Il ricordo delle lettere dal fronte era davvero lontano, quando, improvvisamente anche la generazione del XXI secolo si è imbattuta nella severa distanza imposta da eventi di causa maggiore. Chi mai si sarebbe aspettato una simile situazione? Se avessero detto alle famiglie e alle coppie che non si sarebbero potuti vedere per mesi e mesi, come sarebbero andate le cose?
È passato oramai un anno da quando l’Italia è diventata zona rossa. Un calvario per tutti i cittadini che si sono approcciati per la prima volta alla pandemia: in quei giorni di marzo è accaduto l’inimmaginabile e, a poco a poco, ci siamo abituati a vivere distanti, con le mascherine e senza l’assoluta libertà di spostarsi.
Lo spostamento, da un comune, una provincia, una regione all’altra è stato bloccato: vietato spostarsi se non per i consueti motivi di salute, lavoro e necessità, tuttavia, prima del famigerato martedì 10 marzo 2020, nessuno avrebbe mai pensato di essere impedito nel personale spostamento da un luogo di interesse ad un altro e ciò ha comportato oltre che problemi economici, anche problemi relazionali. Del primo problema si è a lungo discusso, non a torto, ma manca una riflessione sulle relazioni che si sono tenute a distanza e continuano ad essere tali: si parla non solo di fidanzati, compagni divisi, ma anche di famiglie – madri e figli, fratelli e sorelle – divise da linee regionali e comunali che sino a marzo del 2020 erano pressochè immaginarie.
È da allora che le persone con relazioni a distanza si battono per avere il diritto di incontrare la persona, come verrà identificata il 4 maggio, ”congiunta”.
Dopo un periodo di iniziale distanziamento dovuto al primo lockdown, che andava dal 10 marzo al 4 maggio, vi è stata la possibilità, per i congiunti dentro la regione, di vedersi: se durante la fase più rigida della pandemia non ricorreva la possibilità di vedersi per nessun congiunto, dal primo weekend di maggio venne introdotta la possibilità, ma coloro che vivevano fuori regione? Hanno dovuto aspettare un altro mese per potersi incontrare: il 2 giugno 2020, in concomitanza all’inizio della stagione estiva, usciva il dpcm in cui si dava la possibilità di spostamento a tutti.
Dopo un’estate vissuta senza norme restrittive, l’Italia ha preso colore e, a partire dal 6 novembre, ha imposto delle misure di contenimento molto severe per gli spostamenti (e non solo). Vi era l’impossibilità di spostamento tra zone rosse ed arancioni, mentre l’opportunità di spostarsi tra zone gialle; come se non bastasse anche durante il periodo natalizio le misure di contenimento e di spostamento si sono inasprite e sono stati solamente 3 i giorni in cui era – di fatto – data la possibilità di movimento inter e extra regione: 21, 22, 23 dicembre. C’è da ricordare che dopo le proteste social e twitter delle persone separate da linee regionali, il dpcm del 4 dicembre 2020 ha garantito alle coppie stabili la possibilità di incontrarsi, inserendo nel dpcm il concetto di abitazione, ovvero un termine che indica la casa in cui una coppia convive periodicamente durante la settimana o il mese. Ciò però non ha placato le proteste delle persone che hanno i familiari lontani, ma per loro nessuna proroga, anzi, con la scadenza del dpcm di Natale, si è reso impossibile uscire dalle regioni, anche gialle: tale blocco rimarrà di certo sino al 21 febbraio, ma dopo? Cosa ne sarà delle persone che sono impossibilitate a vedersi e a riabbracciarsi?