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Giorgia, occhio alle persone con cui balli

Di motti a riguardo ve ne sarebbero tanti ma ormai i tempi sono cambiati: Fratelli d’Italia si appresta a diventare partito di governo e Giorgia Meloni a diventare la prima Premier donna. Il grande passaggio è nell’aria e lo si vede anche in come tutto cambia, anche le figure di riferimento. Così assieme a chi per anni ha compiuto un percorso di sacrificio e di vera militanza, si sono aggiunte altre figure che accompagnano da sempre la storia dei partiti in forte ascesa.

Chi ben conosce il mondo della politica sa che tipo di figure sono: sono figure che non rendono bene la politica, ma al contempo ritengo fuori luogo criticarle perché in fin dei conti chiunque è libero di esprimere chi è. Il vero problema è piuttosto nei partiti e nei loro leader che permettono a queste figure di continuare a esserci, rovinando il bello della politica che è soprattutto fatta di militanza e quindi di sacrifici. Un problema che riguarda anche il nostro territorio del Trentino dove è iniziato un ampio dibattito all’interno di Fratelli d’Italia che è in forte ascesa nei sondaggi e che sta affrontando il nodo.

Senza citare i diretti interessati, senza voler mettere in discussione le loro storie e i loro personali coinvolgimenti perché non ne avrei né il diritto né la presunzione di giudicarli, voglio però avvertire sui rischi che una scelta non dettata dalla fedeltà e dalla militanza può comportare. E per questo basta ripercorrere gli anni recenti: abbiamo vissuto l’epopea di Renzi, passato dal 40 al 2% in 8 anni, poi quella di Di Maio e del 5 Stelle, dal 33 al 10% il partito, con il suo leader costretto a implorare dei seggi blindati per se stesso e i suoi più stretti collaboratori, fino ad arrivare a Salvini che dal 34 delle europee 2019 veleggia intorno al 15-16%, un risultato dignitoso visti i predecessori. Cosa accomuna questi tre politici molto differenti? L’essersi circondati di persone che non avevano fatto militanza e che, al primo sentore di difficoltà, non si sono fatti problemi a scaricare il leader di turno per saltare sul carro di un altro vincitore.

Anche alla luce del teatrino indegno che la controparte sta mettendo in campo, con veti e controveti di gente che fino all’altro giorno non era nemmeno lontanamente candidabile e che oggi diventa simbolo del riformismo per aggregare chiunque pur di non far vincere il Centrodestra, dovremmo prendere spunto noi stessi per fare una scelta di rafforzamento della classe dirigente pescando tra chi è sempre stato in questa metà del campo e sempre con la stessa casacca, magari persino dai movimenti giovanili, e non accettare lusinghe da qualcuno che potrebbe aver fiutato un successo elettorale non suo. Potrebbe essere una critica pretestuosa, ma questa vuole essere piuttosto una critica volta a dare per una volta il buon esempio. Deve essere scelto chi ha fatto seriamente militanza, ovvero chi era presente anche nei momenti di difficoltà perché sono proprio loro le persone che più di tutte ci credono all’idea. Sennò il tutto si riduce a una questione di immagine.

Di Raimondo Frau