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Politica locale

Ugo Rossi lascia il PATT. È ora per la nascita di un Blockfrei?

La notizia politica trentina del giorno non può che essere l’addio di Ugo Rossi al PATT, il Partito Autonomista Trentino Tirolese. Un addio pesantissimo, politicamente, vista la lunga militanza di Rossi tra le “Stelle alpine” – ben 22 anni, dal 1999 a oggi – e dati anche i risultati ottenuti in questo frangente.

Il PATT è infatti tornato ad avere in mano la Presidenza del Trentino dopo il mandato ad Andreotti nel 1993, ottenendo una larga maggioranza e un risultato significativo, venendo staccato di meno di 5 punti percentuali dal Partito Democratico. Un vero e proprio trionfo elettorale che si è però sfaldato nel 2018. Le pressioni da parte del Centrosinistra per cambiare la guida provinciale e la volontà di Rossi di proseguire il suo mandato hanno portato inevitabilmente alla spaccatura, che ha contribuito significativamente alla vittoria di Maurizio Fugatti e del Centrodestra.

Il divorzio tra il Centrosinistra e il PATT non ha attenuato le polemiche: Rossi è entrato in rotta di collisione anche con alcuni esponenti del partito, come Lorenzo Ossanna e Franco Panizza, che non disdegnerebbero un’alleanza – o anche solo una non-ostilità – col Centrodestra a trazione leghista. Certamente, la collocazione del PATT è un tema di discussione non indifferente, basti vedere i risultati delle scorse elezioni amministrative.

Il PATT ha corso con il Partito Democratico solo a Dro, Lavis, Rovereto e Trento, vincendo ovunque con risultati altalenanti: si passa dal 21% di Lavis al 4% di Rovereto, con un buon 15% a Dro solo il 7% nel capoluogo, pur diventando terzo partito cittadino. Nei comuni dove il PATT invece ha corso da solo o sostenuto da civiche di area è andata molto meglio: vittoria ad Ala col 51%, a Cles con quasi il 72% e a Ledro col 56%. Arrivati al ballottaggio ad Avio, perdendo 47 a 53 contro il Centrodestra uscente, determinanti in alcuni ballottaggi, come a Riva del Garda, dove il 27,94% raccolto dal PATT ha contribuito a far vincere il Centrodestra, ottenendo in cambio il ruolo di Vicesindaco per Silvia Betta e ben due assessorati, quello all’Urbanistica per Mauro Malfer – candidato sindaco degli autonomisti – e ai Lavori pubblici per Pietro Matteotti.

Insomma, il PATT Blockfrei ha ottenuto più vantaggi politici rispetto al PATT organico al Centrosinistra, pur essendo palese che l’alleanza PD-PATT sia vincente in ogni caso. Da qui le tre posizioni antitetiche tra chi vorrebbe rientrare nella famiglia del Centrosinistra, tra chi preferisce rappresentare il “Terzo Polo” scegliendo di volta in volta chi sostenere e chi invece ha in mente di collaborare con la Lega, come Ossanna, anche in virtù dell’alleanza sperimentata in Alto Adige tra la Lega e il Südtiroler Volkspartei.

Dai canali social di Rossi e del PATT non traspare nulla, finora, di questa rottura. A chiarire la posizione del partito è l’uscita del Segretario Simone Marchiori, che ufficializza la decisione di Rossi: “Sono stato informato nella giornata di ieri della sua volontà di uscire dal PATT. Ovviamente sono rimasto sorpreso e spiazzato da una decisione inaspettata, della quale non vi era alcuna avvisaglia. Pur non condividendole talvolta, rispetto le scelte personali e ritengo che il PATT stia mantenendo fede, nonostante il momento storico, alla linea uscita dal congresso e alla sua missione di rappresentare gli interessi dei trentini e dell’Autonomia“.

Lo fa – prosegue Marchiori – con l’esperienza della sua storia, con l’entusiasmo e la passione tante persone che hanno deciso, anche recentemente, di metterci la faccia, credendo in un progetto serio, credibile e riconoscibile. Si può fare di più, ma allo stesso modo la serietà, l’affidabilità e la coerenza del nostro partito siano un valore aggiunto e non una limitazione“.

Sono dispiaciuto per la decisione di Ugo Rossi – conclude il Segretario del PATT – con il quale abbiamo condiviso un lungo percorso assieme, sostenendo con entusiasmo nelle sfide di questi anni, una fra tutte le primarie del 2013. Diceva un vecchio militante del PATT recentemente scomparso che le persone vanno, ma il partito e i suoi ideali restano sempre, noi ci impegniamo su questi valori, convinti che in politica più che di qualcosa di nuovo ci sia bisogno di serietà, coerenza e affidabilità“.

Quali saranno gli sviluppi politici di questo addio ancora è presto per dirlo, sicuramente il Congresso che si terrà il prossimo ottobre dovrà delineare una strategia politica concreta. Le possibili alternative sono diverse ma tutte hanno aspetti positivi e negativi.

Rientrare nel Centrosinistra sarebbe, alla luce dei risultati di Rovereto e Trento, una scelta che consentirebbe di restare al Governo locale consolidando la vitale alleanza politica per gli esponenti nazionali del partito, anche se nel 2018 i collegi uninominali hanno segnato una disfatta per il Centrosinistra autonomista, con nessun eletto per la coalizione e la sola Emanuela Rossini per il PATT – peraltro uscita dal partito nel 2019 – nelle liste del proporzionale. Se però i risultati in percentuale devono essere come quelli di Trento e Rovereto, dimezzando il peso elettorale del partito, una riflessione in più è d’obbligo.

Mantenere un profilo Blockfrei potrebbe forse consentire al PATT di ricostruire attorno a sé un’identità Autonomista, centrista ed europeista, andando poi a scegliere chi sostenere di volta in volta nelle elezioni amministrative e diventando una stabile forza di governo regionale insieme ai “gemelli” dell’SVP. L’alleanza con i sudtirolesi si potrebbe riproporre anche in chiave nazionale, rendendo ancor più netta la propensione all’autonomismo del gruppo parlamentare delle minoranze linguistiche. L’aspetto negativo di questa opzione sta però nelle elezioni provinciali: il PATT da solo rischierebbe di rappresentare una “non scelta”, risultando troppo poco pesante per minacciare lo strapotere delle due grandi coalizioni createsi in Provincia.

La terza possibilità, invece, è l’ingresso nella coalizione di Centrodestra: numeri alla mano, una coalizione tra Lega, PATT, FdI, FI e civiche avrebbe la maggioranza assoluta dei voti e il PATT potrebbe avere in mano il mantenimento in vita della stessa Giunta, con un numero cospicuo di Consiglieri provinciali. Se Ossanna spinge in questo senso, dall’altro lato il problema si potrebbe porre dal punto di vista della coerenza politica: un partito che ha comunque sempre rappresentato il nucleo vitale del centrismo autonomista può passare con disinvoltura in una coalizione marcatamente di destra? Certo, se il Centrodestra diventasse più spiccatamente federalista le divergenze potrebbero ridursi al minimo, concentrandosi solo sulla visione dell’Unione Europea, altrimenti le tensioni diverrebbero troppe per rendere stabile l’alleanza.

In ogni caso, la scelta di Rossi risulta comunque un colpo di scena inaspettato, nonché un addio importante sulla scena politica provinciale. Resta da capire se il nuovo soggetto di Rossi possa avere la forza di danneggiare il PATT o se invece non sia Rossi quello più “in difficoltà”, senza un simbolo storico e forte alle spalle. Tutti temi, questi, che verranno affrontati al Congresso di ottobre, che si prospetta molto caldo.