È diventato da poco membro del Consiglio d’amministrazione dell’Università degli Studi di Trento, ma Paolo Becchi, professore ordinario di Filosofia del diritto nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Genova, ha le idee chiare anche su temi come il Festival dell’Economia, tanto da averne già illustrato nella giornata di ieri alcuni punti a membri della Giunta tra cui l’Assessore alla cultura Mirko Bisesti. L’ambizione sarebbe quella di puntare a nomi illustri per lanciare ancor di più su scala internazionale il Festival, puntando a un evento aperto, a quello che definisce lui un “pluriversum di idee”. Paolo Becchi è stato soprattutto l’ideologo – così come definito dai giornalisti – del M5S, ma soprattutto l’introduttore nel dibattito politico del concetto di “sovranismo”, dettagliandone contenuti e finalità. Con Alberto Bagnai e Claudio Borghi è stato in Italia tra i primi critici dell’euro. Molteplici le sue pubblicazioni accademiche e divulgative. I suoi interventi di natura politica sono raccolti in questo blog. Qui di seguito l’intervista che ci ha gentilmente concesso.
Si parla di crisi del MoVimento 5 Stelle. Ci può aiutare a capirla meglio partendo dalle origini?
Dobbiamo premettere innanzitutto che Casaleggio, l’ideatore e fondatore del M5S, si poneva come obiettivo qualcosa che andasse aldilà del sistema democratico rappresentativo così come lo conosciamo. Non tanto per superarlo definitivamente, ma per implementarlo con altre forme di democrazia. Soprattutto con la democrazia diretta. Lui era convinto che è in un’epoca digitale come la nostra, un’epoca in cui Internet rappresenta una innovazione e potessero – diciamo così con questo rapporto diretto con lo stato – partecipare anche alla vita pubblica sempre attraverso lo strumento dei referendum. Qui c’era dietro l’ispirazione della democrazia diretta rispetto a quella rappresentativa e della critica dei partiti che nasceva in realtà sul solco della critica dei che era stata per primo sostenuta da Adriano Olivetti. Queste sono le fonti del MoVimento 5 Stelle. Gianroberto Casaleggio conosce grillo e lanciano insieme questo movimento. Movimento di rottura, movimento radicale, movimento che si inserisce in una situazione in cui in Italia dominava la Casta. Casta intesa non dei parlamentari, ma dei politici, dei politicanti che impediscono ai cittadini di fare politica attiva. Partendo da questo concetto, che non è antipolitico perché paradossalmente ha come scopo quello di riportare i cittadini alla politica, Casaleggio costruisce questo movimento geniale e lo Tsunami tour che per un soffio non ha portato il MoVimento a vincere le elezioni nel 2013. Ci fu subito da parte della sinistra un tentativo di inglobare con Bersani, ma allora allora c’era Grillo che dettava le regole. Allora le regole venivano dettate da Casaleggio e quindi rottura con Pd e sappiamo tutto quello che è successo a 2013. Hanno dovuto fare un colpo di stato, hanno dovuto rimettere Napolitano. Tutta la deriva istituzionale che abbiamo avuto nel nostro paese nascono dal fatto che allora Casaleggio decise che un alleanza con il PD non la si doveva fare.
Nei fatti quindi a oggi vi è un allontanamento dalle idee di Casaleggio?
A oggi c’è stato un allontanamento. Oggi è la morte di quel movimento perché oggi abbiamo esattamente l’alleanza dirittura di governo con il PD e tutto quello che Casaleggio aveva costruito, Grillo lo ha praticamente distrutto. Chi ha cercato fino all’ultimo di fermare questo fenomeno – ecco perché io lo difendo – è stato in realtà Di Maio.
Di Maio?
Di Maio, quello che oggi viene criticato da tutti, è quello che ha meno colpe. È quello che ha cercato di frenare questo progetto di – sostanzialmente – regalare il MoVimento 5 Stelle al PD. Purtroppo è stato ostacolato e messo da parte. Doveva continuare a fare il parafulmine per Grillo fino al congresso che ci sarà in primavera. Lui si è rotto, perché sapeva bene del risultato in Emilia Romagna, e ha dato le dimissioni due giorni prima.
Ha fatto bene o ha fatto male?
In fin dei conti si è anche difeso. Cosa doveva fare? Fare il parafulmine per tutte le cose che non andavano bene nel MoVimento 5 Stelle? La responsabilità della crisi e della fine del M5S è di Beppe Grillo. Gianroberto Casaleggio lo ha fondato, l’altro se ne è liberato quando l’estate scorsa– dobbiamo pur dirlo – c’è stato un errore politico di Matteo Salvini, ovvero di chiedere le elezioni anticipate dopo il risultato favorevole delle elezioni europee. Di Maio si è così trovato in grossissime difficoltà. I due – Di Maio e Salvini – hanno cercato – come ho spiegato nel mio libro – di ricostruire il rapporto, ma forze esterne troppo grandi e potenti si sono mosse contro questo tentativo.
Noi dobbiamo dimenticarci che mettere insieme – dopo le elezioni del 2018 – le due forze che avevano vinto le elezioni, da una parte al Nord la Lega, dall’altra – al Sud – il M5S, è stato il più grande segno di democrazia dal Risorgimento, perché per la prima volta Nord e Sud si incontravano e governavano assieme. Ebbene questo esperimento purtroppo non poteva durare, l’hanno massacrato. Tutti d’accordo per cercare di eliminarlo e da un’ingenuità di Salvini ne hanno approfittato. Da una grandissima opportunità il tutto è finito miseramente. Ora ci troviamo in uno stato di democrazia sospesa o di ladri come dico nel libro dove governano un partito allo sbando assieme a un partito – il Partito Democratico – che ha perso le elezioni. Chiamatela democrazia questa…
In questi ultimi mesi si è sentito parlare molto delle sardine, determinanti per la vittoria di Bonaccini in Emilia, ma che ora dicono di volersi consolidare anche in altre realtà. Come lo vede questo fenomeno?
Non so se questo movimento si espanderà o meno. È stato necessario e utile per contrastare il successo che nelle piazze riscontrava Salvini. C’era bisogno di qualcuno che andasse nelle piazze al posto della sinistra. Nei fatti è un movimento finto perché che senso ha che ci sia un movimento che dica vogliamo l’Unione europea, noi vogliamo più migranti, noi vogliamo l’Euro, meglio di così non possiamo stare. Cosa vogliono allora cambiare? Niente. È un movimento che ha raggiunto il suo scopo. Mentre Salvini occupava tutte le piazze dei singoli comuni dell’Emilia-Romagna, loro occupavano Bologna e lì hanno vinto. Ha vinto il centro contro le periferie.