruttandone l’eco per fare notizie appetibili. È ancora più semplice in ambito sportivo. Una squadra ha avuto un successo molto significato (vittoria di un trofeo, competizione), e su tale avvenimento ci si agganciano notizie a raffica che fanno sognare i lettori-tifosi su improbabili nuovi acquisti, o su immaginarie vittorie di altre competizioni.
I fenomeni citati sono a breve termine. Ne esistono altri a lungo termine. Fra quelli a lungo termine si prediligono i fattori sociali. Parlare del razzismo ora che Salvini è ministro degli Interni, fa scalpore. Da quando al governo c’era il PD gli episodi a sfondo razziale sono rimasti invariati. Adesso però fa notizia. L’opinione pubblica può cimentarsi in un elogio o in un dissenso contro Salvini. Questi articoli vengono promossi apposta perché sono i più letti dal pubblico. È proprio così che si sfrutta un fenomeno, in questo caso la salita al potere di un leghista.
Questi grandi fenomeni, soprattutto politici, sono il pane quotidiano dei giornalisti. Le notizie che seguono tale evento vengono spesso sfruttate per acquistare notorietà.
Il giornalista, soprattutto se scrive per grandi testate, ha un potere molto forte sule masse. Può far credere che le sue parole siano la verità assoluta. I fenomeni che si sentono o si vedono in giro hanno un significato diverso che i lettori non riescono a cogliere, ma lui invece afferra appieno. È pericoloso cavalcare l’onda di un fenomeno, aggiungendo carrellate di articoli indirizzando il lettore verso un’opinione piuttosto che un’altra. Non bisogna dimenticare che il giornalista è colui che riceve le informazioni. Queste informazioni devono attraversare il filtro della sua mente, della sua coscienza, del suo schieramento politico; oltre al filtro del capo redattore di turno, che a sua volta può influenzare.
Bisogna diffondere le notizie, ma senza falsità con inutili e vuoti scoop, manipolando il lettore a fini commerciali o, peggio, politici. Cercare la verità e l’onestà che appaga sempre sia il giornalista che il lettore. I contenuti sensazionalistici non portano automaticamente al successo.

Edoardo Vicomanni

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