Home » Il Coronavirus è riuscito dove Greta ha fallito
Ambiente

Il Coronavirus è riuscito dove Greta ha fallito

Tra gli effetti del Coronavirus e delle successive restrizioni imposte dal Governo Conte, c’è anche quello di un progressivo miglioramento dell’ambiente e una riduzione dell’impatto atmosferico causato dall’uomo.

Il traffico sulle strade è infatti calato in maniera drastica, con un -20% sul suolo nazionale per quanto riguarda i veicoli leggeri. In Emilia-Romagna c’è stato addirittura un calo del 12%, nella provincia di Lodi – focolaio iniziale dell’epidemia in Italia – si è registrato un -20%, anche se il primato spetta a Piacenza con un -23%.

I dati più preoccupanti però riguardano Milano, con una diminuzione del 63% degli ingressi in Area C, ovvero la zona centrale. Sono infatti ancora attive le aree periferiche e industriali, mentre il centro è quasi completamente bloccato per via del Decreto #iorestoacasa.

Gli effetti di questi crolli drastici del traffico hanno prodotto delle importanti riduzioni di sostanze inquinanti nell’aria

Il monossido di carbonio si è dimezzato a Milano, il biossido di azoto è sceso di un terzo in quasi tutta la Lombardia, le PM10 – cosiddette “polveri sottili” – hanno visto riduzioni che vanno dal -15% di Pavia al -37,8% di Codogno, il biossido di zolfo è sceso quasi ovunque almeno del 10%.

Le scuole chiuse hanno contribuito anch’esse a un miglioramento: l’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, stima che la chiusura delle scuole e il risparmio in termine di riscaldamento abbiano contribuito a una riduzione di 78.024 tonnellate di CO2 rispetto al normale regime, con un picco di 830 tonnellate nella sola Milano.

Il crollo dei voli, con Malpensa che ha cancellato il 50% del traffico aereo e Fiumicino il 21%, ha fatto sì che si sia ridotta di 210.000 tonnellate la produzione di CO2 da parte degli aerei, portando così il computo complessivo a -428.000 tonnellate di CO2 prodotte dall’inizio dell’epidemia in Italia.

Vedere per credere

Anche le immagini che la NASA ha mostrato al mondo in riferimento alla Cina sono molto esplicative su quanto il Coronavirus abbia inciso a livello ambientale. Il diossido di azoto (NO2) è sceso da una concentrazione di oltre 500 micromole al metro quadro registrata nelle prime settimane di gennaio nell’area metropolitana di Pechino alle circa 200 registrate nella seconda metà di febbraio.

Fonte della foto: Il Corriere della Sera

Sembrano essersi così avverate naturalmente molte delle richieste di Greta Thunberg e di quella fazione di ecologisti impegnati nella lotta costante alle emissioni e agli sprechi. Se tuttavia è giusto chiedere di fare più attenzione a livello di consumo energetico, evitando magari consumi inutili, è vero che per avere un crollo sensibile si è dovuti ricorrere a misure di stato d’assedio.

La popolazione mondiale è davvero disposta a rinunciare alle proprie libertà individuali, a viaggiare, a uscire di casa, a socializzare, a godere dei beni di consumo che la società occidentale le ha fornito, in nome dell’ambiente? Si deve davvero chiudere le scuole e le aziende produttive per poter avere un miglioramento climatico? Quel che è sicuro, è che il Coronavirus ha dimostrato che diminuire le emissioni è possibile, ma a un carissimo prezzo.

Riccardo Ficara Pigini